Nel nostro mestiere ci sono cose che puoi preparare per mesi, curare nel dettaglio, pianificare, ma magari alla prova dei fatti non danno i risultati sperati, non raggiungono il cuore e l’anima di chi ti ascolta o ti legge. Sei sicuro che siano buone idee, che la gente le apprezzerà, invece hai fatto un buco nell’acqua, e non sai dartene una ragione. Altre invece vengono fuori quasi per caso, inaspettate, improvvisate, messe su all’ultimo tuffo e quando ti aspetti l’inevitabile fallimento ecco che invece scopri di avere fatto centro, di aver carpito l’attenzione e la benevolenza del pubblico e ne rimani esterefatto. Ecco, con queste interviste “pazze” ai tesserati del Foggia, ai nostri beniamini, ai nostri “oggetti del desiderio”, mi è capitato proprio così.So che pochi mi crederanno ma un minuto prima di avere il DS Luca Nember disponibile per un intervista non avevo la più pallida idea di quello che avrei combinato “in diretta” sulla pagina fb di Mitico Channel e che poi avrebbe caratterizzato il mio lavoro e dato un significato ai miei giorni a Ronzone al seguito dei rossoneri. Ma facciamo un passo indietro nel racconto. Tutto comincia quando Pierluigi, un ragazzo che frequenta dietro le quinte gli ambienti del Foggia Calcio sin dai tempi di De Zerbi, mi chiede se posso accompagnarlo in Trentino a seguire il ritiro del Foggia. Sinceramente non ci avevo pensato, ed in attesa delle lunghe trasferte che mi avrebbero aspettato per questo campionato in giro per l’Italia, credevo fosse giusto concedermi un paio di mesi di pausa da stadi e affini. Macchè, una telefonata in redazione a Mitico Channel e la trasferta è bella e organizzata. L’idea è sempre la stessa: testimoniare la passione dei tifosi, le loro speranze, le opinioni di chi per questo immenso amore convince fidanzate e mogli, figli o amici a passare le ferie a Ronzone, località in Val di Non prima d’ora sconosciuta ai più. Le dirette dagli spalti in giro per l’Italia sono state il segno distintivo dell’emittente web di Biagio Porricelli nell’ultimo campionato. I tifosi, soprattutto i più lontani, hanno molto apprezzato, così mi riprometto di fare lo stesso dai gradoni accanto al centro sportivo di Ronzone, immerso tra prati e abetaie a 1.100 metri di altura. Questa volta però ho qualche freccia in più nella mia faretra. Tiziano Errichiello mi ha accreditato presso la società come redattore di Mitico Channel e di questa testata per cui, nell’occasione, potrei anche intervistare qualcuno dei protagonisti. Non faccio in tempo ad arrivare all’albergo che sono già all’impianto sportivo dove il Foggia ha cominciato l’ennesima seduta pomeridiana della preparazione.La delusione è enorme. Chissà perchè mi aspettavo famiglie e comitive di amici al seguito dei satanelli, sottovalutando che il Trentino è più in Europa che in Italia e che la distanza dalla nostra città supera gli 800 chilometri. Sulle gradinate di legno e pietra scolpita su un piccolo crinale si distribuiscono non più di una decina di persone che guardano Agnelli e compagni sudarsi le proverbiali sette camice in religioso silenzio, interrotto dagli ordini urlati e perentori di Grassadonia ai suoi uomini. Mi cascano le braccia. Di quali esodi avrei riferito? Quali testimonianze proporre? Mi sarebbe bastata una mezz’ora per esaurire il programma da lì fino alla fine del ritiro, altro che dirette. Ma ecco che succede la prima cosa che cambierà il corso e il senso della mia permanenza in quella valle. Abbasso lo sguardo sconsolato quando scorgo una faccia familiare nel piazzale accanto agli spogliatoi, accanto alla tribunetta, insieme ad un paio di telecamere. Riconosco Nicola, l’operatore di Telefoggia conosciuto nelle ospitate a KickOff e con lui Carmine Troisi, in qualità di inviato speciale, col quale avevo scambiato due chiacchiere prima di una mia comparsata televisiva quest’inverno a Foggia. Carmine mi guarda e mi fa un sorriso come fossimo vecchi amici, mi apre il cuore. In un ambiente che non avevo mai frequentato (io sono un “animale” da curva, non da sala stampa) mi sento come un elefante in cristalleria, fuori luogo. Qualcuno adesso sorriderà incredulo, ma sono profondamente timido e introverso e la mia proverbiale “faccia tosta” l’ho elaborata per poter mascherare questo limite caratteriale. Mi saluta calorosamente e mi presenta un altro giornalista al seguito della squadra per Antenna Sud. E’ Attilio Scarano, anche lui con il suo operatore.Attilio lo conosco di fama e lui conosce me per avermi visto di sfuggita sul web o letto su questo giornale, ma tra noi si crea subito un bel clima di complicità. Siamo gli unici opinionisti a Ronzone, lontanissimi dalla nostra città, questo ci unisce, evidentemente. Arriva Mario De Vivo, mio vecchio amico di scuola in gioventù, neo Team Manager del Foggia Calcio e ci dice che il DS Luca Nember è pronto per concedere interviste. Toccherà anche a me? Mario mi fà cenno di sì. Ecco, bene, e adesso che gli racconto? Non ho mai intervistato un tesserato. Tifosi quanti ne si vuole, ma tesserati mai. Naturalmente mi metto in coda, ascolto in silenzio le domande dei miei “colleghi” e finalmente arriva il mio turno. Da giornalisti navigati gli hanno chiesto praticamente tutto quello che anch’io avrei voluto sapere. Mi faccio coraggio e mi avvicino. Gli spiego chi sono e il direttore mi guarda come si guarda uno arrivato dallo spazio profondo. Chissà chi è questo, avrà pensato non avendomi mai visto prima in una sala stampa, in un dopopartita. Gli chiedo se possiamo darci del “tu”. <Devi!> mi dice sorridendo. Ed ecco la seconda cosa che cambierà il corso degli eventi accendendo nella mia mente una lampadina, quasi d’incanto. C’è empatia tra di noi, la percepisco. Allora improvviso una conversazione come due vecchi amici al bar, e qui la mia faccia tosta di cui sopra fa tutto il resto. Un secondo prima non avevo idea di cosa fare, di cosa chiedere, un secondo dopo ero un fiume in piena. Scherziamo, sorride, lo vedo finalmente rilassato. Evito accuratamente di parlare di mercato, di arrivi e partenze e lui apprezza e si scioglie ancora di più. Gli dico che ci sono tifosi da tutto il mondo che lo stanno guardando in quel preciso momento da facebook e allora ci incoraggia tutti: <Saremo protagonisti!> E’ l’unica promessa che si sente di rivolgerci. Poi il colpo di teatro. Luca Nember è un omone buono, arguto e intelligente, e come tutte le persone intelligenti sa maneggiare l’ironia. Capisce con chi ha a che fare e improvvisa un siparietto dove senza proferire alcun suono, fingendo di parlare, illude di raccontare finalmente a tutti quali saranno i colpi del mercato.Mi ride lo stomaco, so di aver fatto un colpo giornalistico ma soprattutto di aver presentato un lato diverso di Nember ai tifosi, un lato che apprezzeranno. In quel momento si disvela la mia missione a Ronzone. Una missione che prima di quelle due parole al nostro DS ignoravo totalmente. Dietro quegli uomini, dietro quegli atleti si nascondono dei ragazzi semplici, uomini e ragazzini, che ti chiedono un passaggio per raggiungere la fidanzata a Pesaro, che si dividono le spese dell’auto a noleggio per risparmiare, che hanno in fondo i nostri stessi problemi. Qualcuno è più spigliato, qualcuno più riservato e taciturno, altri sono scanzonati e divertienti, altri ancora addirittura sfacciati. In quelle vesti noi tifosi, noi massa di appassionati adoranti, non c’era dato conoscerli. Ho capito così che non avendo io le vesti del giornalista sportivo, del professionista dell’informazione, potevo “osare” andando benevolmente a dissacrare un mondo che nell’immaginario collettivo è comunque chiuso, austero, per certi versi quasi ingessato. Tutto il resto viene via con naturalezza grazie all’intuito, alla simpatia ed alla spontaneità degli stessi protagonisti che capiscono al volo e stanno al gioco. Da Agnelli a Tonucci (attore consumato), da Kragl a Floriano (di una semplicità disarmante), passando per un Grassadonia che fuori dalla severità del rettangolo di gioco sa scherzare e farsi voler bene come pochi. Mi sorprendono per la loro spontaneità e la loro naturalezza nell’affrontare interviste così fuori dalle righe. Inutile dire che la cosa che mi ha fatto più piacere, oltre ai tanti complimenti (e qualche critica) ricevuti, è stato l’avvicinare con quei brevissimi video i tifosi ai loro (nostri) beniamini dando a tutti, vicini e lontani, la possibilità di respirare l’aria di questo ritiro che, non confondiamoci, avrà avuto queste parentesi scherzose, ma rimane tra i più duri e impegnativi che abbia mai seguito negli ultimi due decenni.
Adesso dovrei parlare della partita a Cles, del deludente pareggio col Trento, del ritorno a casa mio e della comitiva rossonera che domenica comincerà la stagione agonistica senza gli squalificati Agnelli e Mazzeo, del mercato a cui mancano i nomi importanti che la piazza reclama, ma per una volta passo la mano avendo molto meglio di me i miei colleghi di redazione approfondito questi argomenti. Rimangono i ringraziamenti, Ronzone ormai è lontana e mi viene un po’ di malinconia. Ormai le levate presto la mattina, la colazione nella veranda assolata dell’albergo, le sedute di allenamento dei ragazzi sotto il sol leone, il bagno in piscina, le interviste “pazze” e la birra con amici, colleghi e tifosi al Pub Americano a tarda sera sono già ieri. Il merito maggiore spetta a Biagio Porricelli che non so con quale intuito abbia trasformato un ultracinquantenne tifoso ormai “da tribuna” in questo cronista tifoso tra i tifosi, un po’ arlecchino e un po’ pulcinella. Un grazie altrettanto grande va a Tiziano Errichiello che mi ha scoperto “redattore” e fatto partecipe di questa magnifica avventura che è ilfoggia.com, piena di entusiasmo, di amici preparati, ironici e sinceramente innamorati dei colori rossoneri. Del Foggia Calcio, di Lino Zingarelli e dell’amico Mario De Vivo ho già detto e scritto tutta la mia riconoscenza per la disponibilità e lungimiranza dimostrata, come quella del nostro Mister e del nostro magico Capitano insieme ai suoi simpaticissimi compagni di squadra (e mi rincresce non aver potuto per limiti di tempo intervistare tutti, ma ci saranno altre occasioni). Grazie anche a Pamela, una ragazza di Fondo che gestisce un centro benessere nel piccolo centro, conosciuta con gli amici per caso una sera al Boowling mentre tirava ai birilli in tacchi a spillo e che quasi per gioco ho usato per divertirmi con Cristian Agnelli prima (davvero un ragazzo d’oro) e con Gianluca Grassadonia poi. E infine un grazie a coloro che mi hanno portato e che ho incontrato a Ronzone, senza dei quali non avrei combinato niente di buono. Mi riferisco a Pierluigi Salvatore che mi ha convinto ad andare in Trentino, a Carmine Troisi e ad Attilio Scarano (e ai loro operatori) che mi hanno accolto come un vecchio amico, a Giancarlo Pugliese che mi ha fatto da apripista e dato preziosi suggerimenti, a Roberto Marzano con le sue belle fotografie e la sua battuta pronta, Piero Colangelo e le sue attente disamine tecnico/tattiche, ma soprattutto a tutti i tifosi presenti a Ronzone che non hanno mancato di tributarmi il solito (ed immeritato) affetto. Permettetemi un ultima menzione per Luciano Gallucci, brillante giornalista ed opinionista ma anche mio sincero ammiratore e per Bella Pezzoli, tifosa maremmana del Foggia (e mia compagna) senza la quale Francesco da Prato non sarebbe mai esistito. Alla prossima.
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Francesco BacchieriFrancesco Bacchieri, all’anagrafe Stellacci, laureato in architettura a Firenze, vive ed esercita la professione di architetto in Toscana ormai da 35 anni, da dove però non ha mai mancato di seguire i Satanelli in giro per l’Italia. Da oltre un anno, come Francesco da Prato, a fine partita commenta a caldo le prestazioni dei rossoneri nella rubrica "Io la vedo così... ". Archivi
Maggio 2020
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