Quella che stiamo vivendo in questi giorni è la seconda Pasqua in lockdown. Il vecchio adagio “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi” anche quest’anno, ahimè, è stato smentito e sicuramente gli impietosi dati di questi giorni ci obbligheranno a trascorrere ancora relegati in casa anche le prossime festività di aprile e maggio, da sempre occasione per le prime gite fuori porta. Tutta l’attenzione dei politici, dei comitati tecnico scientifici che sovraintendono alle decisioni sul come combattere il coronavirus, dei media, degli operatori economici e ovviamente di noi semplici cittadini è rivolta alla prossima estate, sperando di poterla trascorrere senza restrizioni di alcun tipo, fatte salve le buone norme di attenzione (ad esempio uso della mascherina in luoghi pubblici ed affollati) con le quali dovremo convivere sicuramente per lungo tempo.
“Per la seconda volta viviamo la Pasqua nel contesto della pandemia. L’anno scorso eravamo più scioccati, quest’anno siamo più provati. E la crisi economica è diventata pesante“, lo ha detto il Papa all’Angelus di domenica scorsa, la domenica delle Palme e non poteva trovare parole più adeguate a rappresentare lo stato d’animo che stiamo vivendo.
Siamo provati, tutti, non solo chi è stato colpito direttamente dal virus o ha perso una persona cara o si è ritrovato senza lavoro e costretto a doversi mettere in fila per ottenere un pacco alimentare per poter mettere un piatto a tavola per se e la famiglia, ma anche chi ha avuto la fortuna – grandissima fortuna, è opportuno ribadirlo – di vivere questa vicenda dovendo rinunciare a una parte comunque significativa della propria libertà. La differenza in termini di stato d’animo tra la Pasqua 2020 e quella 2021 è evidente: lo scorso anno eravamo increduli, spaventati per quello che stava accadendo, quest’anno stanchi e arrabbiati.
Lo scenario è cambiato da quando, a inizio anno, abbiamo il vaccino, anzi i vaccini visto che le aziende farmaceutiche si sono premurate di brevettare ognuna il proprio – pecunia regina mundi – e quindi finalmente abbiamo in mano l’arma vincente per combattere e debellare l’infido nemico. Ogni ritardo in questa battaglia è quindi ascrivibile a chi organizza e gestisce la campagna vaccinale. Con l’arrivo del Governo Draghi abbiamo assistito al cambio del Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, al posto di Domenico Arcuri è stato scelto il generale dalle tante mostrine Francesco Paolo Figliuolo, ma il cambio di passo nel numero dei vaccini inoculati e nella organizzazione della macchina operativa che gestisce il servizio, non è ancora avvenuto. La campagna vaccinale prosegue tra mille difficoltà e inefficienze, anziani e malati non vaccinati, categorie o meglio corporazioni che sono riuscite a farsi vaccinare subito sulla base di non si sa quale principio di necessità, siti web per le prenotazioni in tilt, regioni fino a ieri ritenute le più efficienti del Paese che mostrano tutte le loro inadeguatezze.
Non siamo più disposti ad accettare ulteriori ritardi, ora che abbiamo il vaccino e le prossime settimane saranno il vero banco di prova per Governo e Regioni.
Attendiamo ancora fiduciosi e l’augurio che voglio rivolgervi di cuore è che aprendo l’uovo di Pasqua anziché le solite chincagliere di poco valore ognuno possa trovare la sorpresa più attesa e ambita: un biglietto, un semplice pezzetto di carta arrotolata, con la data, certa e non rimandabile, del proprio appuntamento vaccinale. Serena Pasqua a tutti.
Maurizio Scillitani