Non è mai facile raccontare la morte, farlo senza essere retorici. È ancora più difficile se ti riguarda da vicino, se ti colpisce direttamente. Giacinto Romondia, per tutti Giax, stamattina ha smesso di lottare in una stanza d’ospedale a San Giovanni Rotondo. Non solo era il gigante buono della Curva Nord – che gli ha dedicato parole struggenti e dolcissime – del suo amato Vecchio Regime, ma era un ultras rossonero davvero speciale. Mancherà a tutti. Intanto alla sua famiglia, la moglie, gli adorati figli e i parenti, la sua Vico, gli amici e i fratelli delle Curve rossonere, ma mancherà a tutto il tifo foggiano che oggi unanimemente lo commemora e a tutto il mondo ultrà che in ogni dove, e senza distinzioni di bandiera, lo ha dapprima incoraggiato con post e striscioni, per poi piangerlo come si piange una persona cara, cara a tutti.<
È stato fra i protagonisti dell’Associazione “Basta Abusi”, che ha riunito tantissime Curve italiane, anche le più ideologicamente distanti, per combattere insieme gli stereotipi negativi sul tifo organizzato, gli eccessi repressivi e normativi.
Giacinto ha amato però anche tanto la sua terra, il suo paese, Vico, ed il Gargano, e si è molto prodigato nel sociale come volontario e, per lavoro, come autista soccorritore nella pubblica assistenza.
Avrei tanto ancora da scrivere su Giax, ricordi pubblici e privati, li custodirò nel mio cuore. Tuttavia Seneca scriveva: “Curae leves loquuntur, ingentes stupent!”. I grandi dolori ti rendono muto, e in certe circostanze le parole non bastano, non servono.
Addio Giacinto, gli uomini muoiono, l’esempio che lasciano resta, per sempre.