Il bivio

Fosse finito domenica sera il campionato, il Foggia di Brambilla avrebbe dovuto disputare i playout.

Una cosa difficile da immaginare dopo i proclami di luglio.

Ancora più incredibile è il numero di gol subiti in cinque partite: sono dieci; cosa che ne fa la più perforata difesa del girone in condominio – indovinate un po’ –  con quella Juventus Next Gen allenata in precedenza proprio dal mister di Vimercate.

Qualcosa non va, è del tutto evidente, e le giustificazioni addotte sinora dai sempre più silenti ottimisti “a prescindere” sono state seppellite definitivamente dal disastro del Ciro Vigorito.

Il Benevento ci ha fatto “cappotto” senza concedere neppure il gol della bandiera, come fatto in precedenza dal Monopoli.

È davvero troppo.

Una cosa è la pazienza invocata più volte per dare il tempo ai calciatori di assimilare schemi e meccanismi voluti dal Mister, un’altra è l’ottusa testardaggine di chi guarda senza vedere.

L’esordio di Massimo Brambilla alla guida di una prima squadra è stato un flop.

Questo dicono i risultati, questo afferma il campo.

Fuori dalla Coppa Italia al primo turno, relegati in fondo alla classifica dopo cinque giornate, umiliati in casa e fuori da risultati sconcertanti e prestazioni ancor più imbarazzanti.

La Serie C non è una competizione olimpica, non vale il motto per il quale “l’importante non è vincere, ma partecipare” e non si può abusare oltre dell’attaccamento dei tifosi alla maglia per trascinarla ignominiosamente nella polvere come fatto fino ad ora.

I calciatori a disposizione del tecnico, a prescindere dagli infortuni – che rientrano nell’ambito della normalità per un team -, sono di valore largamente superiore ai miserevoli risultati espressi, ma sono utilizzati male, con grande squilibrio e senza un minimo di coerenza per le specifiche caratteristiche individuali.

Insomma, così non va bene; non ci siamo proprio.

Il sacrificio economico di società, sponsor e tifosi non è ripagato da quello che si vede sul prato verde e la tolleranza si avvicina a sconfinare nell’incoscienza di questo passo.

Lo staff tecnico deve chiarire prima di tutto a se stesso cosa voglia fare e adottare quei necessari correttivi che riportino il Foggia verso posizioni più consone a ciò che la piazza si aspettava dopo la rivoluzione d’estate.

Giugliano e Avellino ora diventano dirimenti per il futuro di Brambilla sulla panchina dei Satanelli.

Difficile pensare che il patron possa accettare di fare da parafulmine difronte ad eventuali ulteriori débâcle.

Proprio lui, Nicola Canonico, che tanto si è sbilanciato nel manifestare fiducia nella scelta – condivisa con il DS Roma – del tecnico ex squadra B della Juventus, non può permettersi di rimanere inerte mentre la squadra scivola sempre più in basso.

Il nuovo corso è già a un bivio e mister Brambilla lo ha capito.