La lezione di agosto, in sintesi, è questa: il risultato del campo è solo un elemento da considerare nel formulare un giudizio, ma non è l’unico e – spesso – neppure il più importante.
Il Foggia ha disputato due partite in casa raccogliendo un pareggio e una sconfitta ed è definitivamente fuori dalla Coppa Italia – cosa che non accadeva da tempo al primo turno.
Sette undicesimi della squadra sono stati cambiati, l’allenatore e il Ds sono nuovi, la struttura societaria è stata ridisegnata e – parola della proprietà – “si apre un nuovo ciclo”.
I campi in erba per gli allenamenti, macchine e uomini per la fisioterapia, il tabellone luminoso come ai tempi della B, la comunicazione social, lo store: tutto quello che si poteva cambiare seguendo le “critiche costruttive” dei tre anni precedenti è stato – o è in via di essere – modificato, aggiustato, rivoluzionato.
E il pubblico ha risposto come sempre fa quando c’è un impegno concreto e una progettualità perlomeno abbozzata.
Lo Zac era affollato da 7.000 tifosi che hanno sostenuto la squadra in un impegno che – sulla carta – si presentava molto più insidioso dell’infausto esordio contro il Monopoli.
Invece, sovvertendo tutti i pronostici, i ragazzi di Brambilla hanno alzato la voce contro un Trapani che sogna la doppia scalata fino alla massima serie, che ha speso cifre importanti sul mercato, strappando alle concorrenti giocatori di rilievo giocando al rialzo in maniera decisa e, forse, spregiudicata.
Lo stesso Lescano, promesso sposo per qualche giorno dei Satanelli, è stato “costretto” ad accettare un’offerta irrinunciabile dei siciliani.
Al termine di una rocambolesca gara, a tempo ormai ampiamente scaduto, è stato proprio lui, Facundo, a punire la sciagurata uscita di De Lucia con un colpo di testa non esattamente imparabile.
Il risultato, quindi, consegna alla storia un solo punticino in due partite, ma certifica quanto sia fallace usare i soli numeri come metro di giudizio.
Eh sì, perché il Foggia non sarà ancora un cigno, ma è certamente lontano dal brutto, bruttissimo, anatroccolo di inizio mese.
Come dicevo alcune settimane fa, scegliere Brambilla – un allenatore che oggettivamente non ha un palmarès significativo in serie C – vuol dire fare una scelta di prospettiva, per certi versi coraggiosa, che ha – però – bisogno di tempo e pazienza per andare a regime.
Non farebbe bene alzare l’asticella delle aspettative già nel corso di questo primo campionato del “nuovo ciclo”, creando pressioni dannose che finirebbero per far danni, alimentando illusioni pericolose.
Il Foggia della prima giornata non è quello che può vincere un campionato, ma è sulla strada per poterlo diventare.
Sempre che si abbia la lungimiranza di far crescere la pianta prima di raccogliere i frutti.
Gli obiettivi ambiziosi si costruiscono con un lavoro costante dove la capacità di correggere gli errori in corsa, di saper gestire le sconfitte più che celebrare le vittorie, sono la chiave del successo.
Non si metta fretta al mister e alla squadra.