Digitale terrestre: fine dei giochi per le realtà locali?

Il 7 e 8 aprile bisogna risintonizzare i televisori in provincia di Foggia

Definito dal MISE il calendario di dettaglio del refarming tv di Puglia, Basilicata e Calabria

Tabella tratta da aeranticorallo.it

Il 18 marzo si è tenuta la riunione del Ministero dello Sviluppo Economico con le emittenti televisive per illustrare il calendario delle procedure per lo spegnimento degli impianti in Puglia e altre regioni meridionali.

La provincia di Foggia sarà la prima a partire dal 7 aprile, Gargano nord. Il giorno 8 toccherà al Capoluogo e ai rimanenti comuni.

Sarà necessario, quindi, risintonizzare i televisori per continuare a seguire le emittenti locali.

Non si tratta di una semplice modifica tecnica. Infatti, cambierà la numerazione dei canali (Lcn) di buona parte delle emittenti secondo una nuova numerazione stilata in base alla posizione in graduatoria e ai successivi aggiustamenti.  

Nuova numerazione visibile in Puglia e Basilicata
Nuova numerazione visibile solo nelle province di Bari, Brindisi e BAT

Salgono anche in maniera significativa gli oneri per mantenere il diritto a trasmettere su una delle due reti residue.

Per quella di primo livello, che copre Puglia e Basilicata, gestita da RaiWay, la base di negoziazione nella fase iniziale è stata fissata a 120.000 euro per ogni Mbit, con un minimo non derogabile di 1,5 Mbit; quindi: 180.000 euro annui, più Iva.

Più accessibili i costi per le emittenti che a settembre hanno scelto di concorrere per la sola rete di secondo livello, gestita da Delta Tv. In questo caso, la base ante negoziazione è fissata a 30.000 euro, oltre Iva, per Mbit; il minimo, sempre 1,5 Mbit, scende a 45.000 euro. Un notevole risparmio, certo, ma con un non trascurabile dettaglio: la copertura è limitata alle sole province di Bari, Brindisi e Bat; esclusi, quindi, i territori di Foggia, Lecce, Taranto e l’intera Basilicata.

Per le televisioni “Commerciali” rimangono in vigore i limiti standard per l’affollamento pubblicitario, mentre le tv “Comunitarie” a fronte di una riserva di graduatoria che ne ha favorito la collocazione sono costrette ad accontentarsi di un 5% di tempo da riservare agli spot; 3 minuti per ogni ora.

Nel complesso, quindi, il “refarming” non è una semplice rivisitazione tecnica del comparto, ma rappresenta un punto di svolta per il panorama della televisione locale in Italia sul digitale terrestre.

Un tale contesto rende economicamente insostenibile per emittenti cittadine o provinciali la rete di primo livello, soprattutto per le “comunitarie” che subiscono anche la limitazione del tetto più basso per l’affollamento pubblicitario.

Qualche spiraglio in più c’è per chi ha optato per la graduatoria relativa alla rete di secondo livello, ma in Puglia questo si paga con la presenza nella sola zona centrale della regione.

Poco sposta la presenza di contributi statali che coprono solo una parte di tali costi a fronte di impegni non marginali inerenti l’occupazione di risorse e la programmazione del palinsesto.

Anche dalla fase di negoziazione, infine, si può ricavare uno sconto sul prezzo, ma non tale da bilanciare i pesantissimi oneri aggiuntivi imposti.

In tale situazione, solo le emittenti di respiro regionale possono trovare spazio per coprire con robusti introiti pubblicitari i costi di gestione che si collocano su livelli oggettivamente impossibili per un bacino di riferimento ridotto a una provincia o, peggio, a una città.

Aggiungiamo anche le difficoltà legate al contesto storico attuale, fra una pandemia irrisolta e una guerra sul territorio europeo, e comprenderemo perché il refarming ormai alle porte rappresenti di fatto la pietra tombale per la televisione digitale locale così come eravamo abituati a pensarla dalla metà degli anni settanta fino ad oggi.

Qual è la situazione in provincia di Foggia? A meno di dieci giorni dal primo switch, il quadro per le emittenti di Capitanata dovrebbe essere, salvo sorprese, il seguente:

  • Teleblu e Teleradioerre non sono assegnatarie di nuove frequenze  
  • Telefoggia spegnerà il 7 e 8 aprile il proprio mux e riprenderà il giorno 11 con il nuovo Lcn 88 nelle province di Bari, Brindisi e BAT
  • FoggiaTv conserva il canale 99

In ogni caso, gli utenti dovranno procedere con la risintonizzazione dei loro apparecchi televisivi.

Possibili soluzioni “politiche” dell’ultimo minuto non sembrano percorribili visto che non ci sono stati ripensamenti nelle aree che sono state già interessate a tali modifiche.

Anche le alternative tecniche come l’utilizzo dell’Hbbtv, il cui costo per l’emittente oscilla fra i 300 e i 350 euro mensili per un canale nazionale, non sono una soluzione convincente. Solo una parte degli smart tv possono utilizzarla, purché siano connessi a internet. In più, la tecnologia in questione è poco conosciuta dall’utente medio, quello tradizionalmente legato al digitale terrestre, richiede di passare attraverso un “canale madre” che ne diffonda il segnale ed è, in definitiva, molto più complicata, ad esempio, dell’utilizzo di YouTube che sui televisori predisposti all’Hbbtv ha spesso un apposito tasto dedicato.

In definitiva, fra graduatorie che hanno falcidiato presenze storiche, canoni oggettivamente insostenibili e territori esclusi dal perimetro delle reti relativamente più economiche, ci avviamo ad assistere a un rapido “fine delle trasmissioni” per un settore importante dell’informazione locale foggiana, con relativi problemi occupazionali connessi.

Magari l’argomento avrebbe meritato una maggiore attenzione quando sarebbe stato ancora possibile trovare delle soluzioni, ma anche questo è un segno dei tempi.
Signore e signori, buonanotte.