Bye Bye 2020

Il nuovo anno, non può che iniziare con la classica carrellata di riflessioni sul 2020 appena trascorso.

Facile, molto facile è individuare ciò che di negativo è capitato in questo anno che sarà ricordato, senza  timore di smentita, per essere stato tra i più tristi e negativi, per il mondo intero, dal secondo dopoguerra in poi poiché per tutti  i suoi trecentosessantasei giorni abbiamo dovuto convivere con il Covid-19 contabilizzando, in una sorta di triste litania giornaliera, la lunga scia di infetti e morti che ha provocato. Abbiamo imparato il significato di frasi e parole italiane e straniere che non rientravano tra quelle normalmente utilizzate nel linguaggio di tutti i giorni come ad esempio pandemia, paziente zero, tampone, distanziamento sociale, lockdown, coprifuoco, ristoro,  immunità di gregge, curva di contagio, smart working etc. e non possiamo certo essere compiaciuti per questa inaspettata ricchezza linguistica.

Anche se l’attenzione mediatica durante tutto l’anno si è concentrata prevalentemente sulla pandemia, questo non deve farci dimenticare che comunque il 2020 ha visto svolgersi le (ormai) consuete numerose guerre combattute in qua e là per il mondo, gli immancabili atti terroristici, gli inarrestabili flussi di migranti molti (drammaticamente troppi) annegati nel Mediterraneo, gli sconvolgimenti climatici, i disastri ambientali, i femminicidi etc.

Anno bisesto, anno funesto e mai come in questo caso bisogna riconoscere che la saggezza popolare spesso c’azzecca. Potremmo chiudere qui questo articolo perché di avvenimenti positivi questo 2020 ce ne ha oggettivamente regalati pochi e non tali da poter controbilanciare tutto quello che di negativo è accaduto.

Ad esempio la sconfitta elettorale di Trump potrebbe essere annoverata come favorevole anche per le sue implicazioni di portata internazionale, ma comprendo che si tratta di un parere personale e il giudizio rimane ancora sospeso, in attesa della controprova che soltanto la futura azione politica del neoeletto Biden potrà fornirci.

A ben vedere gli avvenimenti positivi in questo anno forse non sono clamorosi al pari della pandemia, piuttosto potrebbero celarsi in piccole situazioni che ci hanno comunque regalato una emozione o una speranza. Ricorderemo ad esempio l’impegno profuso dagli operatori sanitari nell’affrontare questo nemico invisibile, la commozione degli applausi e dei canti che sono rimbalzati di balcone in balcone nei giorni di lockdown, la recente scoperta di due giovani scienziate ungheresi che hanno annunciato di avere predisposto un cocktail di batteri in grado di biodegradare ogni tipo di plastica in poche settimane o la bella storia che ha visto l’intera comunità della Locride prodigarsi come solo il Sud sa fare, – scusate questa esternazione di parte, ma mi nasce dal cuore! – nella raccolta di beni di prima necessità e alla fine si conteranno ben 5 camion colmi di cibo, coperte, vestiti e giocattoli donati ai 100 immigrati sbarcati lo scorso 20 dicembre sulle coste calabresi.

Scendendo poi ad un livello ancora più personale, quest’anno a me ha regalato la soddisfazione della maturità liceale conseguita da mia figlia Elena, i buoni risultati universitari di Edoardo, di aver avuto pubblicato il mio libro Tra i gradoni e il cielo, questa inaspettata rubrica settimanale e di aver potuto parlare di calcio e del mio Foggia, nell’anno del centenario e del ritorno in serie C, nella trasmissione La partita dei Mitici. Piccole gratificazioni che comunque rimarranno legate indissolubilmente al 2020.

Sono sicuro che sarà cosi anche per ciascuno di voi. Basta fare mente locale e qualcosa di positivo affiora nei ricordi degli avvenimenti che ci sono capitati in questo lungo anno. Dobbiamo capitalizzare quel patrimonio di piccole cose e gesti che spesso, senza accorgercene, ci facciamo scorrere addosso.

Può essere questo l’unico vero insegnamento che questo anno, comunque funesto, può lasciarci.

Bye Bye 2020, anzi addio senza troppi rimpianti.