Domenica 29 gennaio, dalle 8.00 alle 20.00, nel seggio che sarà costituito presso la Sala “Gabriele Consiglio” della sede storica della Provincia di Palazzo Dogana si svolgeranno le operazioni di voto per l’elezione del nuovo Presidente della Provincia di Foggia.
Al voto saranno chiamati i circa 800 amministratori di Capitanata (Sindaci e Consiglieri Comunali).
È corsa a tre. Il centrodestra propone due candidati: Primiano Di Mauro Sindaco di Lesina appoggiato dalla Lega e Nicola Gatta, presidente uscente, supportato invece da Fratelli d’Italia, Forza Italia e Udc; il centrosinistra ha in Giuseppe Nobiletti Sindaco di Vieste il proprio candidato – sostenuto da Pd, civici, Emilianisti e dal Movimento 5 Stelle.
Strano destino quello delle Province: ente considerato inutile e da smantellare nello scorso decennio, da riorganizzare e ripontenziare nella volontà politica di questi ultimi mesi.
La legge 56/2014 – la cosiddetta legge Delrio – e alcune leggi di regioni a statuto speciale, rispondevano all’idea molto diffusa in quella fase politica che le province fossero enti sostanzialmente da superare. Quella legge aveva definito una disciplina che sarebbe dovuta essere transitoria, in attesa della completa abolizione delle province. La successiva riforma costituzionale Renzi-Boschi avrebbe dovuto prevedere che le città metropolitane restassero gli unici enti di area vasta presenti nel paese, riforma che non è mai entrata in vigore, visto il voto contrario al referendum.
Da quel momento oltre alle province sono “enti di area vasta” le 14 città metropolitane, i 6 liberi concorzi comunali della Sicilia e i 4 enti di decentramento regionale (Edr) del Friuli-Venezia Giulia.
Sono passati 8 anni dal 2014 e la “normativa provvisoria”, seppur con qualche accorgimento, è rimasta invariata e incompleta. Un periodo lungo in cui è diventato evidente come l’indebolimento degli enti di area vasta abbia rappresentato una criticità nel sistema istituzionale locale, soprattutto dal punto di vista finanziario. È alle province e agli enti di area vasta che spetta la gestione delle strade provinciali e la manutenzione dell’edilizia scolastica, ma le risorse a loro destinate dal governo centrale sono state via via sempre minori.
Una parziale inversione di tendenza si è avuta con la legge di bilancio per il 2021 (art. 1 commi 783 e 784) che ha istituito due fondi unici in cui far confluire i contributi e le risorse per questi enti oltre ad aver definito i criteri per la ripartizione delle risorse. Un quadro che è stato confermato, con alcune modifiche, anche con la legge di bilancio 2022.
In questi ultimi mesi sono stati presentati ben quattro Ddl a firma Fi, FdI, Lega, Pd che vogliono dare nuovo vigore alle Province e alle città metropolitane. I provvedimenti presentati riguardano l’elezione diretta del presidente e dei consiglieri provinciali e ulteriori nuove funzioni per gli enti intermedi. A un decennio dalla riforma Delrio, il ruolo delle Province sembra essere tornato prepotentemente al centro della agenda politica nazionale.