30 giugno 1916: Oreste Scillitani è giustiziato sulla sedia elettrica

“I am sorry, gentlemen, that unfortunate man died (referring to McCarthy). He grabbed my gun. I am innocent of the crime of which I am charged. My brains are not right…Goodbye and God Bless you All.” 

Mi dispiace, signori, per la morte di quell’uomo sfortunato (riferendosi a McCarthy). Lui ha afferrato la mia pistola. Sono innocente del crimine di cui sono accusato. Il mio cervello non è a posto. … Arrivederci e Dio vi benedica tutti.”   

Furono queste le ultime parole pronunciate da Oreste Scillitani prima che la sentenza di morte venisse eseguita nella prigione di Sing Sing alle 6:01 del 30 giugno 1916, così come sono riportate dal “The Springfield Daily News del 30 giugno 1916“.

Mi sono imbattuto nella storia di questo mio antenato ricercando su facebook rami di famiglia sparsi nel mondo. Un contatto negli Stati Uniti mi ha permesso di conoscere la triste vicenda di Oreste e del “ramo americano” della famiglia Scillitani. John Scillitani nel suo racconto “Gangster Original”, ha ricostruito con dovizia di documentazione le origini degli Scillitani d’America e a questi documenti mi rifaccio.

Oreste Scillitani nasce a Foggia il 22 ottobre 1890 da Michele (calzolaio) e Angiola Verzicchio.

A fine Novembre 1895 la famiglia Scillitani decide di partire per New York . Oreste (5 anni) si imbarca da Napoli insieme ai genitori, al fratello maggiore, Giovanni Battista (9 anni) e alla sorellina Concettina di appena 1 anno. Sono registrati il 5 dicembre 1895 a Ellis Island, l’isola di arrivo per gli immigrati che giungevano a New Yor, con il cognome “Sullitone” – gli errori di scrittura erano molto frequenti e negli anni il cognome verrà trascritto anche in documenti ufficiali in una miriade di declinazioni diverse. Ad attenderli un cugino di Michele (anche lui con lo stesso nome) che già da alcuni si era trasferito a New York. Vivono al 241 di Mulberry Street la strada “degli italiani” e qui Michele, forse su indicazione del cugino, “gestisce” gli appartamenti che vengono dati in affitto agli emigranti (è facile pensare che l’attività fosse sotto il controllo della “Onorata Società”). Grazie a questa attività la famiglia diventa una delle più influenti del quartiere italiano e gli Scillitani acquistano appartamenti, negozi, sale da biliardo e caffè. Oreste inizia a lavorare a nove anni in uno scatolificio e per questo gli viene dato il soprannome “The Paper box Kid – Il ragazzo delle scatole di cartone” che lo accompagnerà per tutta la vita. Entra ed esce da riformatori e galere americane fin dall’età di dodici anni.

Il 3 maggio 1913, nella sera dell’inaugurazione del Peratto’s Cafè il nuovo locale acquistato dagli Scillitani, uccide, fuori dal locale, John Rizzo altro gangster italiano che gli aveva fatto lo sgarbo di non pagare un revolver che Oreste gli aveva procurato. Gli spari fanno accorrere sul luogo del delitto due poliziotti che a loro volta vengono freddati da Oreste. Inizia una lunga fuga di “The Paper box Kid” che sarà raccontata con grande attenzione dai principali giornali americani. Oreste decide di consegnarsi alla polizia dopo sei settimane di inutili ricerche in quella che fu definita “la più grande caccia all’uomo mai organizzata a New York”. Il processo, sotto i riflettori della stampa, si conclude con la condanna a morte nel penitenziario di Sing Sing.

Ma Oreste non smette di “stupire”. Pochi giorni prima della esecuzione riesce ad entrare in possesso di un’arma (forse procurata dal fratello Giovanni Battista), uccide una guardia (il McCarthy della cui morte si scusa nell’ultima frase pronunciata) e fugge dal Braccio della Morte, unico detenuto ad esserci riuscito. Sarà riacciuffato, ferito, dopo poche ore di latitanza. La sua vita si concluderà sulla “Old Sparky” – il nomignolo con il quale i detenuti chiamavano la sedia elettrica – alle ore 6:01 del 30 giugno 1916.

Una storia ricca di colpi di scena e di avvenimenti che sicuramente merita di essere raccontata, si potrebbe scriverne un romanzo, chissà, quasi quasi ci penso!

fonte: http://www.gangsteroriginal.com/