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Quelli che avvelenano i pozzi

31/1/2019

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Non so se sia un fenomeno tutto foggiano, una  forma masochista, un modo per erigersi a protagonisti minando alla base gli equilibri della già delicata psiche del tifoso rossonero, se sia semplicemente mitomania oppure addirittura una manifestazione schizoide di nuova generazione, ma nei momenti di crisi, dopo una sconfitta, una cattiva prestazione o una difficile posizione in classifica, ecco che a Foggia spuntano gli avvelenatori dei pozzi, gli untori, loschi figuri che diffondono catastrofiche notizie – per motivi che la neuropsichiatria stà ancora studiando – e che nei social trovano terreno fertile diffondendo il contagio, il terrore, lo sconforto generale. In questi giorni ne abbiamo ascoltate di ogni. Dagli stipendi non pagati, alla imminente cessione della società, dal licenziamento di Nember, all’interruzione dell’allenamento di un Padalino seccato per lo scarso impegno dei giocatori, per arrivare, dulcis in fundo, all’assedio dato per sicuro delle curve Sud e Nord (finalmente e stranamente riunite) sotto il pastificio Tamma ad imbastire una sorta di guerriglia urbana nel tentativo di defenestrare i fratelli Sannella, rei di voler abbandonare la baracca a fine stagione. Le fonti (quelle avvelenate) sono date tutte per segretissime e, naturalmente, certissime e documentate. A Foggia, si sa, tutti hanno un vicino di casa che è il cugino del portiere del condominio dove abitava un magazziniere del Foggia, o un compagno di banco che ha fatto le vacanze due anni fa con il fratello dell’ex fidanzata di Riverola, od un elettrauto che va a giocare a calcetto con il cognato del barista dove un paio di volte Loiacono è andato a bersi una spremuta di melograno. Appunto, tutte fonti sicure e affidabili. Sono questi infatti i personaggi “ben informati” che in tutta segretezza spifferano ai loro prediletti notizie inconfessabili con la solita frase di rito: <Mi raccomando, io non ti ho detto niente, non riferirlo a nessuno!> E già, come dire ad un collega che il direttore frequenta locali per scambisti pregando di non rivelarlo in ufficio. Così, di lì ad un secondo, le bufale ti arrivano direttamente da un amico che ti telefona allarmato da Bruxelles mentre stai lavorando in un cantiere a Poggibonsi: <Ma come, non sai niente?> E tu, impaurito, cominci a temere che la vermiculite che avevi ordinato da una ditta belga per isolare un sottotetto sia stata fermata alla dogana in svizzera perchè scambiata per extasis, e allora rispondi terrorizzato: <No, non so niente, ma che è successo?> E quello di rimando: <Ma come, non hai letto la chat “Sconvolti per il Foggia”? Nember ha comprato il Foggia ed ha esonerato Fedele Sannella mettendo in panchina Guidolin che si è portato due centrocampisti svincolati dal Giappone, mentre in 8.000 sono in piazza Giordano ad esultare!> Il bello è che poi la stessa notizia la leggi in quattrocento post sparsi per le decine e decine di gruppi Facebook, mentre in quello stesso momento un tuo follower ti manda un messaggio angosciato: “Ma è vero che Franco Sannella stà allenando la squadra al posto di Padalino dopo una scazzottata con Zingarelli?” E giù commenti su commenti, retroscena, versioni particolareggiate, precisazioni con il solito ben informato che sgomento twitta: “Io l’avevo detto, così si retrocede in Lega Pro! (che poi non esiste nemmeno più). Insomma, ce ne sarebbe da dare argomenti a Patrick McGrath per scrivere una trilogia. 
A parte gli scherzi (ma non troppo), di avvelenatori di pozzi, reali e metaforici, ne è drammaticamente piena la storia e la letteratura, da Tucidide in poi, gente senza scrupoli che diffondeva la peste morendone poi magari fra i primi in conseguenza della stessa epidemia da loro provocata. Perchè lo fanno allora? Cui prodest? Vallo a capire. La mente umana è ancora piena di segreti e, evitando di pescare nel torbido, credo che davvero solo la psichiatria (e qui non scherzo) possa dare risposte convincenti a chi, come me, non capisce e non capirà mai perché un tifoso del Foggia dovrebbe spargere il panico tra gli appassionati gettando discredito su una squadra ed una società che, mai come adesso, hanno solo e soltanto bisogno di una pacca sulla spalla, di una parola di incoraggiamento, e soprattutto di diecimila anime che allo Zaccheria sospingano undici ragazzi a vincere la prima di 13 battaglie che, da qui a maggio, dovranno portarci a salvare una categoria che abbiamo conquistato dopo vent’anni di inenarrabili sofferenze. Il mio consiglio allora è quello di “immunizzarci” da queste maldicenze isolando gli “untori”. Non divulghiamo, non diffondiamo notizie che non vengano da organi di stampa accreditati, dalle forze dell’ordine, dai diretti interessati o dal sito ufficiale del Foggia Calcio. Ne guadagneremo tutti in salute e soprattutto ne guadagnerà la squadra per la quale continua a battere all’unisono il nostro cuore.
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    Francesco Bacchieri

    Francesco Bacchieri, all’anagrafe Stellacci, laureato in architettura a Firenze, vive ed esercita la professione di architetto in Toscana ormai da 35 anni, da dove però non ha mai mancato di seguire i Satanelli in giro per l’Italia. Da oltre un anno, come Francesco da Prato, a fine partita commenta a caldo  le prestazioni dei rossoneri nella rubrica "Io la vedo così... ". 

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