Violenza di genere e lavoro, il Welfare Puglia stanzia 500mila euro in favore delle donne

Presentate questa mattina in conferenza stampa, presso la sede della Regione Puglia,  le azioni regionali per l’autonomia e l’indipendenza delle donne che hanno subìto violenza, diffusi anche i dati del monitoraggio degli accessi ai Centri Anti Violenza e alle Case Rifugio nel 2021. All’incontro, presieduto da Emiliano ha preso parte l’assessora al Welfare Rosa Barone, la Direttrice del Dipartimento regionale al Welfare, Valentina Romano, e le referenti dell’area antiviolenza e dell’area  Pari Opportunità dell’assessorato al Welfare, Giulia Sannolla e Tiziana Corti.

I dati

Nel 2021 sono stati 2276 i nuovi accessi  ai CAV (Centri Anti Violenza), un dato più alto rispetto ai 2059 accessi del 2019.  Le donne sono di nazionalità italiana per l’88% dei casi e il 72% ha figli. Il 66,5% si rivolge spontaneamente ai CAV Fra gli autori delle violenze figurano prevalentemente il partner e l’ex partner, che rappresentano complessivamente l’81,9% dei casi. Le donne più “esposte” alla violenza sono le coniugate e conviventi (46,5%), seguono le donne nubili (28,6%) e le donne separate/divorziate (24,9%). La violenza è trasversale alle fasce di età, ai titoli di studio, alla condizione lavorativa anche se la percentuale più alta viene registrata tra donne che hanno età compresa tra i 30 e i 49 anni (56,7%). Anche nel 2021 la violenza prevalente è stata quella psicologica (45%), seguita da quella fisica (40,1%) e dallo stalking (6,9%). Altro dato da evidenziare è la violenza economica denunciata dal 46,8% dei casi quale terza forma di violenza subita. Sul totale delle donne seguite dai centri antiviolenza, nel 2021 ha denunciato il 43,1%, contro il 52,3% del 2019. La percentuale di donne con un’occupazione stabile è ancora piuttosto bassa, attestandosi al 29,2%, a fronte del 43,6% di donne senza occupazione e del 18,5% di donne con un’occupazione precaria e, quindi, con una fonte di reddito incerta. Le donne allontanate per motivi di sicurezza e messe in protezione nelle case rifugio di primo livello sono state 114 (contro le 70 del 2019 e le 113 del 2020).  Le donne con figli rappresentano il 63,2% del totale e sono 126 i minori che hanno seguito le madri nelle case (nel 2019 erano 57, 106 nel 2020).  Nel corso del 2021, presso le 7 case operative di seconda accoglienza per i percorsi di semi autonomia, gestite dai centri antiviolenza, sono state accolte 15 donne con 13 figli. Complessivamente le risorse finanziarie destinate alla prevenzione e contrasto della violenza  sulle donne, per il  2022-23, ammontano a circa 4 milioni di euro.

Durante i lavori un commosso pensiero dedicato a tutte le donne ucraine, che arrivano in Puglia, con i loro figli, lasciando spesso i loro mariti coinvolti nei combattimenti.

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Voglio dedicare questa giornata alle donne ucraine” , ha dichiarato l’assessora Barone. “Oggi 8 marzo, giorno in cui si celebra la donna, è importante ricordare come la Regione Puglia, da anni sia impegnata per la parità di genere e per supportare l’autonomia e l’indipendenza delle donne. Anche nel nuovo Piano Regionale delle Politiche Sociali e nell’Agenda di Genere il tema della parità di genere è centrale, come quello della prevenzione e del contrasto alla violenza di genere e degli interventi per supportare e valorizzare le donne e i minori vittime di maltrattamenti. L’obiettivo di favorire l’empowerment e l’autonomia delle donne, sole o con i figli”.

La novità presentata è una misura per cui la Regione ha stanziato 500.000 euro, risorse destinate ai percorsi di autonomia delle donne prese in carico, per il biennio 2022/23 che vanno ad aggiungersi, con interventi flessibili e personalizzati, alla misura regionale del ReD (reddito di dignità). Le donne potranno così pagare affitti di appartamenti, utenze, corsi professionali specifici. Il target principale sarà in primis quello delle donne disoccupate o inoccupate, il cui progetto personalizzato di fuoriuscita dalla violenza preveda la riqualificazione e l’inserimento lavorativo, ma anche quello delle donne occupate il cui progetto personalizzato preveda il miglioramento della condizione economica e professionale. La modalità di gestione degli interventi, così come già sperimentato per altre misure regionali, deve essere integrata tra enti locali, centri antiviolenza, servizi per il lavoro, imprese sociali per il reinserimento lavorativo e dovrà prevedere forme di partenariato con aziende e imprese locali, preventivamente sensibilizzate.

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