Anastasia e Paola: il nostro lungo viaggio fino alla frontiera per mettere in salvo neonati, anziani e disabili

È una storia che merita di essere raccontata quella di Anastasia e Paola, in viaggio verso il confine ucraino per mettere in salvo vite umane. Loro, motivate da grande spirito di altruismo ed amore per l’altro, stanno partecipando in queste ore ad una missione umanitaria organizzata dalla associazione Ser Molfetta per salvare dalla guerra un gruppo di profughi ucraini affetti da disabilità.

Anastasia Lombardi ha 30 anni, è originaria della Bielorussia e presta servizio come infermiera presso la Asl di Bari, è ormai in Italia da quasi vent’anni e parla molto bene la lingua russa. Martedì scorso, terminato il turno nell’hub Fiera per le vaccinazioni, ha deciso di unirsi al gruppo di Don Gino Samarelli per andare a prendere donne, bambini, e anziani, in fuga dalla guerra in Ucraina e portarli al sicuro in Italia. Ieri, nella in tarda serata, il rientro a Molfetta.

Ho parlato con loro in lingua alla dogana ungherese  – racconta Anastasia mentre è di ritorno in Puglia – sono tornata alle mie origini, tutti hanno lasciato lì qualcuno che vogliono riabbracciare al più presto, sperano di rivedere i loro cari. Non ho avuto un attimo di esitazione, ho subito accettato l’invito della dottoressa Coluccia – aggiunge è un’esperienza forte ma sono contenta di averla vissuta”. A bordo del pullman su cui ha viaggiato l’infermiera ben quaranta persone, di cui sei non vedenti e undici ipovedenti. Tra loro anche una neonata di 9 mesi, un anziano di 80 anni e tre cani. Con l’infermiera, anche Paola Coluccia, 62 anni, cardiologa in pensione, impegnata prima in attività di contact tracing e dopo nella campagna vaccinale dall’inizio della pandemia Covid ad oggi. “Del primo incontro con i profughi racconta Coluccia – ricordo gli occhi lucidi delle donne e dei bambini infreddoliti. Sono stata io la prima a farli salire sul nostro mezzocontinua la dottoressaabbiamo verificato lo stato di salute ed eseguito i primi tamponi, oltre a far sentire il più possibile la nostra vicinanza”.