Il Foggia non sa più vincere. E’ questo il cinico esito che ha registrato il bollettino rossonero delle ultime gare di campionato. Un risultato che ha delineato una realtà fin troppo chiara: tre sconfitte con otto gol subiti e solo tre segnati. Dati del tutto anomali per una squadra che solo un mese fa viaggiava su velocità d’alta classifica. Poi sono arrivati i cosiddetti “incidenti di percorso” e i problemi scaturiti non sono stati pochi.
E’ iniziato tutto con la lunga sosta causata dal Covid-19 e i relativi contagi che ha fatto registrare. Una difficoltà che naturalmente non ha riguardato solo il Foggia, ma che in questo caso specifico ha interessato proprio uno dei principali punti deboli della rosa: l’unicità dei suoi titolari. Le ultime tre gare hanno evidenziato diversi problemi che hanno aperto un lungo dibattito tra il popolo rossonero, ma forse questo è stato l’unico punto su cui abbiano collimato le tesi più disparate.
Una realtà che ha spinto Zeman a compiere scelte poco congeniali e talvolta quasi estreme. Decisioni che non hanno portato al risultato sperato, ma sicuramente hanno acceso un faro sul vero momento che sta vivendo la ciurma rossonera. La quale ha dovuto fare i conti anche con squalifiche e infortuni. Già, proprio loro. Una costante che dalle parti dello Zaccheria ha incominciato a mostrare i segni più evidenti. Le ultime tre partite hanno visto una panchina rimaneggiata e affollata dal solo silenzio della lunga lista di indisponibili. Dagli otto giocatori a disposizione contro il Latina ai sei della sfida con il Potenza. Nel mezzo i cinque calciatori seduti alle spalle di Zeman, durante la gara di Castellammare di Stabia.
Una difficoltà oggettiva che ha superato qualsiasi idea tattica e logica calcistica. Il ché ha portato Zeman a fare di necessità virtù e di conseguenza a puntare tutto e subito sui calciatori appena arrivati dal mercato. La partita del “Viviani” ha visto giocare l’intero pacchetto dei nuovi acquisti o quasi. L’unico escluso è stato Giuseppe Nicolao, rimasto in panchina. Una ventata d’aria nuova che non ha però portato quel brio di vivacità utile per agguantare la vittoria finale. Un esito che ha infervorato ancor di più il popolo rossonero, rimasto scottato dall’ennesima sconfitta di questa ripresa di campionato.
Insomma, la situazione non è delle migliori, ma in casa Foggia è arrivato il momento di svoltare o quantomeno provarci nel miglior modo possibile. Nel post gara di Potenza, il tecnico boemo ha dichiarato: “Non sono preoccupato, perché la squadra cerca sempre di giocare. Una cura? Io non devo curare nessuno. Dobbiamo cercare di continuare a giocare per fare risultati che in questo momento non sono ancora arrivati. La squadra però ci sta andando vicino”. Un concetto che ha ribadito anche nella conferenza stampa di questa mattina.
La speranza del popolo rossonero è che Zeman abbia ragione ancora una volta. Questo è il vero propellente emotivo che continua a muovere la nave rossonera. La quale ora si appresta ad affrontare il primo derby della seconda parte di stagione contro la Fidelis Andria. Una sfida che vedrà il ritorno in campo di Davide Petermann, dopo la lunga squalifica di tre giornate. Un rientro consolatorio quanto fondamentale anche per lo stesso Zeman.
Il quale non ha mai fatto a meno del suo metronomo di centrocampo. L’unica eccezione è stata fatta nella gara Foggia – Paganese (3-0). Una scelta non voluta, ma obbligata dai problemi muscolari che avevano colpito il centrocampista. Da quel giorno Petermann non è più uscito dal terreno di gioco. Almeno fino al momento dell’espulsione rimediata con il Monterosi allo Zaccheria. L’ultimo stadio in cui i satanelli sono riusciti a racimolare punti e dal quale dovranno ripartire per ritrovare la vittoria. Una gioia che in casa rossonera manca dall’11 dicembre 2021: Foggia-Virtus Francavilla (1-0). Un altro derby. Vincere domani rappresenterebbe la chiusura di un cerchio nel quale imprigionare uno dei momenti più difficili del presente rossonero.