L’Europa lo aveva detto a chiare lettere: i soldi del Recovery Plan sono stati attribuiti in gran misura all’Italia per colmare il gap esistente tra le regioni del Nord e quelle del Sud. Una sorta di ultima chance per il nostro Mezzogiorno, che da decenni è tra le aree più povere del Continente.
Buonismo europeo o lungimirante visione politico/economica?
Ovviamente la seconda, quando si parla di così tanti miliardi e peraltro elargiti da Bruxelles (con l’avallo di Berlino e Parigi) il buonismo non è certo una motivazione da prendere in considerazione. C’è invece una visione squisitamente economica per la quale solo grazie allo sviluppo del Sud Italia potrà concretamente rimettersi in moto l’economia del nostro Paese, a sua volta necessaria a far ripartire quella tedesca e del Nord Europa.
Invece come spendiamo i fondi del PNRR?
Poco al Sud e molto al Nord. Lo ha scritto a chiare lettere in prima pagina anche Repubblica, non certo un quotidiano meridionalista, che lo scorso 8 ottobre titolava in apertura “Recovery, allarme Sud”.
Insomma siamo alle solite: classe politica e burocrazie impreparate al Sud, incapacità di fare massa comune e i soldi viaggiano verso altri lidi.
Due esempi eclatanti di questa disparità nella ripartizione dei fondi del PNRR ci sono stati indicati in un documento a firma di Pasquale Cataneo, Referente territoriale del circolo Movimento 24 agosto – Equità Territoriale, Tavoliere monti Dauni di Foggia.
Asili nido e scuole materne. “La situazione di partenza racconta di un Centro-Nord dove i 2/3 dei Comuni ha già raggiunto l’obiettivo europeo di 33 posti per ogni 100 bambini residenti, mentre, nel Mezzogiorno i posti per ogni 100 bambini sono invece solo 13,5, e il servizio è garantito dal 47,6% dei comuni (meno della metà). La differenza è di 18,5 punti e si sostanzia in un esempio: a Bolzano ci sono quasi 7 posti ogni 10 bambini, a Catania e Crotone quasi 5 su 100 bambini. Una enormità. Ci aspetteremmo quindi che la maggior parte dei fondi stanziati per asili nido e scuole materne vengano destinati ai Comuni del Sud, e invece scopriamo che non è così. Come mai? Perché una parte di quei soldi non raggiungerà le aree più depresse del Mezzogiorno ma Milano, Torino o anche Belluno?”.
Il documento del M24A-ET ci spiega come è stato possibile arrivare a questo risultato. “E’ bastato inserire tra i criteri per ottenere i finanziamenti la voce “Cofinanziamento dei progetti” e i Comuni che potevano allocare proprie risorse economiche a sostegno dei progetti presentati sono saliti in graduatoria scalzando i progetti che non erano cofinanziati. In pratica i Comuni più ricchi potranno avere nuovi asili e scuole per l’infanzia, con buona pace di quelli che non possono permetterseli. E’ evidente che questa modalità di allocazione delle risorse, indipendentemente dalla distribuzione geografica dei nuovi asili (che comunque penalizza il Sud!) non rappresenta nessun criterio non solo di equità ma anche di buon senso”.
Altro esempio indicato nel documento del M24AET:
Gestione delle risorse idriche. “Il 30 settembre scorso è stato pubblicato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali il Decreto di approvazione dei progetti, ammissibili e non, relativi all’agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche (oltre 1600 mln).”
“Il risultato del bando?”, si chiede Pasquale Cataneo.
“La Sicilia ma anche la stessa Puglia pur essendo territori con particolare vocazione agroalimentare con tantissime aziende agricole e nonostante registrino ben noti fenomeni siccitosi e penuria di acqua (ed anche per l’uso potabile), non ci sono! Non solo, complessivamente nel Mezzogiorno non arriva nemmeno il 30% della somma a bando. Oltre il 10% andrà in Friuli Venezia Giulia con più di 160 mln di euro, mentre sono destinati BEN 2 mln in Puglia e 0 euro in Sicilia (sic!). Ci sono responsabilità politiche e tecniche diffuse”, evidenzia il comunicato.
Il vero nodo cruciale che si giocherà nei prossimi mesi riguarda l’allocazione dei circa 40 mila tecnici che saranno formati per dare supporto agli Enti locali per applicare le nuove e complesse procedure previste dal PNRR. Il criterio che sarà adottato per la loro attribuzione sembra essere quello della popolosità dei Comuni e pertanto anche in questo caso il Sud (34% della popolazione italiana), le aree interne e i piccoli Comuni risulteranno penalizzati.
“Continuano quindi gli atti di sperequazione, illogica e reiterata, tra Mezzogiorno e resto del Paese ed per questo che come Movimento per l’Equità territoriale (M24A-ET) riteniamo necessario ed essenziale dire basta e battersi, in Italia e in Unione europea, per l’equa ripartizione delle risorse” conclude amaramente il documento.