Emergenza ordine e sicurezza nelle carceri. Foggia, Lucera e San Severo in protesta lunedì

Con un documento congiunto, sottoscritto e condiviso con le sigle sindacali del territorio (SinaPPe, UilPA, Fns Cisl, Uspp, Fsa-Cnpp, Cgil FP) e sottoposto alla Prefettura di Foggia e a tutti gli organi di sicurezza territoriali, il Sindacato autonomo della Polizia Penitenziaria regionale, provinciale e locale (OSAPP), stanco di restare inascoltato, sceglie di scendere in piazza per manifestare contro lo stato di abbandono in cui versa il sistema carcerario italiano, con particolare riferimento alla situazione emergenziale delle case circondariali di Foggia, Lucera e San Severo. Problematiche che si trascinano da troppo tempo e per le quali il Sindacato Autonomo Territoriale OSAPP, da sempre sul fronte dell’emergenza, informa la Prefettura di condividere collegialmente lo stato di agitazione con tutti gli organi a tutela dei diritti dei lavoratori della Polizia Penitenziaria.

CARCERE DI FOGGIA

Con la presente”, si legge nella nota congiunta firmata Osapp, “si proclama lo stato di agitazione, riservandosi ulteriori azioni di lotta sindacale in ambito regionale”. La manifestazione si terrà lunedì 7 marzo prossimo a partire dalle 10:00 dinanzi alle tre case circondariali di Foggia, San Severo e Lucera.

Il Sindacato, intanto, riassume in cinque punti le problematiche che ruotano attorno al sistema carcerario:

Le motivazioni alla base dello stato di agitazione:

Strutture al collasso: gli Istituti Penitenziari di Lucera-Foggia e San Severo e relativi Nuclei traduzioni ai limiti del collasso, con carichi di lavoro non più fronteggiabili con gli attuali organici, ben al di sotto delle piante organiche già sottodimensionate e falcidiate dalla Legge madia, con inevitabili ripercussioni sulle pessime condizioni lavorative ed organizzative dei poliziotti penitenziari.

Carenza di organico: la carenza di organico, cui prova a far fronte, l’Amministrazione con un esorbitante ricorso al lavoro straordinario (talvolta fino a 50 e oltre ore lavorative mensili), senza nemmeno la necessaria copertura finanziaria. Una condizione diventata ormai “la regola” per fronteggiare la costante emorragia di personale e l’esponenziale aumento dei carichi di lavoro.

(La Regione Puglia può ospitare a pieno regime strutturale 2284 detenuti mentre allo stato ne ospita circa 3500 e registra una carenza negli organici di 300 unita, Foggia , Taranto e Bari come in tutti gli istituti della regione Puglia mancano uomini mezzi e risorse).

Stress del personale di lavoro: il Personale di Polizia Penitenziaria è sempre più spesso costretto a ricoprire più ruoli di servizio contemporaneamente, con evidenti ed inevitabili ripercussioni sullo stress lavoro-correlato. I poliziotti, sempre più spesso costretti ad espletare turni di servizio superiori alle 9 ore di lavoro, finanche nei delicati servizi di piantonamento nei reparti ospedalieri, con mancato rispetto dei tempi di recupero psicofisico.

Rischio quotidiano per l’incolumità del personale in servizio: le aggressioni costanti da parte dei detenuti alla Polizia Penitenziaria è diventata una situazione volontariamente ignorata dal ministero, incapace “e noi aggiungiamo che non vuol essere risolta né sul piano della sicurezza ne suo paino della normativa con l’inasprimento delle norme disciplinari dell’ordinamento penitenziario ne con l’inasprimento delle norme penali”.

Strutture fatiscenti: l’assenza di manutenzione delle strutture e dei fabbricati, con settori e servizi dichiarati inagibili da tempo e non ripristinati.

In questa ottica l’Osapp – con il Segretario nazionale aggiunto Pasquale Montesano, il portavoce regionale Ruggiero Damato, provinciale Roberto Tricarico e locale Michele Giorgio – lancia un grido d’allarme al Ministero della Giustizia ed al Sottosegretario Paolo Sisto perché si intervenga in tempi rapidi. “Non c’è più tempo”, sottolinea Ruggiero Damato, “bisogna intervenire e subito perchè oggi Foggia è terra di nessuno”. Il Segretario regionale del sindacato, è tornato a farsi sentire anche grazie ad un incontro in presenza tenutosi dieci giorni fa con il Prefetto di Foggia Carmine Esposito a cui ha preso parte anche la Dottoressa Carrieri, Magistrato di Sorveglianza presso il Carcere di Foggia.

Nella video denuncia Ruggiero spiega senza riserva alcuna le ragioni alla base della protesta Servono uomini! Lo Stato oggi ha il dovere di reagire e può farlo solo intervenendo, anche per per consentire alla stragrande maggioranza dei detenuti che voglio seguire il proprio regime carcerario a reinserirsi nel tessuto sociale”.

Il video

Carcere di Foggia senza un Comandante

Con SinaPPe, UilPA, Fns Cisl, Uspp, Fsa-Cnpp, Cgil FP faremo sentire la nostra voce per chiedere maggiori attenzioni agli organi di Giustizia“, aggiunge la nota dell’Osapp locale, che accende le attenzioni soprattutto sulle condizioni emergenziali della Casa Circondariale di Foggia dove “al danno si aggiunge la beffa!”. Da quasi due anni, infatti, la struttura è priva di un Comandante fisso, vi attualmente un Comandante pro-tempore, costretto a svolgere diversi incarichi senza poter garantire la sua continuità al personale che chiede di avere una persona di riferimento. “Si attendeva che il Dipartimento indicasse un nuovo Comandante ma ad oggi – spiega il Responsabile locale OSAPP Michele Giorgio “a distanza di quasi due anni, nulla è cambiato e ci troviamo ancora fare i conti con l’assenza di un posto di comando in una struttura che già vive dei gravissimi problemi organizzativi. Non è pensabile che non ci sia stata ancora alcuna risposta dai vertici per restituire al personale della struttura penitenziaria di Foggia una figura di riferimento. Una condizione di gravissima precarietà”, chiude il Segretario Locale che ritiene indispensabile un intervento immediato dei vertici dell’Amministrazione Penitenziaria.

La situazione è in crescente peggioramento e potrebbe implodere da un momento all’altro, lunedì sarà l’occasione per dare ascolto ad una delle emergenze più importanti ed irrisolte in Italia. Una situazione quella del “Pianeta Carceri” – e di chi ci lavora – che sta attraversando il suo momento più buio. Il suo più difficile periodo nella storia della Repubblica Italiana.