Foggia: l’abito non fa il monaco! Ma del resto…

Questo Foggia non è zemaniano. Eresia? Difficile non essere d’accordo. Sopratutto se nella logica di un ragionamento ponderato, dovessero pervenire i due protagonisti di un binomio viscerale per natura: Zdenek Zeman e i satanelli. Un paradosso certo, ma molto probabilmente uno dei pensieri più diffusi in questo momento tra il popolo rossonero.

Il motivo? Difficile individuarne soltanto uno, ma una linea guida potrebbe essere dettata dal fattore più cinico del mondo del calcio: i risultati. Le prime sei gare di campionato hanno raccontato una storia interessante: tre vittorie, due pareggi ed una sconfitta. Un bottino certamente positivo, ma caratterizzato da un andamento altalenante che ha fatto storcere il naso ai più. Una reazione inevitabile, soprattutto per il tifoso rossonero, alla costante ricerca di una continuità ancora lontana dall’essere raggiunta.

In tal senso, la partita contro il Latina è un chiaro esempio. Il rocambolesco 1-1 finale è arrivato dopo una moltitudine di situazioni controverse e ben lontane dall’essere appianate a stretto giro di posta. Dalle occasioni sciupate alle difficoltà provocate da Di Donato&Co. Nel mezzo la frenesia di un risultato da conquistare (la vittoria) e la certezza di un percorso di crescita ancora da ultimare. Allora quale potrebbe essere il vero problema di questo Foggia? Forse la risposta è sempre stata sotto il propio naso: Zdenek Zeman. Già, proprio lui. Intendiamoci, il “guaio” non è il tecnico di per sé, ma la mole emotiva che il popolo rossonero ha messo sulle proprie spalle dal momento del suo arrivo. 

Una conseguenza ineluttabile, ma che ha portato con sé la frenesia di chi ha voglia di rivivere le gioie di un passato ansioso di ritornare presente. Zeman è il Foggia e viceversa. Un qualcosa che non potrà mai cambiare, ma oggi bisognoso di una buona dose di pazienza, soprattutto davanti a quella strana imprecisione che sta caratterizzando le ultime uscite dei rossoneri. Una definizione quanto più lontana dal gioco zemaniamo, ma che permette di far luce sul reale momento della squadra di Sdengo. Bisogna aver pazienza e attendere che ogni ingranaggio incominci a girare senza troppi stridii. 

In tal senso, ora come ora per il tifoso del Foggia, il volto di questo suono poco oliato è soltanto uno: Alessio Curcio. Dopo il pareggio di Latina, il capitano è entrato ancor di più nel vortice dei dibattiti passionali e le fazioni in campo non hanno fatto altro che spingere sulle proprie ragioni. Una situazione scomoda, ma non casuale e forse anche rincuorante per un motivo ben preciso. Questa è la tipica circostanza che accumuna tutti i giocatori di una determinata categoria: quelli di talento. Atleti chiamati a sorreggere le speranze di intere tifoserie e Alessio è uno di questi. Un calciatore di fantasia, carta carbone di un disegno ancora tutto da completare: il Foggia di Zeman. Quell’espressione di gioia, qualità che ha sedotto intere generazioni di tifosi, ma che oggi sono chiamati ad avere ancora un po’ di pazienza. In attesa di qualcosa che assomigli tanto al passato.