Davide Di Stasio: ritorno al futuro

Il racconto dell’incredibile rinascita sportiva di una promessa del calcio foggiano

Ci sono storie nel calcio che è bello raccontare, soprattutto se sono a lieto fine, soprattutto quando hanno come protagonista un giovanissimo ragazzo che, grazie al suo talento, alla sua forza, alla fiducia nei suoi mezzi e ad una smisurata passione per il suo ruolo in campo, è riuscito a venire fuori alla grandissima da un periodo nero, un tunnel dal quale pochi sarebbero usciti indenni.

E sì, parafrasando Luca Carboni, ci vuole proprio un fisico bestiale per resistere agli urti della vita, e Davide Di Stasio, portiere classe 2001 del Vastogirardi (serie D – girone F), dopo le sue disavventure in rossonero nello scorso anno, ha dimostrato davvero di averlo, e di avere anche una grande forza interiore e una volontà che lo ha portato, oggi, ad essere sicuramente uno fra i migliori interpreti del suo ruolo in tutta la serie D nazionale.

Ma cominciamo dall’inizio. 

Davide nasce a Venosa, da padre foggiano, e già all’età di 5 anni sente una passione irrefrenabile per il calcio e per il ruolo di portiere. Presto si trasferisce a Foggia con suo fratello Sergio [anche lui calciatore n.d.r.], dove risiede tutt’ora, e dove impara ad amare anche il Foggia, la squadra del cuore di suo padre, che non manca mai di accompagnare allo Zaccheria a godere delle imprese dei satanelli.

A Davide il calcio piace vederlo, sì, ma soprattutto giocarlo. Così comincia tutta la trafila dalle varie scuole calcio fino ai giovanissimi del Foggia, allenati allora da Luigi Agnelli, dove arriva nel 2015, proprio mentre un certo De Zerbi cominciava a riportare in Capitanata il grande attaccamento per i colori rossoneri. Davide è nato per fare il portiere, ha qualità, e non tarda ad arrivare ad essere prima titolare della Primavera di mister Pavone, nel campionato nazionale Primavera 2, poi terzo portiere in prima squadra (serie B 2018/19) con Grassadonia, a poco più di 17 anni.

Purtroppo, quel Foggia non solo retrocede, ma fallisce e deve ricominciare tutto daccapo.

Davide, che successe quell’estate quando il Foggia rischiò addirittura di sparire?

Ci fu grande delusione in tutti noi, come calciatori e, nel mio caso, pure come tifoso. Dovevo pensare però alla mia carriera, e cominciai la preparazione nel Brindisi, prima di essere chiamato a Bari. Rimasi però una sola settimana in biancorosso, perché nel frattempo il Foggia era stato acquistato da Felleca e il DS Corda mi chiamò per il ritiro di Campitello Matese. 

Che sensazione avesti del nuovo corso del Foggia e del ruolo che avresti avuto in quella stagione?

Mi accorsi che c’era grande fiducia in me e che avrei potuto fare bene, anche se sapevo che sarebbe arrivato un portiere titolare d’esperienza [arrivò Fumagalli n.d.r.]. L’occasione per farmi valere l’ebbi subito all’esordio in Coppa, a Brindisi, quando vincemmo segnando a pochi minuti dalla fine, dopo che riuscii a tenere inviolata la porta con diversi interventi che in tanti giudicarono decisivi.

Ed io fra questi. Che campionato fu quello Davide per te, almeno fino a quando non fu interrotto?

Fu un campionato in crescendo. Ricordo momenti difficili come a Gravina, proprio quando esordii in campionato sostituendo Fumagalli, espulso a un quarto d’ora dall’inizio, dove perdemmo sotto una fitta pioggia per 2-0.

Ricordo, come ricordo che le tue parate furono decisive per non uscire dal campo con un risultato tennistico.

Grazie, in effetti diedi il meglio che potetti in quella partita, ma perdemmo ugualmente. Altri risultati deludenti ci portarono all’incontro casalingo contro il Cerignola sotto una pesante contestazione. Ma quella vittoria per 2-1 diede il la ad una rimonta in classifica esaltante che, ne sono certo, ci avrebbe portato d’abbrivio a vincere sul campo quel campionato. Eravamo carichi e convinti di poterla spuntare sul Bitonto, che aspettavamo con impazienza allo Zaccheria.

Anche in quell’occasione giocavi titolare, e anche in quell’occasione contribuisti a quella vittoria.

Certamente, ho sempre risposto presente tutte le volte che sono stato chiamato a dare il mio contributo e questo mi è valso il contratto per l’anno successivo, quando fui confermato come secondo di Fumagalli da Capuano prima, da Maiuri dopo e infine da Mister Marchionni.

Ecco, fu proprio al ritiro di Trevi che però cominciarono i tuoi guai fisici.

Verissimo, proprio dal primo giorno accusai un forte dolore alla spalla sinistra. Venni visitato, feci un’ecografia, ma il problema fu evidentemente sottovalutato, così continuai ad allenarmi senza precauzioni. Poco dopo l’inizio del nostro campionato, verso la fine di ottobre, durante un allenamento, mi lussai proprio quella spalla. Fu un dramma, perché per un portiere nessun infortunio e più debilitante di una lussatura alla spalla. Non mi persi d’animo, e per non perdere prezioso tempo [i tempi di recupero di questo infortunio possono arrivare a superare i 6 mesi n.d.r.] decisi di curarmi da solo e mi feci operare a Roma, dopo solo una settimana – il 3 di novembre – dal professor Di Giacomo. Tenuto il tutore per una ventina di giorni, agli inizi di dicembre ricominciai a fare esercizio fisico, ovviamente con la spalla immobilizzata.

Quando ricominciasti a tornare in campo per i primi movimenti veri e propri?

Dopo la pausa natalizia ricominciai a vedere il terreno di gioco, con esercizi specifici ma senza toccare palla. Il primo allenamento vero e proprio lo feci il 13 febbraio, alla vigilia della trasferta di Avellino, con l’intento di tornare in forma non prima di almeno un mese, un mese e mezzo, come mi aveva preannunciato chi mi aveva operato.

Ma ad Avellino Fumagalli era indisponibile perché squalificato, dunque il Foggia era in emergenza vera per il ruolo di portiere.

Sembrava non ci fosse altra soluzione.  Le alternative erano due. O scendevo in campo io o bisognava trovare in un paio di giorni uno svincolato da mettere in porta. Mi chiesero se me la sentissi di rientrare. Lì per lì dissi di no, anche a me stesso, non potevo giocare una gara del genere dopo solo 3 giorni che toccavo palla.

Ma allora cosa ti convinse invece del contrario e ti portò ad accettare di giocare quella partita?

È naturale che con il senno di poi mi sarei dovuto tirare indietro, ma mi chiesero di giocare per spirito di squadra, per non mettere in difficoltà la società, e io lì forse commisi un errore di gioventù e per troppa generosità decisi di rischiare. Dopotutto il sogno della mia vita era esordire da professionista con la mia squadra, e allora il cuore prese il sopravvento sulla ragione e scesi in campo.

Credo che solo chi ha giocato al calcio possa capire il perché di quella tua scelta, una scelta che ti costò una partita difficilissima, dove perdeste per 4-0 anche grazie a tue indecisioni evidentemente condizionate dalla forma precaria e dalla tua precaria integrità fisica. 

Andò così, pazienza. Fu un esordio che non scorderò mai. Piovvero critiche da tutte le parti e tutti attribuirono quella sconfitta alla mia prestazione. Mi crollò il mondo addosso, anche se proprio in quell’occasione ricevetti un incoraggiamento inaspettato proprio dal portiere dell’Avellino, Francesco Forte, un messaggio in privato che ricorderò sempre e che alla fine si è rivelato premonitore.

Detto che, secondo il mio modesto parere, il Foggia quella gara l’avrebbe persa comunque, visto il divario tecnico sul campo, molti però in quell’occasione compresero la tua condizione e ti giustificarono.

Certamente, i primi furono proprio Corda e Mister Marchionni, che mi disse di non fare caso alle critiche e di rimettermi sotto con gli allenamenti. E così feci.

Così facesti, ma il destino aveva in serbo per te ancora brutte sorprese.

Infatti. Due o tre settimane di allenamento e scoppiò in squadra un focolaio d’infezione al covid. Noi giovani fummo i più colpiti e io in particolare ebbi febbre alta e malessere diffuso in tutto il corpo. Ovviamente smisi di allenarmi fino a quando non mi ristabilii, ma sfortuna volle che il covid venne anche a Fumagalli, e ancora una volta fui costretto a scendere in campo in condizioni più che precarie a Castellammare di Stabia.

Ricordo quella partita, ed ebbi chiara l’impressione che lì subisti anche un contraccolpo psicologico nella consapevolezza di non essere nel pieno delle tue potenzialità fisiche.

Hai ragione. Perdemmo 3-0 e anche in casa col Catania, la partita successiva, in vantaggio di due reti, ci facemmo rimontare sul 2-2. Quella maglia mi pesava addosso come un macigno e sapevo che sarei stato messo sulla gogna anche e soprattutto questa volta. Le prestazioni convincenti che avevo fatto l’anno prima erano state tutte e da tutti dimenticate. Giocare a Foggia e difendere quella porta senza la dovuta serenità, la preparazione fisica e sentendo evidente la sfiducia del pubblico, è davvero difficile, soprattutto quando quella maglia è la maglia della squadra dei tuoi sogni.

Lo capisco Davide, e immagino cosa ti sia passato per la testa in quei momenti. Chi ti è stato più vicino? Chi ti ha aiutato allora a recuperare fiducia in te stesso?

Nessuno nel mondo del calcio, lo dico con rammarico. È stata la famiglia ad aiutarmi, gli amici più stretti. Sono loro che mi hanno incoraggiato. Mio padre, mia madre, la mia ragazza e tutte le persone che mi vogliono bene. Sono stati determinanti in questa circostanza. D’altra parte, è nei momenti difficili che i veri valori vengono fuori, ma devo dire che anch’io non mi sono mai abbattuto, perché so quanto valgo e non vedevo l’ora di tornare in forma, di scrollarmi i problemi di dosso e di dimostrarlo a tutti.

E quell’ora Davide oggi è arrivata, eccome! Sei titolare inamovibile del Vastogirardi e tutti parlano di te come uno dei migliori portieri non solo del tuo girone, ma di tutta la serie D. Raccontaci come è andata.

Beh, è stata anche questa un’avventura. Sulle prime sembrava che mi dovessero confermare al Foggia, poi, con la venuta di Pavone e Zeman tutto è cambiato. Si è deciso di rinnovare la rosa per intero, o quasi, e allora sono andato in ritiro con una squadra disposta ad accogliermi e mi sono rimesso in gioco. Purtroppo, però i guai non erano ancora finiti. Sempre durante un allenamento sento un fastidio alla schiena, così mi devo fermare di nuovo per curarmi ed intanto sfumano tutte le proposte che nel frattempo mi stavano arrivando da altre squadre. Comincia il campionato e, passati i dolori, mi rimetto ad allenarmi sul serio, fino a quando arriva, quasi inaspettata, la chiamata del DS del Vastogirardi, Francesco Cangi, a cui sono molto grato per la stima e la fiducia che ha riposto in me.

Fiducia ben ripagata Davide, visto che arrivi con la squadra ultima a 2 punti e, appena esordisci, aiuti il Vastogirardi a chiudere sull’1-1 la difficile gara contro il Chievo, dove ti superi con parate strepitose. Di lì inanelli prestazioni superlative una dietro l’altra, diventando un protagonista della rimonta della squadra abruzzese che ora naviga tranquilla al decimo posto in classifica con 21 punti, reduce oltretutto dalle due ultime convincenti vittorie contro il Nereto e il Fano prima di questa sosta, con i complimenti per te che arrivano ormai un po’ da tutte le parti.

I complimenti fanno sempre piacere. Sono davvero felice di dare una mano ai miei compagni e spero di riuscire a raggiungere l’obbiettivo comune per quest’anno, perché comunque la stagione non è ancora finita e bisogna sempre cercare di fare meglio. A Vastogirardi il calcio è vissuto diversamente, le pressioni sono minori, ed era l’ambiente giusto per ritrovare lo smalto di due anni fa e ricostruirmi mentalmente e come calciatore.

Dimmi la verità Davide, quanto ti piacerebbe un giorno tornare ad indossare la maglia del Foggia per dimostrare a tutti che quelle tre maledette partite sono state solo uno spiacevole infortunio?

Indossare la maglia del Foggia per uno come me, che ha sempre tifato per questo colori, era e rimane un sogno. Un sogno che ho vissuto a metà, interrotto, non per mie colpe dirette, da un incubo. Cosa vuol dire essere giocatori del Foggia lo capisci davvero solo quando te ne vai. Certo, mi piacerebbe tornare a difendere la porta rossonera, ma se sarà così, lo sarà solo se ci tornerò meritandomelo per quello che riuscirò a fare sul campo.

Segui il Foggia di Zeman? Che pensi di questa squadra?

Certo che lo seguo. Sono un tifoso, oltre che un calciatore. Mi piace come gioca e, nonostante sia stata rifatta da zero e abbia molti ragazzi esordienti in serie C, sono convinto che faranno meglio dell’anno scorso. Avere un maestro come Zeman ad allenarti ti fa aumentare le forze e aumenta la convinzione nei tuoi mezzi e l’autostima. Siamo solo all’inizio e sono sicuro che col tempo non potranno che migliorare. 

Grazie Davide per il tempo che ci hai concesso e per la lezione di vita che hai dato a tutti noi. Guai a chi si arrende al primo ostacolo. Solo con la forza di volontà e la convinzione nei propri mezzi si raggiungono i traguardi che ci si è prefissati superando le difficoltà e le prove a cui la vita ci mette sovente di fronte. 

Friedrich Nietzsche sosteneva che ciò che non ci uccide ci fortifica. Mai aforisma fu più adatto al tuo caso. 

Buona fortuna ragazzo, e a presto rivederti con la maglia numero 1 indosso a difesa di quella porta che hai avuto sempre nel cuore.

2 commenti

  1. Gran bella intervista io personalmente ho sempre sostenuto Davide e ad avere fiducia in lui forza Davide fatti onore perché sei forte

  2. Bravo ragazzo che ho avuto modo di apprezzarlo nel settore giovanile del Foggia.L’ho sempre sostenuto dedicandogli pure un videoclip su Foggia Calcio Movie.A Foggia non è stato capito meglio per lui altre esperienze che lo riqualificano.
    Complimenti per il pezzo come sempre Francesco.

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