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Inaudito: trasferta ammessa, ultras a casa!

16/11/2019

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Quando diciamo che il Foggia in serie D deve rimanerci il meno possibile, abbiamo le nostre buone ragioni. Faró sicuramente arrabbiare Roberto Felleca con questa affermazione, ma noi NON SIAMO IL COMO, e più di un anno in questa serie "ridicola" (per la nostra piazza, per il nostro tifo, per il nostro blasone) non possiamo rimanerci. Parliamoci francamente, parlare di corazzata Bitonto, di Bitonto come squadra da battere, già di suo sembra un incubo, uno scherzo di carnevale (con tutto il rispetto per quella realtà calcistica), e dobbiamo obtorto collo accettare questo status quo, adesso poi ci costringono anche a disertare trasferte su trasferte, a rimanere lontani dai nostri colori, anche in quelle giudicate "fattibili" dalla nostra stessa Questura che, alla buon ora, ha capito che il nostro tifo organizzato ha la maturità per andare a tifare i rossoneri ovunque, senza creare problemi, sempre che i tifosi avversari non vogliano fare gli eroi per un giorno, andando a sfidarli per poterlo poi raccontare da vecchi ai nipotini davanti al caminetto.Succede così che da Foggia parta il "via libera" per andare ad Andria domenica, e che in più di 260 ragazzi del tifo organizzato si preparino alla trasferta prenotando pullman e pullmini, come sempre (qualcuno anche da molto lontano). Parliamo di 260 tifosi, non dei tre o quattromila di Cesena o Ascoli, cittadine non molto più grandi di Andria, che con Barletta e Trani fa anche capoluogo di provincia. Eppure per "qualcuno" sono troppi da gestire, così da Andria cosa s’inventano per impedirci ancora una volta di essere al fianco dei nostri in un’altra delicatissima partita? Si limitano a 200 i foggiani ammessi allo stadio, e solo se incolonnati con Pullman da 50/60 posti. Scelta cervellotica visto che la Questura di Foggia aveva assicurato la logistica e che in anni precedenti almeno 400/500 tifosi hanno seguito il Foggia ad Andria senza che si ricordino scene da Far West. Naturalmente gli Ultras non lasceranno mai a casa 60 dei loro, 60 fratelli, dunque hanno ufficializzato la rinuncia a partire e così ad Andria guarderemo l’ennesimo settore ospiti deserto, ma se possibile con un’apprensione in più. I biglietti sono in vendita e sono stati venduti. Qualcuno, chiunque, potrebbe arrivare ad Andria con propri mezzi, magari non avendo letto quest’articolo o non sapendo cosa sia successo, e allora correrebbe due rischi. Il primo di essere daspato perchè arrivato al Degli Ulivi in auto, magari con 3/4 amici (ebbene sì, il famigerato decreto sicurezza bis puó prevedere anche questo), il secondo di trovarsi in un numero esiguo sugli spalti (prima durante e dopo la partita) esponendosi ovviamente a dei rischi.Ancora una volta una scelta discutibile delle istituzioni preposte, ancora una volta il Foggia lasciato solo in trasferta, ancora una volta una scelta di saggezza dei nostri ultras, che dimostrano sempre più saggezza e coerenza nelle loro scelte.Il tifo che ha incantato tutta Italia, invadendo in migliaia tutti gli stadi d’Italia senza mai aver creato problemi se non all’orgoglio delle curve avversarie, è costretto non solo a vedere precipitare la sua squadra in una serie dilettantistica, ma a vedersi privato persino di poter seguire il Foggia in un piccolo gruppo a soli 80 chilometri di distanza.Questa serie non ci appartiene e non ci merita.A Bitonto accadrà la stessa cosa?Ai posteri...

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Quando gli arbitri scappavano in elicottero

12/11/2019

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Come tante volte ci è capitato, domenica alla partita abbiamo vissuto l’ennesimo arbitraggio scandaloso a cui il Foggia sembra da lustri abituato a prescindere dalla categoria in cui milita. Tuttavia nessun incidente è stato registrato, e a parte le giuste rimostranze, anche gli insulti, tutto è finito dopo i novanta minuti.
Sarò fissato, ma più seguo il Foggia allo Zaccheria ed in trasferta, più mi rendo conto di quanto sia faziosa la considerazione che l’opinione pubblica (mass media in primis, ma anche autorità preposte) hanno della nostra tifoseria in generale, ed organizzata in particolare. Basti ricordare con quanta severità è stato punito l’innocuo lancio di bottigliette vuote di plastica nel secondo tempo della finale Play Off di ritorno fra il Foggia e il Pisa: 5 giornate (poi ridotte a 4) a porte chiuse, nemmeno avessimo malmenato, rinchiuso e minacciato Gattuso e compagnia negli spogliatoi.
In verità i ragazzi dei club delle curve Nord e Sud hanno negli anni subito un evoluzione generazionale che ne ha cambiato profondamente atteggiamenti e comportamenti, avendo maturato, una volta superata la diatriba fra Curva Sud e Curva Nord sulla tessera del tifoso, un modo assolutamente nuovo e contemporaneo di concepire il tifo ultrà, non negando tradizioni, folclore, cultura e passione, ma dandosi organizzazioni operative e delegando responsabili di settore che hanno permesso le famose, colorate e pacifiche invasioni in trasferta di migliaia di supporters rossoneri che mai, e dico mai, negli ultimi anni nei campionati professionistici hanno dato vita ad escandescenze o a significativi problemi di ordine pubblico, anche grazie al coordinamento e all’indirizzo che un uomo come Domenico Catàneo (ultras di prima generazione) ha saputo dare a questi esodi.
Solo in serie D, solo avendoci messo in un girone impossibile, solo dopo aver mal gestito l’organizzazione dell’ordine pubblico nelle trasferte di Brindisi e Nocera, si è tornati agli anni bui delle risse per strada, risse istigate dagli agguati vigliacchi subiti da frange violente delle tifoserie avversarie che hanno aggredito i pullman  di ragazzi che chiedevano solo di tornarsene a casa o di andare a godersi lo spettacolo di una partita di calcio allo stadio, portando tutto l’entusiasmo ed il calore di cui sono capaci.
Naturalmente qui nessuno vuole sostenere che di colpo gli ultras siano diventati dei cherubini con le ali, mi coprirei di ridicolo, anzi, è stato dimostrato che aggredirli non è mai conveniente per nessuno. Ma il dato nuovo è che nella loro cultura la provocazione e l’istigazione alla violenza per partito preso, unilaterale, provocatoria, è stata cancellata dalla loro forma mentis. Si vuole primeggiare sulle tifoserie avversarie per la qualità e la quantità del tifo, per la presenza in ogni dove al seguito della squadra, per i simboli che si portano e che rappresentano l’identità di ognuno, gruppo per gruppo, curva per curva.
E così chi ha la mia età, ma anche chi ha qualche anno di meno, non può non ricordare che allo Zaccheria di arbitri "cornuti" e prevenuti ne abbiamo visti a plotoni. Fenomeni che eccitati da uno stadio con fama di "gabbia di leoni" abbiano deciso di far carriera e farsi ammirare dal commissario di turno sfidando il terribile e temuto pubblico rossonero. Tassativi in ogni intervento, mai accondiscendenti con l’umore della folla, ma piuttosto inclini ad inimicarsela. Nomi notissimi fra i "fischietti" nazionali hanno sfidato da toreri navigati lo Zaccheria, condizionando spesso a nostro sfavore, con simili atteggiamenti, partite che cominciavano male e finivano peggio. Dal mitico Concetto Lo Bello, ai vari Lattanzi, Michelotti, Menegali, Casarin, Gussoni, Pairetto, Agnolin, Lanese e compagnia, spesso abbiamo avuto prestazioni talmente indisponenti da costringerli più di una volta a rimanere asserragliati negli spogliatoi, a fine partita, fino a notte fonda (se non proprio raggiunti o schiaffeggiati da solitari invasori di campo), a tornarsene a casa scortati da camionette di carabinieri e polizia se non proprio grazie a un elicottero eludendo la folla inferocita. Di episodi ne potrei raccontare a iosa, tante ingiustizie ha subito (e continua a subire) il Foggia dalle (ex) giacchette nere, ma ne ricorderò uno in particolare, serie B 1978/79, in occasione di un Foggia - Cagliari arbitrato dal "perfido" Michelotti di Parma, disputata il 6 giugno del 1979 e persa dal Foggia per 2-0 con un arbitraggio talmente scandaloso che Gianni Pirazzini, capitano rossonero sul campo e nel cuore,  affrontò il malcapitato a muso duro dandogli del disonesto. Ero in gradinata e successe di tutto: invasione, assedio, urla, grida: il finimondo. Ad aspettare Michelotti c’era tutta Foggia che con quel risultato si vedeva condannata alla serie C dopo decenni. Credo che l’arbitro lasciò lo stadio a notte fonda, dopo momenti di altissima tensione.
Passati gli anni, non sono diminuite le ingiustizie, anzi. Sono cambiati i nomi e i colori delle giacchette di chi dirige, ma non la loro tracotanza e la loro strafottenza. Marinelli di Tivoli, Pillitteri di Palermo e, da ieri, questo Ubaldi di Roma, sono i nuovi fenomeni che vengono a cercare gloria ed onori allo Zaccheria fischiando tutto contro i rossoneri. La differenza però è abissale, questo dobbiamo ammetterlo ed in questo il pubblico foggiano è cresciuto enormemente. Ai miei tempi il Signor (si fa per dire) Ubaldi, dopo l’indisponenza e l’incapacità con cui ha diretto Foggia - Sorrento, sarebbe ancora lì, asserragliato negli spogliatoi, in attesa di un salvifico elicottero. Mi dicono che se ne sia andato scortato dai fischi senza particolari patemi d’animo. Ecco, questo il segno dei tempi. E gli ultras? Hanno protestato, hanno cantato a squarcia gola anche dopo lo 0-2, anche dopo l’espulsione (giusta) di Campagna, anche avendo una settantina di tifosi festanti del Sorrento a due passi, ignorati, come sempre, come nel costume della nostra tifoseria organizzata che, come ha dimostrato ieri e più di ieri, vive e lascia vivere se non provocata. Così i "sorrentini" hanno potuto festeggiare ed incitare i loro beniamini in tranquillità, nonostante si siano avvantaggiati di una vittoria figlia sì di una partita sbagliata del Foggia, ma anche e soprattutto degli "aiutini" di Ubaldi di Roma. A noi a Nardò, per un errore millimetrico su un fuorigioco, i tifosi avversari hanno provato a linciare il drappello dei rappresentanti rossoneri in tribuna, salvati da una vile aggressione solo dall’intervento provvidenziale delle forze dell’ordine. Sottolineiamo allora ancora una volta questi comportamenti.
Sottolineiamo un aspetto positivo anche in una giornata ed in una partita da dimenticare. Facciamolo perché dei nostri ultras possiamo e dobbiamo andare fieri, credetemi, aldilà dei gesti di solidarietà, delle commemorazioni, del rispetto verso gli avversari dimostrato da loro ormai in tante occasioni. Ormai in curva ci vanno tutti, donne, vecchi e bambini, pacificamente. Tutti orgogliosi di cantare al loro fianco, sentendosi per un momento protagonisti pur non essendo "estremi" come loro.
Vedete, il vero valore aggiunto del calcio sono loro, sono gli ultras e non mi stancherò di ripeterlo. Sono loro che fanno la storia, perché se i tempi cambiano, se cambiano i padroni e le categorie, se i calciatori cambiano mille maglie a convenienza, quella gente ha una maglia sola addosso ed è rossonera, una maglia che non si cambia mai perché è cucita sulla pelle, è indossata sul cuore.
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Benvenuta Tiziana e il Volley femminile su Mitico Channel

1/11/2019

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Quando quest’estate, chiacchierando con il mio editore Biagio Porricelli, suggerii che per Mitico Channel era giunto il momento di "spiccare il volo", non avrei certo immaginato che in 3 mesi la nostra testata facesse un simile balzo da gigante. Nuovi servizi, nuove produzioni, uno studio televisivo, tecnologia web d’avanguardia, dirette video e audio, nuove trasmissioni sperimentali e di grande successo come "Day After" (in diretta con Tiziano Errichiello dal teatro del ConArT al Villaggio Artigiani), l’ingresso definitivo in palinsesto di "Borghetti un euro" del geniale Mattia De Martino e soprattutto le radiocronache in diretta delle partite del Foggia, con l’ingresso di Daniel Miulli (altro nuovo e ottimo acquisto di Mitico) a coadiuvare il nostro direttore con il grande Tonio Sepa alle interviste, programma seguitissimo in tutto il mondo da chi ha il Foggia nel cuore e non puòe non vuole rimanere informato sulle vicende rossonere. 
Tutto questo dopo aver fondato, solo sei mesi fa "Mitico Magazine", il "giornale" di Mitico su cui mi pregio di scrivere in esclusiva dalla sua prima uscita (e che ha la pazienza di ospitarmi) e che ha ospitato e ospita articoli di chiunque fra gli "amici di Mitico" si sia voluto cimentare nello scrivere una propria opinione o un proprio parere inerente il Foggia, ma non solo. 
E sì, perché Mitico non è e non vuole essere solo il Foggia, sia chiaro (e presto le produzioni cresceranno - le sorprese non sono finite) e soprattutto vuole coniugarsi anche al femminile. 
Per questo Mitico è anche "Un tè con Rosanna", delizioso intramezzo culturale seguitissimo sul nostro canale, condotto con grande classe e passione da Rosanna Spezzati che ci ha fatto e ci fa apprezzare e conoscere eccellenze del nostro territorio (e non solo) in una chiave diversa e confidenziale.
Così come sono interessanti e godibilissime le due trasmissioni condotte da Sabrina Vasciaveo, "Sul piatto della bilancia" e "In cucina con Cedrospeziato", che proprio in questi giorni vedono l’uscita di nuove puntate. 
Per questo abbiamo accolto nelle nostre fila con grande piacere la collaborazione di una giovanissima e preparata giornalista sportiva foggiana, la dolcissima Tiziana Cuttano, che oltre a seguire  costantemente il Foggia è stata e rimane una grande appassionata di Volley femminile e che proprio da domani 2 novembre condurrà per noi le telecronache delle partite interne delle "rossonere" dell’ ASD Foggia Volley, militante in terza serie nazionale (girone B). 
Un altro sforzo di Mitico per allargare i propri orizzonti e coinvolgere interessi sportivi sempre più ampi e diversificati a prescindere dalle "avventure" della squadra di Corda.
Che dire allora? Un grande in bocca al lupo ed un benvenuto nella nostra famiglia a Tiziana e che i miei "amici di Mitico Channel" imparino presto ad apprezzarla ed a volerle bene come merita.
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    Francesco Bacchieri

    Francesco Bacchieri, all’anagrafe Stellacci, laureato in architettura a Firenze, vive ed esercita la professione di architetto in Toscana ormai da 35 anni, da dove però non ha mai mancato di seguire i Satanelli in giro per l’Italia. Da oltre un anno, come Francesco da Prato, a fine partita commenta a caldo  le prestazioni dei rossoneri nella rubrica "Io la vedo così... ". 

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