La CNN si occupa della mafia foggiana: la traduzione integrale del servizio

Ben Wedeman corrispondente senior della CNN ha realizzato un servizio sulla mafia foggiana a testimonianza della gravità del fenomeno.

Abbiamo ritenuto interessante riportare tradotto in italiano, il testo integrale del servizio

BEN WEDEMAN, CORRISPONDENTE SENIOR INTERNAZIONALE CNN: “Sono sempre stato lontano da qui perché mi rende amareggiato”, a parlare è l’imprenditore Lazaro Dauria .

Due anni fa, tre dei suoi camion e altre attrezzature sono stati dati alle fiamme dopo aver detto no ai boss della mafia qui a Foggia nella provincia meridionale italiana, gli veniva chiesto un pizzo, termine in gergo che indica “protezione”, di più di $ 200.000 all’anno.

Dauria ora vive sotto la protezione della polizia 24 ore su 24. Dice che a Foggia pagare il pizzo è ancora la regola. Ma il cambiamento è in corso.

La popolazione comincia a capire che non si dovrebbe pagare”, dice Dauria.

È in atto una guerra di  mafia. La polizia sospetta che fosse la mafia dietro 11 incendi dolosi e attentati dinamitardi di gennaio scorso contro imprese, tra queste quella della fiorista Anna Apile, la cui attività è fuori dal cimitero di Foggia, il più grande della provincia.

Da allora lei e i suoi figli hanno risistemato il danno ricevuto.

WEDEMAN (voce fuori campo): “Nessuno ci ha mai chiesto di pagare nulla“, insiste Anna.

La mafia foggiana è davvero un insieme di crimini come se fossimo in guerra

Le famiglie (mafiose) vivono di estorsioni, droga e contrabbando di armi.

Una delle caratteristiche della mafia foggiana è la sua estrema violenza”, dice il capo della polizia, Paolo Sirna . Ci sono state otto guerre di mafia nella città di Foggia.

Negli ultimi anni, le autorità si sono rese conto della crescente minaccia della criminalità organizzata in questa parte relativamente povera e sottosviluppata del paese.

Eppure i loro sforzi sono spesso ostacolati dall’omertà, la legge del silenzio che vige nell’Italia meridionale.

La paura e la lealtà alle famiglie assicurano che molti residenti non vedano e non dicano nulla, quando le autorità vengono a fare domande.

Nel principale mercato all’aperto di Foggia, le nostre domande sulla mafia vengono respinte.

No, queste cose non le sappiamo”, mi dice. “Non c’è mafia”, dice quest’uomo.

Ma le crepe nel muro del silenzio iniziano a farsi vedere, grazie a pochi coraggiosi.

Daniela Marconi è la leader di Libera, un gruppo antimafia. Suo padre, funzionario del ministero delle finanze, è stato colpito a bruciapelo 26 anni fa. Stava indagando su attività commerciali dubbie. Il suo assassino non è mai stato trovato.

Più è diventata attiva (nella lotta alla mafia), più gravi sono diventate le minacce contro di lei.

Ho ricevuto lettere anonime”, dice Marconi, “alcune davvero minacciose. il tono era sempre, fatti gli affari tuoi, cambia città, vai a vivere da qualche altra parte“.

Alcuni boss mafiosi sono stati messi dietro le sbarre, ma questo potrebbe non bastare”, avverte il Procuratore capo di Foggia Ludovico Vaccaro.

Purtroppo, la prigione è molto porosa”, mi dice. “C’è molta osmosi tra dentro e fuori. La prigione non assicura un’interruzione della attività criminale”.

Qualcuno ha sparato un proiettile alla finestra di una delle attività di Alessandro Zito, dopo che si era rifiutato di pagare il pizzo. Lasciò Foggia con la sua famiglia, temendo per la propria vita.

Oggi è tornato in città un membro di un nuovo gruppo di uomini d’affari, che ne ha abbastanza delle estorsioni.

«La società civile sta cambiando», dice “perché la gente è stanca, perché la situazione non è più vivibile”.

In serata, ci uniamo alla polizia di pattuglia. Dopo la serie di attacchi di gennaio, i posti di blocco sono diventati una vista frequente in città.

La lotta contro la mafia qui è appena iniziata

Ben Wedeman, CNN, Foggia, Italia meridionale.