Il Commissario alla prova del Gos

Partiamo dall’inizio: dopo il fallimento del Foggia calcio dichiarato il 9 settembre 2020, il Tribunale dispone la vendita all’asta dei beni, fra i quali tutti gli arredi, le attrezzature e i mobili presenti all’interno dello stadio Pino Zaccheria.

All’inizio, alla notizia non viene data tanta importanza. Cominciano le aste, ma vanno tutte deserte.

L’importo è ancora alto, si dice, e nessuno pare interessato ad acquistare a quei prezzi.

A dire il vero, l’attenzione è tutta concentrata su un’altra asta, molto più suggestiva: quella per il logo dei Satanelli.

I titoli sono tutti per Moser, il tifoso rossonero che fa segnare la miglior offerta per riportare a casa il simbolo storico dei rossoneri.

Nel frattempo, l’altra vendita prosegue.

È più corposa, concreta, tangibile, ma non suscita lo stesso entusiasmo dei Satanelli.

Visto che non lo faceva nessuno, ne parliamo noi il 14 marzo scorso nel corso della trasmissione La partita dei Mitici.

In quei giorni è in corso l’esperimento n° 14, con prezzo base a 10.000 euro e scadenza fissata alle ore 12:00 del 22 marzo 2022.

Ancora una volta, però, l’asta va  deserta e ne viene fissata una nuova, la n° 15, per il 12 aprile 2022 alle 10:30.  

Sarebbe stata l’ultima.

Da Messina arriva un’offerta che consente a una ditta siciliana di aggiudicarsi tutti i 302 lotti inventariati il 6 dicembre del 2020.

Fra essi, anche quelli che riportiamo in queste pagine, presenti nella sala Gos.

Senza questi strumenti non sarebbe possibile disputare gare nei campionati professionistici nello stadio di Foggia.

Una cosa seria, insomma.

Non se ne danno pensiero, però, a Palazzo di Città dove il Servizio contratti e appalti è impegnato a preparare il bando per la concessione della gestione dello Stadio: 246.000 euro per tre anni.

Nella documentazione riepilogativa pubblicata sul sito comunale merita attenzione il “Disciplinare stadio”, in particolare l’art. 7 contenente l’individuazione e la descrizione dell’immobile.
L’elenco è molto preciso e dettagliato. “Il Complesso sportivo – leggiamo nel punto che interessa al nostro discorso – è articolato nelle seguenti parti: …  n. 1 centro di gestione della sicurezza e delle emergenze (G.O.S.) posizionato al terzo livello della Tribuna Ovest;”  (pagina 5, rigo 3).

I responsabili comunali, quindi, non tengono conto dell’esito dell’asta pubblica già terminata e del contenuto oggetto della stessa.  

Il bando porta la data del 4/7/2022 e rimane privo di offerte alla scadenza prevista dell’8/8/2022.


Si arriva, a settembre.

La ditta che si è aggiudicata, indisturbata e per pochi spiccioli, quelli che erano i beni del Foggia calcio si presenta allo Zaccheria per reclamare ciò che ormai è di sua proprietà.

L’amministrazione comunale (commissariata) si agita, interviene, reclama la proprietà di alcuni beni acquistati e manutenuti dall’ente pubblico.

Il tentativo di non far perdere l’agibilità per le gare di calcio professionistico allo stadio si traduce in una richiesta alla magistratura di estrapolare parte dei lotti da quelli oggetto dell’asta.

È il 14 settembre 2022.
Sono passati 23 mesi dal sopralluogo effettuato dal CTU allo Zaccheria, il 6 novembre 2020 e 5 mesi dall’ultimo, decisivo, “esperimento” con il quale si era chiusa l’asta pubblica.

Troppo tardi.

Lo dice anche il Tribunale che, prima che finisca l’anno, respinge il ricorso dell’amministrazione a guida commissariale e dà il via libera al ritiro dei beni.

Compresa l’imprescindibile attrezzatura del Gos.

A questo punto, a pochi giorni dalla ripresa del campionato e fallito anche l’ultimo tentativo di accordo con i siciliani, il Comune prova a metterci una pezza con la Determinazione dirigenziale del 22 dicembre scorso, riacquistando per la modica cifra di 9.723,40 euro iva compresa quello che aveva già comprato anni prima.

E così, Foggia – Picerno si disputa regolarmente sabato scorso.


Questi i fatti.

Aggiungo alcune mie considerazioni e domande sulla vicenda.

Il Ctu incaricato di repertare i beni presenti nei locali ove operava il soggetto fallito ha correttamente inserito tutto ciò che ha trovato, compresa l’apparecchiatura della Sala Gos.

Non competeva a lui stabilire se quegli oggetti fossero di altri.

La rivendicazione sulla proprietà dei beni comunali inseriti nell’elenco, che era pubblico, andava fatta da parte dell’amministrazione locale prima dell’aggiudicazione dell’asta per consentire al curatore di estrapolare gli stessi.

Perché si è atteso il momento del ritiro della merce per sollevare la questione che una parte della stampa aveva già evidenziato da mesi?


Il Commissario prefettizio, dottoressa Marilisa Magno, è alla guida dell’ente locale dal 21 maggio 2021.

È stata portata a conoscenza della vendita in corso conclusasi quasi un anno più tardi?

Se sì, quando?


Qualcuno a Palazzo di città ha letto il “Disciplinare di gara e condizioni specifiche di vendita e ritiro dei beni” che al punto X del capitolo “Ritiro dei beni mobili” specifica che: – “Se poi il ritardo (si riferisce al ritiro dei beni – n.d.r.) dovesse protrarsi oltre 10 giorni dalla scadenza del termine per il ritiro dei beni aggiudicati, la vendita si intenderà automaticamente risolta e la Procedura potrà trattenere le somme versate dall’aggiudicatario inadempiente a titolo di penale risarcitoria e disporre una nuova vendita del bene aggiudicato”.
In altre parole, chi si è aggiudicato l’asta non può scegliere cosa portar via e cosa lasciare. O porta via tutto, nei termini stabiliti dal disciplinare, o deve lasciare tutto al suo posto, attrezzatura Gos compresa.
Questo non mi sembra stia accadendo allo Zaccheria e giungono notizie di prelevamenti “parziali” dei soli beni di valore e trasportabili facilmente. Se è così, si stanno violando le regole di ritiro e sarebbe auspicabile un intervento tempestivo da parte dell’ufficio comunale competente e dello stesso Commissario.  


A mio avviso, infine, sarebbe opportuno dare un segnale concreto di discontinuità rispetto al passato avviando una verifica delle responsabilità interne alla struttura comunale per stabilire chi sarebbe potuto e dovuto intervenire per tempo evitando gli attuali problemi e non lo ha fatto, con il possibile, eventuale, danno erariale.

I modelli virtuosi si devono palesare con atti concreti per marcare la differenza fra un “prima” e un “dopo”, fra una macchina amministrativa a guida “politica” e una condotta da un funzionario dello Stato, altrimenti si fa solo un vuoto e stucchevole esercizio di retorica.

(l’immagine è un frame del programma Chiaro di Luna, di Miky de Finis, trasmesso su FoggiaTv – canale 99)