Dopo il lungo stop dei rossoneri, falcidiati dal Covid, e con il rinvio delle gare di campionato ed il turno di riposo imposto dal campionato, il Foggia si sta trovando di fronte ad un avversario inaspettato ed insidioso: l’attesa.
Il focolaio Covid-19 che ha colpito i rossoneri ha messo a dura prova lo stato d’animo dell’intero ambiente.
I ragazzi di Marchionni sono stati chiamati a fare i conti con la pandemia, un brusco risveglio che ha interrotto la linea di risultati utili consecutivi ottenuti nelle ultime gare e che ha gettato i rossoneri in un baratro di incertezza e paure. Fattori che caratterizzano l’epoca che viviamo, un periodo storico diverso che ha mutato abitudini e quotidianità. Con il rinvio della sfida contro il Monopoli ed il recupero con il Palermo, i conti sono ben presto fatti: il Foggia si ritroverà in campo non prima del 14 aprile.
Due settimane lunghe e solitarie, che imporranno ai rossoneri una dura prova mentale oltre che fisica, una sfida anche interiore, contro l’unica costante di questa pandemia: l’imprevedibilità.
La preoccupazione in casa Foggia è tanta e non potrebbe essere diversamente, al netto di un timore più che giustificato per la salute dei suoi tesserati, i dubbi sul prossimo futuro sono molti e diversi.
Più di una volta, la pandemia ha mostrato i suoi effetti devastanti all’interno delle squadre, i cui primi segnali sono stati principalmente di natura fisica. Una conseguenza più che logica in uno sport, ormai incentrato quasi esclusivamente sull’intensità e la continuità. Fattori del tutto giustificabili, ma che molte volte nascondono una variabile: quella psicologica. Questo sarà il vero avversario del Foggia per le prossime due settimane. Un gruppo che ha fatto della coesione e del sacrificio le sue armi principali, fondamentali per affrontare il suo migliore e peggiore alleato: se stesso.
Marchionni lo ha ripetuto più volte durante il corso di questa stagione: “Siamo il pericolo maggiore per noi stessi.” Parole illuminanti che gettano luce sul complesso percorso di crescita, che sta portando avanti l’allenatore rossonero. Un processo evolutivo che, in questo momento, rischia di subire ingenti danni da non sottovalutare. Il mister è chiamato a svolgere un compito che va ben oltre i limiti del campo: instaurare un allenamento mentale che non vada a deteriorare i delicati meccanismi interni di un gruppo giovane ed alimentato dalle proprie sensazioni. Quelle non devono assolutamente essere surclassate dalle pesanti vangate innescate dalla tensione e da una pericolosa immobilità fisica e di classifica. Un fattore, quest’ultimo, che continua a sorridere al Calcio Foggia, nonostante lo stop al quale è costretto.
“Vivere alla giornata” sarà la regola ed è quello che l’allenatore ha sempre voluto dai suoi, è quello che i giocatori devono continuare a fare in questo periodo complicato, rinnovando il proprio impegno verso se stessi ogni giorno.
Questo è l’unico antidoto emotivo di cui dispone la squadra, solo così potremo affrontare il rush finale di stagione, un finale a cui non mancheranno insidie che, sulla carta, non sembrano però esserci. Un approccio maturo ed una prova di forza che rilancerà i satanelli verso il sogno e le emozioni dei play off.
Un obiettivo ed un desiderio che ha accompagnato i tifosi rossoneri per l’intera stagione, un sogno che non vogliono certamente abbandonare in questo momento. Allora è forse giusto, in questo momento così complicato, riconsiderare la variabile scomoda dell’imprevedibilità.
Unica forza ineluttabile di un finale di stagione ancora tutto da decidere..