Sembra un’era geologica fa, ma soltanto tre anni addietro, proprio nel giorno di Pasquetta, il Foggia di Stroppa (era il 2 aprile del 2018) affrontava, nel recupero della 29a giornata di serie B, la capolista Empoli allo Zaccheria (bei tempi, verrebbe da dire). Andando contro la logica, ma soprattutto contro tutte le nostre suppliche, la Lega allora decise di far passare davanti al prato dello stadio l’ora di pranzo tradizionalmente dedicata dai tifosi rossoneri (e non solo) alla gita fuori porta per antonomasia, un qualcosa a cui un foggiano – dalla notte dei tempi – non ha mai rinunciato nella sua vita terrena, salvo impedimenti davvero insormontabili.
E fu così – obtorto collo – che in più di diecimila, rinunciando alla frittata di pasta o all’agnello alla brace sulle graticole da picnic (o posticipando il pranzo al pomeriggio inoltrato), proprio a mezzogiorno in punto e sotto un sole quasi estivo, ci ritrovammo assiepati in gradinata ad incoraggiare i ragazzi di “Giuanin” entrare in campo per il riscaldamento con l’immancabile accompagnamento sonoro di “There must be love”, sparato a tutto volume dagli altoparlanti della tribuna e cantato a squarciagola da tutti gli astanti.
Fra tutti ci si guardava in giro increduli. Qualcuno si domandava pensoso: “Ma è mai successo che si giocasse il lunedì Santo una partita di campionato?” No, non era mai successo prima, almeno a Foggia e a mia memoria. Le uniche partite che ricordavo in occasione della Pasquetta erano quelle giocate prima di “sdarsi” ai torcinelli e alle costolette di maiale alla brace fra “scapoli e ammogliati” sui prati o i piazzali dell’Incoronata, o sulle spiagge ancora troppo ventilate e ancora fredde del Gargano. Partite non meno aguerrite di quelle di campionato, sia chiaro, ma dai contenuti tecnico-tattici decisamente inferiori.
Eppure quel giorno la tradizione fu infranta e il Foggia si apprestò ad affrontare la regina del campionato dopo la vittoria contro la Pro Vercelli, nel tentativo di spiccare autoritariamente il volo in un’insperata (almeno dopo un disastroso girone d’andata) posizione Play Off di rilievo. Purtroppo l’Empoli l’avremmo dovuto affrontare qualche settimana prima, quando eravamo davvero in un crescendo straordinario di forma e risultati, ma l’improvvisa morte di Davide Astori, capitano della Fiorentina, aveva fermato giustamente tutti i campionati e così la sfida “al vertice” fummo costretti a giocarla in ben altre condizioni.
Mentre qualcuno la “fornacella” la portò davvero in gradinata, la sfida ebbe inizio e dopo un primo quarto d’ora equilibrato gli uomini di Andreazzoli ingranarono la quinta e con un terribile forcing di dieci minuti passarono meritatamente in vantaggio con Zajc, nello scoramento e fra la delusione generale.
Nell’intervallo c’è chi prendeva il sole adagiato sui gradoni, per rimediare alla gita persa o ritardata, chi invece, presagendo la sconfitta finale, si rammaricava di non aver accompagnato zii e parenti sulle vie dell’Appennino Dauno.
Che avesse ragione chi si rammaricava si capì subito dopo l’inizio della seconda frazione di gioco quando, sulla fascia destra, l’ennesimo liscio plateale di Martinelli spalancò le porte del successo a un incredulo Rodriguez che superò Guarna per la seconda volta. In tanti avevano mandato i congiunti e gli amici in avanscoperta, lasciando l’attrezzatura per la scampagnata in macchina pronti a scappare via al triplice fischio e così, al terzo gol di Caputo per il definitivo 0-3, lo Zaccheria cominciò a vuotarsi in tutta fretta tanto da essere già praticamente deserto quando Agnelli e compagni imboccarono mesti la via degli spogliatoi dopo avere salutato le curve.
Probabilmente il sogno Play Off quell’anno finì proprio quel giorno, insieme al pareggio casalingo nel derby e alle sconfitte di Cittadella e Venezia. Ma mai avremmo immaginato che di Pasquette “limitate” ne avremmo vissute altre, solo due anni più tardi, addirittura reclusi forzosamente in casa con gli agenti di PS e i carabinieri fuori in ronda a controllarci.
La pandemia e la crisi da covid sembrava lontana nel tempo e nello spazio, imprevedibile persino per la più fervida e fantasiosa penna di uno scrittore di fantascienza. La realtà troppo spesso non solo ci sorprende, ma supera di gran lunga l’immaginazione.
Anche il Foggia in serie D, allora, ci sarebbe sembrato un terribile incubo, eppure è stato tutto vero, come vera è stata la nostra parziale e subitanea rinascita in serie C. Auguriamoci tutti che presto anche questa pandemia torni ad essere solo un drammatico e brutto ricordo, almeno “I hope so”, come direbbero gli anglosassoni.
Buona Pasquetta a tutti.