CliccaMentre il signor Giorgino dal Tg1 nazionale (e con lui tutti gli sciacalli del giornalismo nazionale) provvedevano a buttare le solite palate di fango sul Foggia e sui suoi ultràs, mentre Questure e Prefetture provvedevano a distribuire a piene mani e senza alcuna attenuante diffide sulle nostre curve, per la maggioranza ree soltanto di essersi difese da provocazioni, attacchi verbali e materiali da parte di tifoserie avversarie, mentre dunque il nostro tifo organizzato subiva (e subisce) attacchi da tutte le parti rischiando di vedersi decimato per decenni e allontanato da quei gradoni che sono una vera e propria ragione di vita per questi straordinari ragazzi, ebbene, erano proprio tanti di quei "diffidati" - trattati alla stregua di delinquenti comuni da gran parte di un’opinione pubblica superficiale ed ignorante - che raccoglievano fondi e s’industriavano, insieme a tutti i ragazzi dei Club organizzati di Curva Nord e Curva Sud, per non far mancare il loro affetto a tutti i bambini ricoverati a San Giovanni Rotondo nel reparto pediatrico di onco-ematologia della Casa Sollievo delle Sofferenze nell’approssimarsi del giorno della "festa dei morti" (così come ai piccoli ricoverati al Riuniti di Foggia nei reparti di Chirurgia e Psichiatria pediatrica). Più di cento pregiate calze fatte e ricamate a mano (nei mitici colori del Foggia) dai "terribili" ultràs rossoneri sono state consegnate a dei bambini sfortunati ma commossi, pieni di gioia e sorpresi da un’iniziativa che ha fatto scorrere qualche lacrima in qua e in là nel reparto ospedaliero fra i partecipanti e gli increduli addetti ai lavori.
Un’iniziativa fortemente voluta da tutti i nostri ultràs, oggi rappresentati a San Giovanni da gran parte degli esponenti più attivi, ma con il cuore da tutti, ma proprio tutti i ragazzi delle curve, accolti nella struttura dal piccolo Nico (Nico-forza), un lottatore indefesso contro la sua terribile malattia, che con uno splendido sorriso ha rappresentato metaforicamente tutti i suoi piccoli e sfortunati "amici di battaglia e di lotta" facendo gli onori di casa e accogliendo con tutta la sua dolcezza e simpatia la delegazione del tifo organizzato, che ha contraccambiato con un bellissimo coro da stadio: <NICO - FORZA - UNO DI NOI!> dedicato a tutti quegli innocenti ospiti forzati del nosocomio di San Pio e che ha fatto venire i brividi a pelle a tutti i presenti nel reparto. Una cerimonia breve, semplice, ma davvero toccante e sincera. Un gesto che grida al mondo che "ultràs" a Foggia (ma non solo) non vuol dire violenza, devianza, prevaricazione, ma significa cuore, passione, fede e fratellanza in nome di una squadra che ci rappresenta aldilà di tutte le differenze, e che per Foggia e per i foggiani significa qualcosa di più, qualcosa che unisce e non divide e che va molto aldilà delle connotazioni meramente sportive. I ragazzi del nostro tifo organizzato, così tante volte oggetto di critiche prevenute, di ingiuste maldicenze, di diffidenza diffusa, non è la prima volta (e non sarà l’ultima) che si distinguono fuori e dentro lo Zaccheria per episodi di solidarietà, di cuore e di generosità, soprattutto in difesa dei più deboli, delle vittime di disastri umani e naturali, delle donne e dei bambini in particolare, spesso nel silenzio più assoluto e volutamente senza farsi facile pubblicità. Io credo allora che sia giunto il momento che un po’ tutti si rifletta su questo mondo e lo si aiuti a continuare a manifestare il suo modo di essere e di esistere nelle forme e con i cori e i colori che ci hanno deliziato per decenni andando allo Zaccheria o seguendo il Foggia in trasferta, facendo della tifoseria del Foggia un orgoglio locale e un mito nazionale. Aiutarli, anche avendone finalmente il coraggio, a modificare una legge da "regime di polizia" (la 77/2019) concepita e approvata da chi di questo popolo probabilmente non ci ha mai capito niente (o non ha mai voluto farlo). Come il pastore Martin Luther King allora anch’io "have a dream!" Anch’io ho un sogno. Vedo uno Zaccheria pieno, con le curve gremite ma eccezionalmente in silenzio, e sento da tutti gli altri settori, dalla tribuna d’onore alla gradinata, dalla panchina al campo di gioco, per una volta almeno, partire un applauso scrosciante, lungo, sincero, commosso, ed un coro assordante dedicato finalmente dallo stadio a tutta quella gente che fa del tifo una ragione di vita: < GRAZIE RAGAZZI! - GRAZIE RAGAZZI!>
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Quando dopo il triplice fischio di Andria - Foggia i nostri ragazzi si sono presi per mano e sono andati saltando ad onorare una curva vuota (quella che avrebbe dovuto ospitare i nostri tifosi), tanti di noi siamo rimasti perplessi, lì per lì sorpresi mentre salivano alti e forti i cori di scherno della tifoseria di casa che ha ritenuto ridicolo quel gesto che di ridicolo non aveva davvero niente. Il calcio ci regala spesso emozioni, talvolta ci riga il viso di lacrime dopo una sconfitta, sovente ci cambia la più nera delle giornate in uno splendente pomeriggio di sole, magari dopo un gol inatteso ed insperato al 90’. Ma tante volte ci commuove e ci insegna qualcosa che travalica il fatto sportivo e ci tocca l’anima nel profondo, ci fa chinare il capo chiusi a riflettere intimamente nella solitudine delle nostre anime, nel profondo, fino al cuore.
I nostri ragazzi prima di scendere in campo sapevano che c’era una bambina di sei anni che combatteva la sua battaglia per la vita in una sala operatoria a San Giovanni, una bambina figlia di uno di quegli ultras che quella curva avrebbero voluto riempire, ma che hanno disertato per una scelta che, come tale, va solo rispettata. Ebbene mentre quella bambina combatteva la sua battaglia in un reparto di rianimazione, nel silenzio di una curva vuota e rispettata dallo stesso tifo organizzato andriese, questi ragazzi in rossonero hanno dato l’anima in un pantano verde e sotto un diluvio incessante per portare quella vittoria a casa, per poterla festeggiare davanti a chi non era lì fisicamente, ma la cui presenza si sentiva fortissima fra quei gradoni desolati, per poterla dedicare a quella bambina ed ai suoi affranti genitori, a quel padre che per un giorno ha dovuto smettere di ricordarsi ultrà ed ha pianto le lacrime di un uomo che disperato sta aspettando di rivedere una figlia tornare presto a casa, nel suo mondo, fra i suoi giochi, scaldata dal sorriso familiare di chi le vuole bene. Questo è il calcio, questo è il calcio a Foggia, questo è il legame che tiene saldati in un unico drappo rossonero ragazzi che scendono in campo e ragazzi che salgono sulle loro curve, a Foggia come ovunque, per incoraggiarli. Questo è il Foggia e questi sono i suoi inimitabili tifosi, gente che conosce la gioia della vittoria ed il sapore amaro della sconfitta, ma che non perde mai di vista quello che nella vita conta davvero: l’umanità. Quando venerdì scorso ho scritto su questo giornale che con la legge 77/2019 (ex decreto sicurezza bis) si rischia di essere diffidati per una cavolata, una parolaccia (o addirittura senza aver fatto niente) a semplice discrezione di un Questore, più di un nostro utente su Mitico Magazine (ma non solo) ha ironizzato, accusandomi indirettamente di essere connivente con i nostri tifosi organizzati e con le loro presunte malefatte, e che si "liquidavano" con troppa faciloneria episodi violenti che invece, da giornalista imparziale (o aspirante tale), avrei dovuto stigmatizzare. Orbene ierisera, nell’apprezzato incontro informativo voluto dalle Curve Rossonere all’Hotel degli Atleti tenuto dall’Avv. Daniele Tuffali, tutto questo è emerso, ed è stato dimostrato con dovizia dal legale romano attraverso l’analisi e lo studio dell’articolato della legge voluta fortemente dall’ex Ministro dell’Interno Salvini. Ebbene sì, in Italia ormai puoi essere diffidato solo perchè ti sei trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, senza aver fatto niente di violento, ma soprattutto senza nemmeno aver avuto l’intenzione di volerlo fare o provocare. Detto della meritoria e matura iniziativa dei nostri Ultras, che ancora una volta dimostrano quanto sia lontano da loro lo stereotipo di tifoseria "difficile" con cui sono sempre stati ingiustamente etichettati, mi fa piacere constatare che qualche "collega", presente all’iniziativa, si sia reso conto di persona che non scrivevo tanto per difendere per partito preso i nostri diffidati, i miei amici ultras, ma che raccontavo cose vere e dimostrate, cose che pochissimi conoscono, semplicemente perchè il decreto sicurezza bis non l’hanno mai letto (a cominciare dagli stessi addetti ai lavori, giornalisti sportivi compresi), ma lo conoscono solo attraverso "i sentito dire" di giornali e tv che, proprio a nostro discapito, abbiamo visto come fanno dis-informazione secondo loro opportunistiche convenienze politiche o di audience. Adesso ai miei "colleghi" dico che non basta lodare l’iniziativa dei nostri ultras (pur se apprezzabile e coraggiosa) ed applaudire il loro convegno che ha voluto informare i propri componenti di cosa e di quanto rischiano solo per portare negli stadi la passione per la loro squadra del cuore, ma bisogna continuare una campagna di stampa perchè questa norma, a mio avviso (e sono in buona compagnia) INCOSTITUZIONALE venga emendata profondamente, se non abrogata del tutto, perchè non è attraverso norme da "Codice Rocco" o da "Stato di Polizia" (peraltro attive solo intorno agli eventi calcistici) che in Italia si debella la violenza dentro e fuori gli stadi, ma solo attraverso il dialogo con le parti interessate, come più volte da questa testata abbiamo insistito. Continuando sulla strada della cieca repressione, della rappresaglia, si rischia a mio modo di scatenare violenza su violenza finendo poi inevitabilmente per debellare tutto, buttando via il bambino con l’acqua sporca, minando alla radice un movimento, quello ultras, che ancora oggi, riempiendo le curve di colore, cori e passione, rende questo sport ancora il più bello e affascinante di tutti, ameno per noi italiani e soprattutto per chi ha il Foggia nel cuore.
47 Giorgino diffida in diretta i giocatori del Foggia? Io vi invito a diffidare di quelli come Giorgino18/10/2019 Probabilmente questo è l’articolo più difficile che scrivo da quando ho cominciato ad occuparmi del Foggia e dei suoi tifosi. Sinceramente volevo astenermi dal commentare l’ennesima ondata di fango buttata sulla nostra comunità così, a gratis, ma se c’è una cosa che non sopporto è sentire chi spara sentenze per "sentito dire", tanto per fare clamore e audience, attaccandosi a stereotipi e approfittando di un filmato rubato dal web per fare lo scoop della serata a nostro discapito, dunque non ho potuto e voluto esimermi da prendere metaforicamente carta e penna per mettere in chiaro un paio di "cosette". L’altra sera sui media nazionali abbiamo visto i calciatori del Foggia esposti alla gogna per aver cantato coi loro ultras sotto la curva "Noi onoriamo i diffidati!" Ma non solo, ci siamo sentiti dare dei mafiosi tanto per chiudere in bellezza un servizio a dir poco scandaloso. Ebbene, l’equazione diffidati=violenti, o peggio diffidati= delinquenti è inaccettabile e mette a nudo tutta l’ignoranza dell’opinione pubblica e degli stessi giornalisti sull’argomento. La legge sul DASPO (divieto ad accedere alle manifestazioni sportive) è stata introdotta nel 1989 (Legge 401/89) ed è stata via via inasprita sino ad arrivare al celeberrimo Decreto Bis sulla Sicurezza convertito nella Legge 77/2019, che nelle more dell’articolato consente praticamente ad un qualsiasi questore di diffidare fino a dieci anni, a sua discrezione, chiunque non si comporti negli stadi o anche fuori da questi come un gentleman inglese. Si può essere diffidati ormai per qualsiasi sciocchezza. Se discuti con un agente davanti ad un tornello perché hai dimenticato la carta d’identità e non ti fanno entrare allo stadio sei soggetto a diffida. Così pure se ti sorprendono alticcio, oppure a proferire frasi irriguardose (in soldoni a dire parolacce) e persino se introduci uno striscione non autorizzato allo stadio con frasi che la questura "unilateralmente" può giudicare motivo di disordini (a noi a Chiavari è stato vietato d’introdurre uno striscione che recitava "NON CI PIEGHERETE MAI", a voi giudicare quale pericolosità potesse avere). Se poi accendi un fumogeno o usi mazze per tamburo giudicate pericolose sei praticamente equiparato a un fuorilegge e sei hai avuto un DASPO in precedenza sei "un morto che cammina", cioè ti becchi almeno sette anni di daspo anche se vedono solo la tua ombra aggirarsi nei pressi di uno stadio dove è successo anche un insignificante screzio fra tifosi e forze dell’ordine. La sola presenza di un soggetto che sia stato daspato nel passato in un luogo dove ci siano stati problemi può comportare, tout court, la sua diffida magari a dieci anni perché, sempre a giudizio unilaterale di un questore, questo soggetto con la sua sola presenza può aver influito psicologicamente in maniera negativa sui suoi compagni, anche se è dimostrato che durante gli eventi soggetti ad indagine magari se ne stava a guardare o a mangiarsi un panino tranquillamente seduto nel suo pullmino (ed è successo anche questo). Combattere la violenza negli stadi è giusto, ci mancherebbe, ma quando una legge per combattere un fenomeno lede i diritti costituzionali di un cittadino, allora il rimedio è peggiore del male, e non siamo affatto sicuri che risulti efficace nell’eliminare il problema come il legislatore si è prefisso promulgandola. Molti hanno giudicato incostituzionali queste norme, soprattutto riguardo le limitazioni alla libertà personale (art. 13 della Costituzione) e della libertà di circolazione (art. 16), ma quando si tratta di calcio, in Italia, sembra tutto derogabile, anche gli stessi principi della Legge Primaria dello Stato, e a Foggia lo sappiamo bene. Tuttavia se un cittadino è tenuto a rispettare la legge e ad attenersi ai giudizi degli Organi Costituzionali preposti alla loro legalità, ha comunque il diritto sancito dall’articolo 21 della stessa Costituzione di esprimere un giudizio o una critica su tali norme. È per me inaccettabile che un funzionario di pubblica sicurezza possa unilateralmente ed immediatamente restringere la libertà di un cittadino, spesso su base indiziaria o valutandone i precedenti, senza che questi, con la solita immediatezza, possa controbattere e scagionarsi dalle accuse a lui rivolte. Si usano due pesi e due misure e questo, consentitemi, contrasta con i diritti costituzionali di ognuno di noi. Il questore ti diffida con effetto immediato, il G.I.P. nelle 48 ore successive conferma il provvedimento, mentre tu sei invece costretto a rivolgerti alla giustizia ordinaria (TAR e Cassazione) per scagionarti, magari avendo ragione quando il tuo DASPO lo hai già scontato. Questa è secondo voi giustizia? È giusta una legge che anziché partire dal presupposto che chiunque è innocente fino a sentenza passata in giudicato parte dal principio che sei colpevole a prescindere solo perché sei già stato daspato? È costituzionalmente ammissibile? Ma soprattutto ammettere innumerevoli casi di presunto reato fra quelli passabili con diffida, dunque concedendo legittimamente al questore di diffidarti per qualsiasi motivo lui giudichi pericoloso, non limita la libera circolazione dei cittadini, la loro stessa libertà personale? La cosa forse più inquietante è che questo poi vale anche per qualsiasi manifestazione, tanto che si è arrivati persino al DASPO urbano, al divieto di circolare in certe zone della città ed in particolari occasioni. Mi domando e vi domando: la manifestazione in occasione del G8 di Genova del 2001, per esempio, sarebbe stata possibile con questa legge? E quante migliaia di dimostranti sarebbero stati daspati in quell’occasione? Ma dirò di più. Se il DASPO esiste dal 1989 ed è stato anche inasprito, mentre i fenomeni violenti a contorno degli eventi calcistici sono rimasti gli stessi (se non peggiorati nonostante un dispiego sempre maggiore di forze di polizia), nessuno si è posto la domanda che forse queste norme siano sbagliate o non servano a nulla se non ad esacerbare gli animi? Da quando basta la repressione per estinguere un reato? Serve fare una vera e propria "rappresaglia" nei confronti di un’intera tifoseria (quella del Foggia, per esempio) dopo che la stessa si è dovuta difendere da provocazioni gravissime subite da Verona a Nocera? Ci siamo dimenticati cosa non ci hanno vomitato addosso i tifosi veronesi l’11 maggio senza che il buon Giorgino se ne sia accorto e con lui tutti i giornalisti e i tg nazionali? E l’assalto dei brindisini al nostro parcheggio dopo la partita di coppa? E l’agguato dei nocerini? Possibile che nell’ordinamento giuridico di tutti i Paesi civili esistano le attenuanti e la gradazione delle pene sulla base dei presunti reati ed il DASPO, invece, può colpire indistintamente tutti senza che esista una proporzionalità fra il fatto delittuoso e la pena e che nessuno tenga conto delle attenuanti giustificative qualora accertate? Non vale per gli ultras la legittima difesa che è ammessa dal nostro ordinamento giuridico? È giusto punire alla stessa stregua chi attacca da chi si difende? Per la legge 77/2019 sì, ed anche questo per me è inaccettabile in uno Stato che si definisce libero e democratico, e non è un caso che forse, proprio dopo l’approvazione di questa discutissima legge, sia poi infine caduto il governo giallo-verde. L’argomento è complesso e in un articolo è complicato sviscerarlo in poche righe. Certo è che nessuno ha il coraggio e soprattutto la volontà di affrontare davvero questo problema e di portare i dovuti correttivi a questa scellerata norma dialogando con la parte interessata piuttosto che contrastarla sic et simpliciter, ignorando che gli stessi ultras, contrariamente al sentito comune, sono per me in gran parte assolutamente pronti ed in grado di trovare una strada che accontenti tutti e risolva il problema una volta per sempre, consentendo loro di essere se stessi e liberare le proprie passioni e i loro riti allo stadio senza l’angoscia di essere sempre sotto indagine ed a rischio diffida, ed alle forze dell’ordine probabilmente di distrarre meno uomini e spendere meno soldi per garantire l’ordine pubblico durante una partita di calcio. Ma veniamo piuttosto ai fatti in questione. Possiamo pensarla come vogliamo, possiamo giudicare ingenui e sprovveduti i calciatori che sono andati a cantare sotto la curva e ancora più ingenuo ed incauto chi ha diffuso quelle immagini, possiamo considerare inopportuno aver cantato quel coro insieme agli ultras, ma di fatto spiegatemi quale reato è stato commesso, quale azione illegale sia stata celebrata sotto quella curva tanto da indignare Giorgino e compagnia fino allo sdegno e al raccapriccio, fino a presupporre, farneticando, che sia stata una non meglio definita "quarta mafia da stadio" a costringerli a prostrarsi ai piedi dei loro sostenitori. Ma non sarà stato più banalmente ed umanamente che i calciatori del Foggia abbiano voluto semplicemente solidarizzare con le curve sottoposte in questo periodo ad una caterva di provvedimenti di diffida diffusi, degni di una vera e propria rappresaglia contro una tifoseria malvessata spesso ingiustamente, una tifoseria che in questi anni mai ha provocato di sua iniziativa disordini contro ultras avversari, in casa come in trasferta, ma che al contrario è sempre stata sottoposta a provocazioni, ed io ne sono testimone se è vero com’è vero che da tre anni a questa parte ho seguito tutte le trasferte dei rossoneri in campionato? Di Verona, Brindisi e Nocera abbiamo detto, ma ricordiamo la tentata aggressione subita dal settore barese accanto al nostro dopo il gol di Galano al San Nicola, le provocazioni gratuite dei tifosi del Catania, del Brescia e del Pescara per le strade della città ed allo Zaccheria, i petardi gettati dai tifosi del Benevento nella curva Mancini gremita di gente (fatto inaudito e gravissimo e per il quale nessun DASPO è stato emesso), e l’elenco potrebbe continuare. Tutti gesti che avranno anche provocato reazione sproporzionate di alcuni, ma che hanno messo con le spalle al muro ragazzi che o si difendevano o sarebbero stati sopraffatti dagli aggressori (vedi Nocera, per esempio). Allora mi domando se onorare i diffidati costituisca davvero reato o istigazione a delinquere, se questi sono i fatti, piuttosto che l’espressione di una protesta libera e volontaria contro gli eccessi di uno stato di polizia da "codice Rocco" che si manifesta ogniqualvolta si disputi un incontro di calcio. Mi domando se non sia in discussione la libertà di espressione e di opinione in questo caso, visto poi che se vogliamo metterla sulla giurisprudenza pura un diffidato non è un delinquente ma un cittadino sottoposto ad un provvedimento restrittivo che potrebbe poi dimostrare la propria innocenza nelle sedi amministrative e penali preposte, dunque si può onorarlo senza che si gridi allo scandalo. Di cosa stiamo parlando allora? Chi si è indignato quando in parlamento eminenti esponenti di partito hanno difeso e onorato colleghi già giudicati colpevoli magari di corruzione o di evasione fiscale in primo o in secondo grado? E di Berlusconi che continua a celebrare l’onorabilità di Dell’Utri condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa qualcuno si è scandalizzato? Giorgino ha giudicato vergognoso questo comportamento? Ha chiesto una diffida per l’ex Cavaliere? E quando centinaia d’intellettuali italiani hanno inneggiato a "Sofri Libero!" sotto il carcere di Pisa , quel Sofri condannato in via definitiva per l’omicidio del commissario Calabresi? C’era da vergognarsi allora? Giorgino dov’era? E dov’era quando lo Stato ha perdonato e scarcerato dopo pochi anni di reclusione decine e decine di brigatisti artefici dei più sanguinari delitti dell’Italia del dopoguerra? Perché in questo Paese siamo inclini a perdonare tutti, ma proprio tutti, però poi quando si tratta di ultras non esiste nessuna pietà, non c’è alcuna comprensione o indulgenza? Ma qualche intellettuale ha mai provato a chiedersi chi siano davvero questi ragazzi? Quale passione li guidi? Quali siano i loro ideali? Qualche giornalista ha provato a parlare con loro? Qualcuno è andato nei loro club frequentati da famiglie e bambini dove si socializza e si fraternizza in assoluta tranquillità nel nome di una fede comune e di una passione senza limiti? Qualche politico si è adoperato per capire questa realtà cercando di renderla integrata al mondo del calcio piuttosto che lasciarla ai margini e a discriminarla? Pasolini in "Ragazzi di Vita" si è calato nella realtà delle borgate romane per descriverci la condizione "estrema" di quella gioventù dissociata. Da appassionato di calcio sono sicuro che avrebbe scritto tanto, e tanto indagato sugli ultras, perché era un intellettuale vero, perché amava la gente vera, non certo i parvenu da salotto o da talk show, perché non aveva certo preconcetti e non era malato di conformismo. Ma tornando a noi ci siamo mai chiesti perché in tutti gli stadi si inneggia ai diffidati? Da nord a sud. Dalla serie A all’Eccellenza? Non sarà che questi ragazzi vogliano chiederci qualcosa? Non sarà che chiedano attenzione ad una società civile che sa solo metterli all’indice e giudicarli solo e soltanto come dei teppisti di strada? I nostri ultras senza farsi pubblicità, più di una volta, hanno dimostrato di avere un grande cuore, di schierarsi sempre dalla parte dei più deboli. Devo ricordare cosa hanno fatto le nostre curve in onore di un ultras cremonese morto prima della trasferta a Foggia? Lo stesso ultras che prima gli dava dei "terroni nemici del sapone"? Questo Giorgino lo sa? Non credo proprio. Quello che so io è che dopo quanto sta accadendo i ragazzi dei club si stanno organizzando per conoscere meglio la legge attuale, per non incappare in errori, per apprendere ed insegnare ai più giovani come comportarsi per evitare di essere esclusi dalla loro passione per un petardo, un fumogeno o una parolaccia. Per adesso così si stanno organizzando. Ma io mi auguro davvero che finalmente qualcuno si ricordi di loro e ricordi a tutti che gli ultras nel calcio sono un valore aggiunto, un fatto culturale, un fenomeno di popolo al netto delle degenerazioni fisiologiche presenti in ogni realtà sociale. Io me lo auguro, ma so bene che sarà una battaglia difficilissima da vincere. Difficilissima, ma non impossibile se solo in tanti si togliessero le ragnatele dal cervello.
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Francesco BacchieriFrancesco Bacchieri, all’anagrafe Stellacci, laureato in architettura a Firenze, vive ed esercita la professione di architetto in Toscana ormai da 35 anni, da dove però non ha mai mancato di seguire i Satanelli in giro per l’Italia. Da oltre un anno, come Francesco da Prato, a fine partita commenta a caldo le prestazioni dei rossoneri nella rubrica "Io la vedo così... ". Archivi
Maggio 2020
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