Il rischio imprenditoriale nel calcio: strategia e casualità

Nel mondo del calcio, ogni investimento è un salto nel buio. Acquistare un giocatore, affidare una panchina a un nuovo allenatore, puntare su un settore giovanile o su un progetto di espansione commerciale: ogni scelta comporta una dose di incertezza. Per quanto un’operazione possa essere studiata nei minimi dettagli, il successo non è mai garantito.

Alcune decisioni si rivelano vincenti e portano una società a crescere, altre invece affondano club che sembravano in pieno controllo del loro destino. È un gioco in cui il calcolo del rischio è fondamentale, ma in cui il caso ha sempre un ruolo decisivo.

Un mercato imprevedibile

Nel calcio, come nel celebre gioco Plinko, si può pianificare una strategia ma il risultato finale resta imprevedibile. Nel gioco, una pallina cade dall’alto e rimbalza tra una serie di ostacoli prima di fermarsi in una delle caselle in basso, ognuna con un valore differente. La traiettoria sembra seguire una logica, ma basta una piccola deviazione per cambiare radicalmente l’esito della partita.

Allo stesso modo, un presidente può investire milioni in un giocatore convinto che sarà la stella della squadra, salvo poi ritrovarsi con un rendimento deludente per un infortunio, problemi di adattamento o un cambiamento tattico. All’opposto, un giovane talento preso per pochi euro può rivelarsi una scommessa vincente e trasformare il destino di un club.

Il confine sottile dell’intuizione

Nella gestione di una squadra, prendere decisioni con coraggio è una necessità. I grandi dirigenti calcistici non si limitano a seguire le statistiche: si affidano all’intuito, all’esperienza e, talvolta, all’istinto. Questo li porta a rischiare su profili che altri scarterebbero, accettando la possibilità di un fallimento.

Un esempio emblematico nella storia del Foggia è quello della gestione Zemanlandia, quando l’allora direttore sportivo Giuseppe Pavone e il tecnico boemo Zdeněk Zeman decisero di puntare su giocatori semisconosciuti o scartati da altri club, trasformandoli in stelle del calcio italiano. Basti pensare a Giuseppe Signori, arrivato dal Piacenza come un attaccante di provincia e diventato uno dei bomber più letali della Serie A. O a Francesco Baiano, che dopo l’esperienza al Napoli trovò nel Foggia la sua consacrazione, così come Roberto Rambaudi.

Ci sono stati casi di giocatori scartati troppo presto e poi esplosi altrove, come di talenti pagati a peso d’oro che non hanno mai rispettato le aspettative. Il calcio è pieno di operazioni che hanno cambiato la storia dei club, ma che in fase iniziale sembravano delle follie. Nel caso del Foggia, la visione audace di Zeman e della dirigenza trasformò una squadra di provincia in un fenomeno calcistico, dimostrando che, a volte, il rischio più grande è proprio quello che porta al successo.

La gestione di un club

Un progetto calcistico vincente si costruisce nel tempo, con scelte oculate e una visione chiara. Tuttavia, nemmeno la migliore strategia può escludere completamente la variabile imprevista. Gli infortuni, i cambi di regolamento, le fluttuazioni del mercato e le crisi economiche possono stravolgere anche le pianificazioni più solide.

Ecco perché il rischio imprenditoriale nel calcio non è solo una questione di budget, ma di capacità di adattamento. I club più forti sono quelli che, pur avendo una rotta precisa, sanno correggerla quando il vento cambia. Perché nel calcio, proprio come in Plinko, non basta lanciare la pallina nella direzione giusta: bisogna essere pronti a reagire a ogni rimbalzo inatteso.