Taranto e Turris, comunque vada sarà un insuccesso

Indipendentemente dall’esito delle vicende di Taranto e Turris è del tutto evidente che anche questo campionato sia stato fortemente condizionato da inadempienze di alcuni partecipanti.

I fatti dimostrano che 60 società professionistiche in terza serie non siano sostenibili.

Ogni anno l’unica certezza è che qualcuna di esse non porterà al termine la stagione o, se lo farà, dovrà drasticamente intervenire sul monte ingaggi, a campionato già in corso, per limitare i danni.

In questo modo, com’è capitato anche nel 2024/25, ci saranno partite giocate contro una squadra adeguatamente attrezzata all’inizio e altre contro una in disarmo, se non addirittura con i ragazzini, nella parte finale.

Il Taranto di venerdì non era quello che aveva battuto a domicilio l’Avellino, tanto per fare un esempio chiaro a tutti.

Questo non è più uno sport, ma una versione molto meno divertente dei pacchi di “Affari tuoi” in onda sulla RAI.

A rimetterci in questa farsa sono in tanti.

Quelli per i quali il calcio è un lavoro, calciatori e tecnici in primis, che hanno famiglie da mantenere senza gli ingaggi di un Ronaldo o un Ancelotti.

I tifosi, che pagano spesso in anticipo per vedere una squadra che poi viene trasformata, smantellata, dissolta sotto il peso di una gestione sciagurata.

L’intero movimento, che sconta in termini di credibilità e disaffezione queste vicende, anche quando non riguardano che una parte delle società.

I “ricchi e scemi”, come li definiva il Presidente del Coni Giulio Onesti a metà degli anni ’60, sono solo una parte del problema.

Le norme che governano il calcio, ammesso che vengano osservate, sono inadeguate a garantire il regolare svolgimento di competizioni che non si è in grado di supportare visti i costi aumentati e le risorse sempre più limitate.

Il vero dramma, però, è l’assuefazione.

Ci siamo abituati a considerare “normale” ciò che normale non lo è affatto.

Prima o poi ci saranno bookmakers che quoteranno oltre alle squadre candidate alla promozione o alla retrocessione anche quelle in odore di esclusione a campionato in corso.

Cosa rimarrà di quel gioco che ci appassionava da bambini?

Forse, a questo punto non ci resta altro da fare che aprire il prossimo pacco sperando di non leggere il nome della nostra squadra del cuore.

Vi basta?

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6 thoughts on “Taranto e Turris, comunque vada sarà un insuccesso

  1. Egregio Direttore,
    ammetto che le domande a bruciapelo non sono certo il mio forte, prova ne sia che ieri sera nel mio intervento a “La partita dei Mitici” non ho saputo esprimere altro che considerazioni generiche.
    Poi, con calma, ho avuto modo di pensarci su e ho elaborato un pensiero un po’ più strutturato. Ma non rispondendo alla domanda “a chi giova un campionato falsato?” ma ponendo a mia volta un’altra domanda. Mi spiego meglio, il mio vuole essere un parallelismo con un altro ambito per poi, con lo stesso meccanismo mentale, cercare di dare una risposta.
    La mia domanda è la seguente: a chi giova una sanità pubblica che non funziona? Il diritto alla cura per chi ne ha bisogno è uno dei diritti fondamentali dell’uomo e, al contempo, fornire le cure alle persone che ne necessitano è un dovere al quale nessun contesto, in questo caso uno stato che si proclami civile e progredito, si può sottrarre. Quindi, in questo caso specifico, il diritto ed il dovere sono strettamente connessi e cioè la comunità si prende cura del cittadino o, meglio, della persona.
    Se la tragedia del covid fosse servita a qualcosa di certo ci avrebbe dovuto insegnare che la Sanità è una risorsa fondamentale, non solamente una voce che pesa sui bilanci. Certo, con razionalità e senza sperperi ma col primario scopo di essere a servizio della persona e con la giusta attenzione verso chi ci lavora. E invece cosa ci ritroviamo? Sappiamo bene in quali condizioni si trovano gli ospedali (non mi riferisco solamente agli edifici ma alla struttura ospedaliera nel suo complesso), i punti di pronto soccorso, per non parlare delle liste di attesa. Su quest’ultimo aspetto ricordate le dichiarazioni dell’attuale presidente del consiglio? E ancora avete presente l’emorragia continua di personale medico dalle strutture pubbliche che opta per società private (spesso cooperative di dubbio scopo) preferendo gettoni di presenza spesso meglio rimunerati ma che poi ci possono fa trovare un dermatologo (con tutto il rispetto, uno specialista a caso) in un turno di notte al pronto soccorso. E potrei continuare, sono storie che ahimè tutti conosciamo.
    Ebbene a chi giova tutto ciò? Sicuramente questa situazione non dispiace a certe strutture private sulle quali si concentrano interessi e attenzioni cospicui. Spesso a loro capo o nei cda vi troviamo personaggi più o meno contigui alla politica e quindi è molto semplice giungere alla conclusione che ciò che conta non è la finalità per le quali si dovrebbe operare ma gli interessi privati e personali, le amicizie influenti e l’intento di curare con tutte le attenzioni il proprio orticello affinché pochi privilegiati ne possano beneficiare.
    Tanto per non fare nomi (ma solo i cognomi ah, ah) mi viene in mente “tal” Angelucci re delle cliniche, editore tra l’altro di testate quali Libero, il Giornale, il Tempo, gli ultimi due una volta quotidiani prestigiosi ora, basta guardare i titoli con i quali escono, abbassati a livello di taverna di infimo grado. Ora questi giornali non sono altro che il grimaldello per veicolare i propri interessi. Basta dire che ultimamente l’interesse si era anche indirizzato anche sull’Agi, agenzia di stampa di proprietà dell’Eni, controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, per poter meglio diventare strumento per esercitare pressione sui politici, amici e amici degli amici. Certo gli interessi delle sue cliniche private sono ingenti e l’indipendenza di voci libere potrebbe essere un serio ostacolo.
    Quindi c’è sempre qualcuno beneficiario di situazioni che non vanno, naturalmente sarà così anche per il nostro calcio malato.
    Come evidenziato giustamente nell’editoriale la vera metastasi è l’abitudine al male, al marcio, al si è fatto sempre così. Così non faremo altro che andare avanti con elezioni del presidente federale che confermano chi è stato alla guida del calcio italiano senza che la nazionale sia qualificata ai mondiali per due edizioni consecutive, regole NOIF che contrastano fra loro tra le varie leghe, arbitri che avanzano non per meritocrazia ma, per esempio, per frequentazioni con una delle forze politiche attualmente al governo (noi foggiani ricordiamo bene tal Bonacina che, nonostante la sua scandalosa prestazione nella finale playoff, ora calca i campi della serie A), società che non pagano stipendi, hanno i bilanci fuori controllo, non hanno nemmeno campi regolamentari su cui giocare e stadi adeguatamente accoglienti, così che alla fine ci si troverà sempre a derogare su tutto e tutti.
    Quindi io non so rispondere alla domanda “a chi giova un campionato falsato?” ma, anche grazie alla professionalità, alle considerazioni e alle occasioni offerte ai tifosi dalle trasmissioni di Mitico Channel, c’è già una buona base almeno per individuare le troppe cose che non vanno.
    Concludo e mi permetto di andare fuori tema con un pensiero al nostro amato Foggia.
    Ciò a cui non voglio assolutamente abituarmi è l’attuale proprietà del Calcio Foggia 1920!
    Mi auguro con tutto il cuore che questo scandaloso silenzio del presidente e la sua altrettanto scandalosa assenza, senza dimenticare la sua gestione dilettantistica, non siano altro che la preparazione ad un addio e che questo possa permettere l’avvento di una nuova società che possa rilevare il sodalizio rossonero. Questo è ciò che desidero fortemente già per il prossimo campionato. E ciò non vuol dire che il tutto non debba avere i crismi di regolarità, solidità e sostenibilità, ci mancherebbe altro. Non abbiamo certo bisogno di diventare ancora una volta il Taranto o la Turris di turno.
    Saluto cordialmente
    Corrado (Corrado da Fano)

  2. Il presidente della Lega Pro, Matteo Marani, che tanto bene fa a livello comunicativo e di immagine, pensasse ad escludere categoricamente queste due società TARANTO E TURRIS che non hanno nulla di professionale e di professionistico per dare un chiaro segnale forte: basta prese per i fondelli.
    Se non saranno escluse le suddette società il campionato sarà falsato così come è una presa in giro che società che già a Luglio si sapeva non avessero disponibilità arrivino addirittura a Marzo senza pagare nulla o poco più di nulla.
    BASTAAAAAAAA

  3. A Settembre, ottobre e novembre chi sffrontava il Taranto giocava contro una squadra, ora ci sono i ragazzini della Berretti. Dove sta l’equità e come si può permettere a certe persone di consentire questo?

    In serie C, per fare calcio in Serie C, servono i milioni. Se non li hai, stai a casa…
    Mettessero la regola: ti vuoi iscrivere; devi mettere subito sul tavolo 2 milioni a garanzia della stagione, altrimenti non ti iscrivi…

    SI CHIAMA CALCIO PROFESSIONISTICO, non torneo della parrocchia
    serve programmazione e serietà.

    con paletti veri, in serie c la metà delle squadre non si iscriverebbero nemmeno, allora si pensasse a fare le cose che servono al sistema calcio e non a soddisfare ego e desiderio di visibilità di alcuni cosiddetti signorotti amici di amici….

    Francamente auspico che le due società che da luglio stanno in questa situazione vengano estromesse dal campionato, sarebbe necessario e servirebbe anche da monito per chi continua a prendere in giro le persone e le istituzioni.

  4. senza soldi non si fa nulla
    ma senza dignità si fa ancora di meno e allora mi si spieghi che dignità ha un sistema calcio nel consentire ad una squadra fallita ancora prima di cominciare la stagione di scendere in campo senza pagare e per di più con i ragazzini che dovrebbero cullare sogni di crescita e maturazione e invece finiscono per essere strumenti degli interessi di pochi che vivono nel malaffare?
    che senso ha pagare poche manciate di soldi di stipendi di settembre e ottobre se sai già che fallirai?
    le istituzioni devono fermare questi delinquenti che ormai sono decenni che popolano il calcio italiano e la maniera di prendere tutti in giro è sempre la stessa.

  5. Ma e’ mai possibile che non si riesca a fare una c unica a 20 squadre massimo e poi una categoria semipro con due gironi che faccia da cuscinetto tra il professionismo e i dilettanti? Ma possibile che quei dinosauri che comandano non riescano a fare una cosa cosi’ semplice. Dovrebbero vergognarsi.

  6. Il problema sono i signorotti locali che pensano di farsi belli in serie c salvo poi scoprire che non se la sentono di spendere i milioni che servono e mollare tutto… questa gente va cacciata… così come il retaggio di un calcio romantico del passato. E’ cambiato il mondo e negli stadi piccoli tocca pure vedere scritto no alle squadre B. Io aprirei i portoni alle squadre B che almeno sono serie e non spediscono ogni tre per due. No alle società senza soldi, senza dignità e senza futuro. Questa è la realtà.

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