Solide percezioni. All’indomani della presentazione di Roberto Boscaglia, il popolo rossonero ha potuto raccogliere le prime impressioni sul neo allenatore del Foggia. Un calderone ricco di considerazioni calcistiche, ma soprattutto umane. Il tecnico si è esibito in una delle performance più rare di questo tempo: essere sé stessi.
Un approccio naturale che lo ha portato ad affrontare diversi temi come il concetto di vittoria, ma anche la riscoperta del vivere una quotidianità nuova. “ Penso che a Foggia si possa fare molto bene — sottolinea l’allenatore in conferenza stampa — ma questo non significa solo vincere. Per me vuol dire fare il massimo, divertire la gente, permettere loro di identificarsi con la squadra e viceversa. Questo è quello che mi interessa”.
Un tentativo conclamato di sinergia con la città e i suoi abitanti. “Intendo fare un percorso importante — continua Boscaglia — bello. Voglio farmi conoscere come persona, ma anche vivere Foggia e i foggiani con i loro usi, colori, sapori e odori. Io cerco innanzitutto queste cose affinché si possa lavorare nel migliore dei modi”.
Questo è il vero obiettivo di Boscaglia. Odorare e comprendere l’emotività di un popolo intero e trasferirne le caratteristiche principali in un gruppo in piena costruzione. Un compito arduo, ma fondamentale. Nel quale l’equilibrio (tattico e non solo) dovrà fungere da forza motrice.
“Io credo che la squadra debba avere una fisionomia importante, ma il calcio soprattutto negli ultimi anni ci ha insegnato che non possiamo estremizzare. Questo vale nello sport, ma anche nella vita. Quindi noi non possiamo fossilizzarci su un determinato discorso tattico, perché gli avversari ti studiano bene e possono crearti delle difficoltà. E’ importante allora essere elastici nella nostra fisionomia e saper muovere le pedine anche in maniera diversa. Questo è determinante.”
Equilibrio nel disequilibrio. Il tecnico rossonero ha lanciato un messaggio importante alla squadra, ma soprattutto ai suoi tifosi. Un unico epicentro emotivo capace di scatenare gli animi di una città intera. Un pensiero che l’allenatore ha riassunto in un concetto facile da esprimere, ma difficile da accettare fino in fondo.
“Noi vogliamo fare bene, ma non possiamo guardare troppo avanti. Bisogna pensare partita dopo partita, perché altrimenti disperderemmo soltanto preziose energie. Solo così si possono vincere i tornei o comunque fare bene. A Trapani non siamo mai partiti per vincere il campionato, ma abbiamo raggiunto i risultati perché abbiamo lavorato in questo modo. A me piace l’obiettivo a breve termine, perché così si costruisce quello a lungo termine. E’ una cosa fisiologica”. Insomma, Boscaglia sembra già avere le idee chiare. Un vantaggio silenzioso da non sottovalutare.