Si è svolta ieri a Napoli la manifestazione “Uniti e Uguali: contro ogni autonomia differenziata” voluta da Sindaci e cittadini per ribadire il No al progetto di autonomia differenziata che ha avuto una accelerazione dalla nuova maggioranza al Governo.
Oltre 250 Sindaci insieme a tante sigle di associazioni, partiti, movimenti e sindacati, personalità della cultura e semplici cittadini si sono ritrovati a Napoli proprio il 17 marzo data in cui si festeggiava il 162esimo anniversario dell’Unità d’Italia.
“L’Autonomia differenziata è stata introdotta dalla modifica della Costituzione approvata nel 2001. Con essa, ben 23 materie, che oggi competono allo Stato, potrebbero passare completamente alle Regioni che ne fanno richiesta” si legge in un comunicato degli organizzatori.
“Si tratta di materie vitali: istruzione, sanità, lavoro, ambiente, trasporti, infrastrutture, commercio, professioni, commercio con l’estero…, e addirittura i rapporti con l’Unione Europea. Nonostante i mezzi di informazione abbiano cominciato a parlarne, pochi spiegano davvero quello che potrebbe succedere ai lavoratori e alle lavoratrici, ai/alle giovani, ai pensionati, alle famiglie. (…)
In questo processo, le Regioni del Sud sarebbero certamente le prime a pagare un prezzo drammatico. Con l’AD si prevede infatti che le Regioni “ trattengano le tasse raccolte sul proprio territorio, senza compensazioni tra le zone del Paese dove c’è più lavoro e più reddito e le altre, come invece avviene oggi.
(…) Questa storia si intreccia con quella dell’unità del Paese, con la Resistenza e la Liberazione, con la stessa creazione della Repubblica, “una e indivisibile” (art. 5 della Costituzione)” evidenzia il documento a firma Comitati “No AD”.
Il No al progetto di Autonomia differenziata è giunto non solo dagli esponenti politici del Sud ma anche da molti Sindaci del Centro Nord che hanno fatto pervenire il proprio appoggio alla manifestazione di Napoli. Tra gli altri Matteo Lepore, Sindaco di Bologna, che in un messaggio ha sottolineato: “In un paese che conosce ancora enormi divari tra nord e sud, come tra città e aree interne, il progetto di autonomia differenziata del governo non solo rischia di acuire le disuguaglianze, ma di far saltare il basilare principio di solidarietà che tiene unito un Paese. (…) Bologna conosce da vicino la realtà di chi si sposta da regioni diverse per essere curato, ma anche per cercare lavoro o per motivi di studio. Siamo una città che accoglie, che mette a disposizione degli altri le proprie eccellenze, ma allo stesso tempo non sarebbe quello che è senza il Sud e le tante energie che arricchiscono da sempre la nostra città. Credo che la solidarietà tra territori sia il tessuto connettivo sulla quale si possono creare scambi virtuosi, ma anche garantire in ogni luogo i diritti fondamentali, nel concreto, offrendo servizi di qualità accessibili a tutti.
C’è una distonia forte tra questo governo e le comunità territoriali. In questo dibattito sulle autonomia differenziata c’è un grande assente che sono le città, le istituzioni di prossimità che per prime ed in ogni caso si fanno carico dei bisogni delle persone. Città di grandi e piccole dimensioni, senza le quali non possiamo parlare di unità nazionale. Anche per questo i sindaci sono in prima linea su questa battaglia che è politica e di civiltà”.