“Dormi preoccupato”, queste le parole che mettevano in ansia la recluta i tempi della naja.
Un gavettone durante il sonno, se non peggio, era ciò che lasciava presagire quella raccomandazione.
Non siamo negli anni anni ’70, ma da queste parti si rivive la stessa sgradevole sensazione che doveva provare l’imberbe ragazzo in grigioverde di quell’epoca.
“Dormi preoccupato”, dicevamo, e di motivi per non stare tranquilli ce ne sono veramente tanti.
Il primo è la evidente rottura fra la squadra, la società e i tifosi.
I tre elementi cardine del successo nel calcio – atleti, proprietà e ambiente – vivono un momento di crisi profondissima che ha pochi precedenti. Il campo è la cartina al tornasole di questo clima sempre più irrespirabile. A Biella, al cospetto di un generosissimo pubblico di “esuli” provenienti da ogni parte del centro-nord, la squadra ha fatto (malissimo) il compitino, bighellonando sul prato in attesa del fischio finale. Sembravano aver fatto proprio, adattandolo, il refrain dei sostenitori della proprietà: “ringraziateci perché vi facciamo vedere il pallone che rotola”.
Peccato che rotoli sempre nella porta sbagliata, verrebbe da dire.
Ma cosa ti vuoi aspettare da gente che ha già le valige pronte e fra un mese andrà altrove lasciando questa piazza “non più ambita” (cit.)?
“Dormi preoccupato”.
Canonico, al termine del suo ottavo anno fra i professionisti – il sesto senza playoff, il quinto in zona retrocessione – ha dettato le condizioni per il rilascio dell’ostaggio e attende che i negoziatori si presentino al suo cospetto forte di una chiara posizione di vantaggio. Se dovessero fallire i tentativi anche questa volta, l’alternativa è già nota: niente più figurine, ma solo giovani di belle speranze.
Ed economici, molto molto economici.
Scordatevi di vedere i gol di Mamadou Tounkara con i soldi suoi, insomma.
“Dormi preoccupato”.
Le possibili alternative locali all’attuale proprietà sono caratterizzate dall’unione di più imprenditori. Di per sé questa scelta comporta teoricamente dei vantaggi in fase di gestione, perché ripartisce l’onere economico e riduce la dipendenza dagli umori del singolo, ma non è priva di effetti collaterali.
La storia imprenditoriale di Capitanata non offre tantissimi esempi di cooperazione di successo, tranne qualche encomiabile esperienza da collocare fra le eccezioni.
Nel calcio, ad esempio, abbiamo il precedente culminato nella finale di Avellino. Si sfiorò la promozione, certo, ma la società si dissolse per il progressivo abbandono dei partecipanti.
Non sarà semplice affrontare, quindi, né l’attuale – complicata – trattativa, né la successiva gestione in caso di esito positivo.
“Dormi preoccupato”.
La FIGC continua a prendere tempo e non ancora provvede a derogare alle norme esistenti in tema di playout. Come già ricordato la settimana scorsa, nel 2022 bastarono quattro giorni dopo l’esclusione del Catania per intervenire e ridurre a due le retrocesse. Oggi ne sono già passati dodici dall’esclusione della Turris e molti di più da quella del Taranto, non ci sono ancora decisioni in merito e manca un mese alla conclusione del campionato.
Insomma, per un tifoso del Foggia, la raccomandazione rimane sempre la stessa: “Dormi preoccupato”