UPB boccia i criteri di ripartizione dei fondi del PNRR per gli asili nido. Il Sud rimane sempre più indietro

L’Ufficio parlamentare di Bilancio (UPB) in uno studio pubblicato il 20 gennaio boccia i criteri di ripartizione dei fondi previsti dal PNRR agli asili nido così come sono stati formulati nel bando in attuazione del decreto del Ministro dell’Istruzione n. 343 del 2 dicembre 2021. (Lo studio completo lo trovi qui ndr)

L’obiettivo primario di questa linea di intervento è la realizzazione di circa 265.000 posti necessari a garantire, entro la fine del 2025, il superamento dell’obiettivo europeo del 33% di copertura della popolazione nella fascia 0-36 mesi. Il Decreto ministeriale individua gli importi dei finanziamenti, determina la pre-allocazione delle risorse tra le singole Regioni sulla base di criteri in qualche misura collegati con l’obiettivo primario dell’intervento e individua i criteri di valutazione“, si legge nell’analisi dell’UPB.

Le modalità con cui viene stabilita la pre-allocazione regionale presentano diverse criticità“, precisa il documento.

“Il criterio relativo al gap territoriale nella dotazione degli asili nido è criticabile sotto due profili: a) i divari regionali non vengono misurati rispetto all’obiettivo del 33 per cento (che è, peraltro, riconosciuto come LEP dalla normativa nazionale) bensì rispetto al livello massimo della dotazione misurato a livello regionale (che corrisponde al caso della Valle d’Aosta); b) i divari nella dotazione di asili nido sono misurati a livello di territorio regionale, determinando un effetto compensazione nell’ambito regionale tra Comuni che hanno raggiunto l’obiettivo e quelli che ancora non lo hanno fatto, creando così una disparità tra Comuni con lo stesso livello di copertura ma situati in regioni con tassi di copertura differenti”.

Cerchiamo di fare chiarezza.

Sulla base degli obiettivi europei di Barcellona, asili nido, servizi e scuole per l’infanzia devono essere offerti almeno al 33% dei bimbi sotto i 3 anni e al 90% dei bambini tra 3 e 5 anni. In Italia l’attuale offerta di asili nido vede in testa la Val d’Aosta (43,9%) seguita dall’Umbria (43%), Emilia-Romagna (40,1%), Toscana (37,3%). Le altre regioni del Centro Nord si collocano intorno al 33%, mentre quelle del Sud sono in fondo alla classifica (Basilicata 20,5%, Puglia 18,9%, Sicilia, Calabria e Campania poco sopra il 10%. La Sardegna è l’unica tra le regioni del Sud ad offrire un servizio di asili nido a ben il 29,6% dei bambini 0-3 anni.

Quello che l’Ufficio parlamentare di Bilancio evidenzia è che nei criteri con cui si sono pre allocati i fondi per gli asili nido, non si è tenuto conto dell’obiettivo del 33% come target da raggiungere, bensì del livello di offerta di posti negli asili nido offerti dalla più virtuosa delle regioni italiane, la Val d’Aosta che, come detto, offre questo servizio al 43,9% dei bimbi residenti.

Questo cosa determina, in soldoni?

Avendo come parametro il 43,9% della Val d’Aosta, accade che le regioni del Centro-Nord d’Italia che già superano la soglia del 33% o vi sono vicine, ottengono una pre-allocazione di fondi superiore rispetto a quello che avrebbero se l’obiettivo fosse rimasto al 33%. Ovviamente questa ripartizione penalizza le regioni del Sud.

Inoltre c’è un secondo aspetto ancor più evidente (a nostro avviso) di come il Sud venga penalizzato in questa ripartizione dei fondi del PNRR per gli asili nido. Il decreto tiene conto dei dati demografici previsionali Istat per il 2035. I numeri dell’Istat che forniscono un quadro al Sud in forte decrescita per emigrazione e per peggiori condizioni economico/sociali, fotografano quella che sarà la situazione demografica fermo restando le condizioni generali di partenza, quelle di oggi.

Se queste cambiassero (in meglio), anche i numeri sarebbero diversi.

In pratica il Governo (dei migliori) sembra avvertici: sappiamo già che la situazione per il Sud non cambierà, che la popolazione giovane continuerà ad emigrare e che nasceranno sempre meno figli. Destiniamo meno soldi agli asili del meridione che resterebbero vuoti e li investiamo altrove.

Povero Sud, il tuo destino è già scritto.

Meno male che i fondi del PNRR dovevano servire a superare i gap territoriali!