La Guardia Costiera di Termoli ha sorpreso un pescatore di frodo con 155 ricci di mare dinanzi all’isola di San Nicola, nell’area protetta delle Tremiti. Al pescatore è stata elevata una multa di 2.000 euro ed i ricci, che erano ancora vivi, sono stati immediatamente rigettati in mare. I ricci sarebbero stati probabilmente venduti illegalmente a ristoranti e pescherie della costa.
Il D.M. 12 gennaio 1995 disciplina la pesca del riccio di mare (Gazz. Uff. 25 gennaio 1995, n. 20) considerata specie marina in via di estinzione per la pesca indiscriminata che ne viene fatta, e quindi specie da tutelare.
La Guardia Costiera rammenta che il periodo di divieto totale di pesca professionale e sportiva del riccio di mare, così come previsto dalla legge nazionale si è concluso il 30 giugno. Nel restante periodo dell’anno a partire quindi dal 1° luglio la normativa stabilisce che la pesca del riccio di mare è consentita a pescatori subacquei professionisti e sportivi, che possono effettuarla solo in immersione e manualmente, utilizzando attrezzi da raccolta limitati all’asta a specchio e al rastrello.
Il pescatore professionista non può catturare giornalmente più di 1000 esemplari; al contrario il limite giornaliero per il pescatore sportivo è fissato in 50 ricci». Inoltre la taglia minima di cattura del riccio di mare non può essere inferiore a 7 centimetri di diametro totale compresi gli aculei.
Il Paracentotus lividus, nome scientifico dei ricci di mare è tra le specie protette perché considerata a rischio di estinzione, anche per il continuo aumento della temperatura del mare. Uno studio del 2020 condotto dall’Istituto di ricerca oceanografica e limnologica di Israele pubblicato sulla rivista Aquaculture registra che in alcune zone di Israele e Libano i ricci sarebbero già scomparsi del tutto a causa dell’aumento di ben 3 gradi centigradi della temperatura del mare in quelle zone.
La normativa in Italia prevede inoltre che la raccolta dei ricci da parte dei pescatori professionisti può avvenire dall’imbarcazione, utilizzando solo specchio, asta tradizionale “cannuga” o il coppo; se in immersione (in apnea o con autorespiratori) si possono raccogliere esclusivamente a mano o con l’ausilio di qualsiasi strumento corto atto a staccare il riccio di mare dal suo substrato. Per i pescatori sportivi o ricreativi è prevista solamente l’immersione in apnea, o la pesca dall’imbarcazione. Vietato l’utilizzo di attrezzi trainati collegati all’imbarcazione o strumenti in ferro come i rastrelli. Al pescatore professionale è fatto obbligo di compilare giornalmente e tenere a disposizione delle autorità competenti, la scheda di prelievo con indicazione delle attività svolte, della zona di pesca e delle quantità prelevate.
Anche se siamo abituati a parlare di ricci maschi e femmine, in realtà il riccio è un animale ermafrodita. Il fermo biologico (da aprile a tutto giugno) coincide con il periodo di riproduzione del riccio di mare: le uova depositate da esemplari femmina, vengono fecondate in questi due mesi nei quali i ricci si trasformano in esemplari maschi. Ciò significa che non vi è alcuna differenza tra un riccio di mare femmina e uno maschio. In genere è chiamato femmina il riccio di mare della specie Paracentrotus lividus e si riconosce per il colore degli aculei che va dal marrone scuro al viola. E’ questo il riccio di mare commestibile mentre quello con gli aculei neri e lucidi (Arbacia lixula) viene comunemente definito “riccio maschio” e non è commestibile.