Quando questa mattina ho saputo che si sarebbero svolti nel primo pomeriggio, a Viareggio, i funerali di Tarcisio Burgnich, ho voluto esserci. E’ stato allenatore del Foggia in serie B nelle stagioni 1995/96 quando subentrò a Delio Rossi e riuscì a portare la squadra a una insperata salvezza, e nel campionato successivo 96/97.
Il ricordo che ho di Tarcisio Burgnich a guida della nostra squadra va un po’ oltre la semplice cronaca calcistica che ci racconta di un allenatore professionale e corretto con tutti, giocatori e intero ambiente. Nel 1997 infatti nacque mio figlio Edoardo e nelle telefonate a Foggia con amici e parenti, urlavo scherzosamente di informare Burgnich che finalmente il futuro attaccante rossonero era nato e se avesse voluto provarlo in squadra, poteva convocarlo fin da subito. La sera, quando cullavo Edo per farlo addormentavo recitavo, come in una filastrocca, la formazione del Foggia di quell’anno e quando concludevo l’elenco con il nome di Burgnich, che pronunciavo trascinando quel ch finale con un sibilo prolungato, sulla faccina del bambino si accendeva un sorriso. Piccole cose, certo, ma che ti rimangono comunque nel cuore e giustificano i 20 km che ho percorso per raggiungere Viareggio e quel fiore con il fiocco rossonero, tra i tanti colori neroazzurri , che ho voluto appoggiare sulla bara a nome dei tanti tifosi del Foggia che in questi giorni hanno speso sui social parole di apprezzamento per Tarcisio Burgnich.
Tanti erano i campioni presenti alla funzione religiosa. Di alcuni ho raccolto il ricordo.
Eugenio Fascetti, particolarmente provato, ha voluto ricordarlo con poche parole pronunciate a fatica per l’emozione del momento “abbiamo giocato insieme nella Juventus nella stagione 1960/61 e ci siamo ritrovati a frequentare insieme il corso di Coverciano. Una persona fantastica sotto ogni punto di vista”.
Marcello Lippi, anche lui viareggino come Fascetti e Burgnich che pur essendo nato in Friuli ha vissuto lungamente in Versilia, “quando si parla di questi campioni i ricordi sono sempre fantastici, Più che il campione, e lui è stato un grande, voglio ricordare le qualità dell’uomo. Ci siamo conosciuti sui campi di calcio, ma l’ho frequentato per tanti anni qui a Viareggio, avevamo tanti amici comuni”.
Bruno Bolchi: “Con Tarcisio ci siamo conosciuti che eravamo ragazzi, siamo cresciuti insieme calcisticamente, con Corso, Guarnieri, con Picchi. Ci si ritrova in queste situazioni strazianti, sempre più in pochi. E’ un pezzo della nostra vita che viene a mancare. Innanzitutto è stato un grande uomo per chi come me ha avuto la fortuna di conoscerlo bene, poi il grande campione che tutti abbiamo imparato ad apprezzare”.
Giancarlo De Sisti, con la voce incrinata per l’emozione: “Tante partite giocate insieme, un amico che si travestiva da giocatore, un animo buono, uno di quelli con cui ti rapporti come fosse un fratello. Sono venuto a rendergli omaggio per la persona che era, come calciatore è stato un grande interprete del calcio del nostro tempo”.
Un ultimo lungo applauso ha accompagnato l’uscita del feretro dalla chiesa e commovente il prolungato abbraccio di Massimo Moratti con la vedova.
Grazie Tarcisio per la bella persona che sei stata, per il calciatore forte e roccioso, per l’allenatore competente e capace.