L’ultimo tè di Rosanna

Manca ancora un quarto d’ora alle 16, ma il piazzale antistante il Santuario dell’Incoronata è già affollato. Parcheggio in fondo, dopo l’ultima macchina e, prima di avere il tempo di scendere, ci sono già altre vetture che arrivano e si sistemano ancora dopo.
C’è anche un pullman di lato con dei ragazzi.

Sul sagrato ci sono capannelli di persone. Silenziosi, composti; sguardi che s’incrociano alla ricerca di occhi noti sopra le mascherine.

Salgo qualche scalino e mi fermo.

Aspetto.

Mi raggiungono Mattia e Sabrina. Occhiali scuri, come tanti, anche se il sole non c’entra nulla.

C’è vento, però, come sempre all’Incoronata.

Cinque minuti alle 16: arriva Rosanna.

Non mi sorprende, è sempre stata puntuale. Dalla macchina che segue scendono Dino e Simone. I due si avvicinano agli uomini in divisa scura e guanti bianchi e scambiano alcune parole.
Il ragazzo fuma, guarda dentro la macchina dai grandi vetri, si muove rapido. Butta la sigaretta e sale le scale per entrare in Chiesa.

Il vento, intanto, continua a buttare giù i vasi messi segnare l’immaginario corridoio.

Sono le 16.

Rosanna esce dall’auto sorretta dagli uomini in nero, chiusa in quell’inaccettabile abito di legno chiaro.

È sobrio, però, ha stile; lo avrebbe approvato anche lei. Forse…
Passano accanto a noi e il sorriso di Rosanna sembra voler uscire dalla foto posta sopra il feretro; entrano e noi con loro.
La Chiesa è piena. Oltre ai banchi, tutti occupati, gente in piedi a riempire ogni angolo, anche sopra.
Grande ordine, compostezza, silenzio.
Dietro l’altare i ragazzi hanno collocato due striscioni bianchi con delle scritte colorate e un disegno.
Comincia la funzione.

Arriva il momento dell’Omelia. Le parole del Celebrante sono intense, scavano nell’animo dei presenti, muovono ricordi, aprono ferite e un po’ le curano. Certamente, non sono scontate, di maniera. Rosanna ha lasciato il segno anche in lui che pure l’ha conosciuta solo nel tempo del dolore e della lotta.
L’emozione cresce d’intensità, è palpabile.
Salgono i ragazzi. Quelli della quarta, della quinta. I suoi.

Sono belli, teneri nelle loro espressioni, sinceri.

Il primo comincia senza togliere la mascherina; la voce non arriva chiara. Si avvicina una compagna e gli fa notare la cosa. Il ragazzo si tace, la toglie, la sistema sul braccio, riparte.

Poi è il turno della collega. La voce non è ferma come quella degli allievi; la commozione vince, turba la lettura. Arriva alla fine anche lei, nonostante le lacrime.

Tocca a Simone, il figlio di Rosanna. La sua luce.
Il ragazzo è forte, deciso. Ricorda la mamma quando sul palco del Giordano sfidò la sua stessa malattia chiamandola per nome e incoraggiando chi, come lei, la stava combattendo.
Lui fa lo stesso. Invita tutti a non abbattersi, a sorridere. Come avrebbe fatto Rosanna.
Non ha preparato nulla, ma legge un post scritto da uno studente di qualche anno fa che interpreta bene il suo stato d’animo.

Alla fine, l’applauso che libera il dolore e accompagna l’abbraccio, lungo e commosso, con il papà.
Sì, anche con Simone, Rosanna ha fatto un bel lavoro.

La cerimonia è finita, tutti fuori ad aspettare per l’ultimo saluto la bara con la foto.
Esce, i suoi ragazzi fanno volare i palloncini bianchi. Salgono tutti verso il cielo.

Solo Simone continua a stringere i suoi, quelli con la dedica alla mamma, e li porta con sé fin giù alle scale. Sistemano Rosanna nella macchina, abbassano il portellone.

Ora li può lasciare e loro volano alti ad aspettarla.

Manca un quarto alle 18.

Dino si volta, stringe le mani in alto e saluta: “Vi voglio bene!”, dice con voce chiara.

Ora è davvero finito tutto.

L’ora del tè, quella che la Prof aveva voluto come titolo del suo programma, è passata da un pezzo.

La macchina dai grandi vetri si avvia lenta all’uscita portando con sé l’ultimo sorriso di Rosanna.

A noi restano le lacrime.

Sipario.

5 commenti

  1. Le tue parole hanno infranto le nostre emozioni
    e ci hai fatto sentire come i nostri cuori…Spezzati.

  2. Grazie per questa cronaca di un pomeriggio, epilogo di un dolore che rimarrà per sempre nel cuore di ciascuno di noi. La persona speciale, fantastica che era Rosanna ha mosso tanta gente che era lì per darle il saluto, per tributarle il giusto commiato, e per testimoniare alla famiglia la partecipazione e l’amore. Rosanna sarà sempre in noi, anche a sipario calato.

  3. Non c’ero perché lontano, ma il tuo racconto mi ha fatto essere lì con voi. Cordoglio alla famiglia.

  4. Carissima Rosanna, tu per prima conoscerti i miei figli, hai giocato con loro li insegnasti a tenere la penna in mano e a coccolarli come tu sapevi fare con dolcezza, ora non ci sei più con noi , ma io mi ricorderò sempre la persona inlligente fine e cordiale con tutti, ora so come sarà quando alzerò gli occhi che ci sei tu nel mondo migliore che tutti speriamo ci sia. Arrivederci cara.

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