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La nostra passione non è commissariabile

24/3/2018

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E così alle idi di Marzo, data celeberrima per le congiure di palazzo, la Magistratura milanese ha assestato l’ultima pugnalata al Foggia, travolto già da mesi da un’inchiesta su fondi neri e riciclaggio e decapitata del suo uomo simbolo, Fedele Sannella, solo oggi ai domiciliari dopo 59 giorni di carcerazione preventiva, decidendo per il commissariamento giudiziale del sodalizio di viale Ofanto, primo caso in Italia per una squadra di calcio in applicazione della legge 231 del 2001. Non ce ne vogliano il dottor Nicola Giannetti ed il suo collaboratore, avvocato Francesco Ardito, messi dal GIP Giulio Fanales alla guida amministrativa della società per almeno i prossimi sei mesi, ma questa decisione non possiamo accettarla, nel metodo e nel merito. Ieri pomeriggio la coppia di professionisti baresi ha avuto un bel daffare davanti alla platea gremita di giornalisti foggiani a buttare acqua sul fuoco, a tranquillizzare la piazza e a minimizzare il fatto, ma come tifosi ci sentiamo ancora una volta offesi dalle Istituzioni che non hanno avuto pudore nell’affidare i destini della nostra squadra del cuore a due professionisti venuti da Bari, città con la quale anche i sassi sanno che ci divide un’antichissima rivalità calcistica. Ripetiamo che non ce l’abbiamo con Giannetti ed Ardito, la cui lealtà al mandato conferitogli e la sicura professionalità non mettiamo in discussione, ma con la Procura di Milano che, dimostrando di non avere la pur minima sensibilità, ci ha voluto di fatto umiliare con una scelta così sconsiderata, ai limiti della provocazione. E non ci si venga a dire che i giudici di via Freguglia non sapessero della realtà di Foggia e del Foggia se è vero, come è vero, che nelle motivazioni che hanno portato il nostro club al commissarismento piuttosto che all’interdizione è stata espressamente citata l’importanza sociale che questa squadra riveste per la cittadinanza e per il nostro territorio dimenticato. Vedete, non si tratta di essere patetici o di fare del vittimismo, ma si tratta di constatare quale insignificante considerazione abbia agli occhi del terzo potere dello Stato la nostra città e la nostra tifoseria, la stessa che si appresta all’ennesimo e pacifico esodo a Parma, la stessa che, pressochè unica in Italia, nonostante demenziali divieti e restrizioni, stà riportando colore e passione in tutti gli stadi della cadetteria. Viene spontaneo allora domandarsi cosa sarebbe successo ove mai questi signori si fossero provati ad affidare ad un commissario di Pisa la squadra del Livorno. Nessuno si sarebbe azzardato a prendere una decisione simile perchè ne avrebbero parlato con scalpore tutti i media nazionali, le trasmissioni sportive e persino i talk show. Ma noi “siamo del Sud e siamo corti e neri”, come recitava con tagliente ironia una vecchia canzone di Renzo Arbore denunciando la strisciante discriminazione di cui la nostra gente è vittima da sempre, e con la stessa discriminazione ci hanno trattato Storari e Fanales, quasi a volerci dare un’ulteriore ed anticipata pena afflittiva, quasi come se fossimo tutti complici del reato di riciclaggio ascritto al nostro patron Fedele Sannella, un reato oltretutto ancora tutto da dimostrare. A Foggia piove sempre sul bagnato. È il destino degli ultimi. Per noi non c’è mai stata nessuna pietà, nessuna clemenza, come se non bastassero le vessazioni che ci è toccato subire sui campi da altri giudici in pantaloncini corti e fischietto. Ma potrà piovere e diluviare quanto si vuole, potranno commissariare la nostra società, la nostra squadra, potranno decidere altrove del nostro domani, ma ci sono cose che non ci possono commissariare: la nostra dignità, il nostro orgoglio, la nostra immarcescibile passione.
Sì, veniamo dal Sud e siamo corti e neri, ma siamo anche resilienti e sappiamo soffrire. Questa tempesta passerà e sapremo venirne fuori, ancora una volta, più forti di ieri.
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    Francesco Bacchieri

    Francesco Bacchieri, all’anagrafe Stellacci, laureato in architettura a Firenze, vive ed esercita la professione di architetto in Toscana ormai da 35 anni, da dove però non ha mai mancato di seguire i Satanelli in giro per l’Italia. Da oltre un anno, come Francesco da Prato, a fine partita commenta a caldo  le prestazioni dei rossoneri nella rubrica "Io la vedo così... ". 

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