Oronzo Pugliese Show, un vulcano in panchina

Oronzo Pugliese è stato l’allenatore che ha portato per la prima volta il Foggia in serie A. Arrivò a Foggia nel 1961 in serie C e divenne famoso per il suo modo originale di stare in panchina e incitare i suoi giocatori: li affiancava con grandi scatti correndo lungo la fascia laterale, quando l’area tecnica era di là da venire. Gesticolava e seguiva con passione e coinvolgimento totale le fasi delle gare e i suoi giocatori assimilarono il suo spirito battagliero. Impararono a conoscerlo anche sui campi  di serie A e per i giornalisti, fotografi  e la poca tv di allora era sempre una festa quando lo vedevano agitarsi  in panchina. Mamma Rai non si fece sfuggire l’occasione di fare un servizio su di lui quando il Foggia l’11 aprile 1965, all’undicesima giornata di ritorno,  giocò a San Siro contro il Milan capolista . I ragazzi di Pugliese erano in un’ottima posizione di centroclassifica, reduci dalla vittoria esterna  di Vicenza (1-0, gol di Nocera).

Nella gara d’andata il Milan vinse 2-1 fra mille polemiche e i veleni della stampa milanese contro Pugliese accusato di aizzare  il pubblico con il suo comportamento in panchina.  C’era comunque attesa  e curiosità per l’arrivo a San Siro della squadra  del Mago di Turi che aveva sconfitto tre mesi prima l’Inter di HH. Il Foggia sfoderò una prestazione di assoluto rilievo con una gara di contenimento con Moschioni autore di grandi parate. I Diavoli milanesi segnarono, dopo un lungo assedio,  a quattro minuti dalla fine con il peruviano Benitez. Prima di subire il gol, i rossoneri dauni fecero soffrire il Milan, sfiorando il colpo gobbo con Lazzotti che per poco non infilò il portiere Barluzzi. Per i tifosi milanisti fu una liberazione e alla fine, come da copione, beccarono l’allenatore del Foggia. Ma quel Milan-Foggia  dell’11 aprile 1965 è da ricordare in positivo soprattutto perché andò in onda sul piccolo schermo un simpatico show di don Oronzo. La Rai realizzò, infatti, un servizio per la trasmissione sportiva “Sprint”  in cui fece un ritratto indiscreto e segreto dell’allenatore del Foggia. Gli autori del servizio montarono un monologo interiore dello stratega di Turi che sul pullman che lo portavo allo stadio,  pensava a come arginare la potenza dei campioni del Milan con i suoi giocatori. Era una partita a scacchi: “Il Milan è il Milan! Per bloccare Rivera ci penserà Micheli, su Benitez metterò Lazzotti. E poi quel “maledetto” di Lodetti che corre per decine di chilometri lo farò seguire da Gambino. E Altafini chi lo marcherà? Meglio di Rinaldi non ce n’è!”. Gli autori  Rai pensarono di mettergli un microfono nel taschino e ne nascosero un altro nei pressi della panchina per registrare  il suo comportamento durante la partita. Dall’entrata in campo con i giocatori, alla stretta di mano con l’allenatore milanista Liedholm,  al momento di sedersi accanto ai dirigenti della squadra,  tutto fu ripreso dalle telecamere di mamma Rai. Don Oronzo  abbottonò la giacca, si mise comodo sulla panchina, azzerò il cronometro e si fece il segno della croce. “E che Dio ce la mandi buona!”. Nel servizio fu definito  uno stratega, un piccolo Napoleone del calcio e il mago di Turi iniziò il suo show. La Rai lo dipinse come un esuberante e pittoresco personaggio della panchina e un  grande tifoso della sua squadra. Lui diede la carica, come al solito, ai suoi ragazzi, si controllò appena appena nello slang, ma fu autentico e genuino. Si agitò in panchina, urlò come un ossesso, chiamò  i suoi giocatori per cognome (Favalli, Favaliiii) e per nome Nocera (Vittorio, Vittorioooo, Vittoriooooo…), fece il gesto di tirare, di parare,  aprì le braccia, si morse le mani, imprecò, si alzò in continuazione, si sedette nuovamente in una  girandola di stati d’animo. Un suo giocatore era a terra dopo un duro intervento dei milanisti e lui: “Addio, me l’hanno ucciso…!”.  Un attimo di pausa, un mezzo sorriso verso la telecamera fissa su lui, ma poi riprendeva e urlava: ”Dai, daiii, sei solo, vai, vaiiii, tira, tiraaa,  vedi che non ce la fanno più!…”. Quando il terzino milanista Pelagalli  tirò una punizione molto più avanti del dovuto, urlò inviperito verso l’arbitro: “Non hai visto che ha rubato tre metri?”. Al gol di Benitez, impallidì, crollò, si morse le mani, quasi svenne per la delusione. La trasmissione televisiva riscosse molto successo e aumentò la popolarità e i consensi di Pugliese e la simpatia per i Satanelli che da allora furono attesi con curiosità su ogni campo d’Italia. Quel servizio di “Sprint” rappresentò un’autentica primizia nel mondo del calcio. Il servizio su Pugliese fu definito come una nuova tecnica di riprese, degna di un agente segreto. Può definirsi di certo il primo caso televisivo con riprese fatte di nascosto, una sorta di mix tra la trasmissione “Specchio Segreto” di Nanni Loy, nata qualche mese prima e il Grande Fratello. Lo show di don Oronzo continuò nello spogliatoio. Gli chiesero perché il pubblico milanista lo avesse beccato in continuazione.  Lui, davanti a decine di microfoni e taccuini, rispose disinvolto: “Che cosa volete che vi dica. Al pubblico non stava bene lo 0-0. Quando il pesce piccolo morde il pesce grande, al grande brucia…”.