Questione di carte che si hanno in mano certo, ma l’idea resta sempre la stessa: fare punteggio pieno. Lo sa bene Zdenek Zeman come lo stesso presidente Nicola Canonico. La foto che ha impazzato in questi giorni con il duo rossonero intento a giocare a carte, ha rispolverato ricordi nostalgici di un calcio di altri tempi.
Un’istantanea quasi anacronistica e ben lontana dall’immagine collettiva che continua a mostrare questo sport al giorno d’oggi. Semplici ricordi o forse no, ma al netto di qualsiasi giudizio personale, la foto in questione ha tratteggiato fin troppo bene quello che attenderà il Foggia (domenica ore 12:00) al “Nicola Ceravolo”. Una partita complicata, dove il tecnico di Praga dovrà cercare di pescare le carte giuste contro uno degli avversari principi di questo campionato: il Catanzaro.
I calabresi sono il primo ostacolo di “caratura” nello sprint finale del girone di andata rossonero . Una candidata alla vittoria del titolo, ma che fino ad oggi ha avuto non poche difficoltà sul suo cammino. Una visione più che condivisibile e suffragata da alcuni fattori lampanti. Il primo è ovviamente la classifica: sesto posto con 25 punti. Numeri ambigui che hanno trasformato (al momento) una corazzata in una delle delusioni maggiori del torneo. Una conseguenza più che logica e che di certo ha avuto un effetto nocivo sulle gare disputate dai giallorossi: secondo fattore.
Nelle ultime cinque partite di campionato sono arrivate: due sconfitte (Bari e Turris), altrettanti pareggi (Monterosi e Juve Stabia) e una sola vittoria (ACR Messina). Una serie di risultati “bugiardi” che hanno pesantemente offuscato il reale valore di questa squadra. Il ché potrebbe indurre a pensare ad una sfida meno complicata del previsto, ma così non è. Però resta un dato certo: l’inequivocabile momento di difficoltà. Una possibile arma per la ciurma rossonera, ma che di certo non ha rasserenato il quadro dirigenziale calabrese.
Uno stato delle cose che ha portato all’esonero di Antonio Calabro e all’arrivo di Vincenzo Vivarini. L’allenatore pugliese non è riuscito a dare quella continuità che aveva caratterizzato la passata stagione. I motivi di tali difficoltà non possono certo essere riconducibili solo ai numeri, ma per il Foggia poco importa. Il cambio di allenatore potrebbe rappresentare un ulteriore vantaggio da sfruttare, ma allo stesso tempo anche un pericolo. La storia ha sempre raccontato casi di “ripresa improvvisa”, generata dall’arrivo di un nuovo mister. Una sorta di scossa psicologica che i rossoneri dovranno tenere in conto, ma forse non Sdengo.
La sua forza è la fiducia nelle idee e nei suoi giocatori, indipendentemente dal stato vitale dell’avversario. Anche perché i numeri parlano chiaro: otto risultati utili consecutivi in campionato con quattro pareggi e altrettante vittorie. Dati confortanti che hanno registrato tre successi nelle ultime quattro partite. Ma soffermandoci esclusivamente sugli scontri di alta classifica, il Foggia ha raccolto un bottino di tutto rispetto: due vittorie (Monopoli e Catania), un pareggio (Bari) e due sconfitte (Turris e Palermo). Un trend altalenante, ma di certo non catastrofico. I rossoneri hanno dimostrato una crescita continua culminata con la vittoria del “Massimino”. Un successo rinvigorente seguito dal pareggio di Campobasso e dalla goleada con la Vibonese.
Allora la domanda nasce spontanea: quanto vale la sfida col Catanzaro? A differenza delle partite di vertice già giocate, questa volta il Foggia è chiamato ad un’autentica prova di maturazione. Il primo vero tentativo per un ulteriore salto di qualità che dia ancora più sostanza ai risultati ottenuti fino ad ora. Certo la partita è complicata, ma le carte a disposizione di Zeman sono diverse. L’obiettivo primario resta comunque quello di diventare una squadra: parola di Sdengo. Un compito arduo, ma che deve ineluttabilmente passare anche da sfide di questo calibro. Allora quale migliore occasione se non quella di domenica per avvicinarsi ancora un po’ al primo obiettivo stagionale. E perché no, provare anche a pescare un asso pigliatutto e tornare a casa con un bottino inatteso.