Tuddhri e gli altri: i giochi tradizionali di Puglia

I giochi di una volta costituiscono un patrimonio culturale indubbiamente affascinante, ma anche molto più variegato di quanto si potrebbe pensare. La Puglia, in particolare, è una regione ricca di storia, cultura e tradizioni, dove molti passatempi tipici sono riusciti a resistere all’avvento della tecnologia. I vecchi giochi tramandati di generazione in generazione rappresentano così un’importante testimonianza del passato e un legame indissolubile con le radici culturali del territorio. Anche solo i nomi di questi giochi suggeriscono un forte attaccamento alla propria identità, in quanto ricavati direttamente dal dialetto locale. Ne è un chiaro esempio in primis il “Tuddhri”, conosciuto anche come “Gioco delle 5 pietre”. Si trattava di un gioco di destrezza e concentrazione che si svolgeva utilizzando proprio 5 piccoli sassolini o, in alcuni casi, anche bottoni o comunque oggetti di poco valore. La sfida si articola in diverse fasi, ognuna delle quali prevede una serie di movimenti e combinazioni da eseguire con le pietre, lanciandole in aria e raccogliendole secondo schemi precisi. Il Tuddhri stimolava pertanto la coordinazione e i riflessi, creando nel contempo un’occasione di socializzazione e divertimento per bambini e ragazzi che si ritrovavano per strada o nei vicoli dei paesi cercando di scacciare la reciproca noia.

Un altro gioco molto diffuso in Puglia era “Lu Curuddhru”, meglio noto come “Trottola”. Si utilizzava infatti una trottola di legno con una punta metallica e una corda avvolta attorno ad essa, in modo da farla girare. Con un rapido movimento del braccio, la trottola veniva fatta roteare sul terreno, nella speranza che girasse il più a lungo possibile realizzando magari anche evoluzioni e acrobazie varie. Un ottimo incentivo anche per la creatività, in quanto non esistevano certo degli standard precisi per la realizzazione delle proprie trottole e i bambini erano soliti dar sfogo a tutta la loro creatività per personalizzarle e renderle sempre più efficienti.

Anche “Campana” fa parte della tradizione pugliese. Come gli altri è un gioco che si svolgeva all’aperto, richiedendo l’utilizzo di un gessetto per disegnare a terra un percorso composto da caselle numerate e disposte in una forma che ricordava per l’appunto una campana. Le istruzioni sono alquanto semplici: non a caso le origini del gioco della “Campana” sarebbero da ricondurre persino agli Antichi Romani. I giocatori lanciavano una pietra all’interno di una delle caselle e, saltellando con un solo piede o con entrambi, a seconda della posizione delle stesse, dovevano attraversare l’intero percorso, raccogliere la pietra e tornare indietro con la stessa modalità con la quale erano partiti. La Campana favoriva quindi l’equilibrio e la coordinazione motoria, ma era soprattutto un’occasione di gioco collettivo che favoriva la socializzazione e il rispetto delle regole.

Oltre ai giochi di strada, comunque, la Puglia vanta anche una predilezione per i giochi di carte, tra i quali non può non spiccare innanzitutto il “Piattino”, diffuso infatti anche in altre regioni del Sud Italia. Fortuna e intuito sono requisiti essenziali per i giocatori che, prima di iniziare la partita, stabiliscono una quota fissa da versare in un piattino posto al centro del tavolo. Il mazziere consegna una carta ad ogni partecipante e, a seconda del suo valore, i giocatori vincono o perdono la somma presente nel piattino. Anche la “Scopa”, la “Briscola” e il “Tressette” sono molto giocati tra Bari e Lecce. A differenza dei passatempi all’aperto, paradossalmente questi passatempi sono ancora oggi molto popolari tra gli abitanti della regione, a dispetto del proliferare dei giochi di carte in versione digitale. Il dato curioso è che nel terzo millennio Piattino & co. attecchiscono volentieri sia tra le generazioni più anziane sia tra i giovani, che si divertono di più a giocare dal vivo.

Insomma, pur appartenendo ad un’epoca ormai lontana e nonostante non vengano quasi più praticati, i vecchi giochi tipici della Puglia sono riusciti a conservare in qualche modo il loro appeal e la loro importanza, contribuendo a formare un patrimonio culturale prezioso, da tutelare e trasmettere ai posteri, affinché non si perda la memoria di un passato ricco di tradizioni e di valori. La riscoperta di questi giochi può offrire un’alternativa valida ai moderni videogame e alle attività digitali, permettendo di riscoprire il piacere del gioco all’aria aperta, della socializzazione e finanche del contatto con la natura.

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