Mafia garganica omertosa, spietata e violenta. Barone e Cavaliere: “Al fianco dello Stato e delle Istituzioni”

Sull’operazione antimafia di oggi che ha inferto un duro colpo alla malavita garganica ed al clan dei Romito-Lombardi-Ricucci, reo di detenere il monopolio del mercato del pesce a Manfredonia e delle attività pastorizie e agroalimentari, nella zona di Mattinata, con diverse truffe all’Inps e all’Unione europea, arrivano le reazioni degli esponenti delle istituzioni locali.

L’operazione ‘Omnia Nostra’ eseguita dai Carabinieri del R.O.S, che ha portato all’arresto di 32 persone, rappresenta l’ennesimo duro colpo alla mafia garganica”, dichiara l’assessora regionale al welfare Rosa Barone.Da cittadina e rappresentante delle istituzioni voglio esprimere la più  profonda gratitudine alle forze dell’ordine e agli inquirenti, che con il loro preziosissimo lavoro contribuiscono, ogni giorno, alla rinascita della nostra terra”. Per Rosa Barone: “Ancora una volta la mafia ha attaccato l’economia, riuscendo a infilarsi nel commercio ittico a Manfredonia e, di fatto, controllandolo. I settori della pesca e dell’agricoltura garganica devono tornare ad essere liberi, perché solo così potremo garantire uno sviluppo sano del territorio. La presenza affermata e costante dello Stato, dopo anni in cui la comunità si è sentita abbandonata, deve dare la spinta per un futuro diverso. Voglio  fare mio l’appello del Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho: i cittadini devono avere fiducia e nello Stato e denunciare, perché solo così potremo vincere la battaglia contro la mafia.

L’inchiesta iniziata nel luglio del 2017 e portata avanti dai pm Ettore Cardinali, Luciana Silvestris con il coordinamento del procuratore aggiunto Francesco Giannella e del procuratore Roberto Rossi, oltre che con la collaborazione con il sostituto della Direzione nazionale antimafia Giuseppe Gatti, ha chiarito come la mafia avesse assunto il controllo del commercio ittico di Manfredonia, imponendo ai pescatori la vendita del pesce alle società controllate dall’organizzazione. Tra i 32 arrestati pregiudicati e imprenditori compiacenti.

Per Pippo Cavaliere, da sempre al fianco delle istituzioni per la lotta alla illegalità, già presidente dell’associazione per il contrasto all’usura ed oggi membro del Comitato Nazionale: “Il blitz antimafia dimostra come non ci siano pause nell’azione dello Stato per contrastare la criminalità organizzata che alligna come una mala pianta nel nostro territorio. È un’azione che comporta sforzi encomiabili, della quale tutti i cittadini onesti sono grati e che dobbiamo sostenere in ogni sede e con ogni mezzo. È importante sottolineare che la presenza mafiosa, oltre agli intollerabili abusi e delitti che comporta, rappresenta una pesantissima zavorra e un autentico nodo scorsoio per l’economia legale, rallentando o impedendo qualsiasi seria prospettiva di sviluppo, di progresso e di lavoro. Un ulteriore motivo per impegnarsi al fianco dello Stato e della democrazia.  In questi 4 anni, grazie a intercettazioni, attività tecniche, pedinamenti e dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, gli inquirenti hanno accertato l responsabilità del gruppo mafioso, per la prima volta riconosciuto tale, le indagini hanno documentato anche l’operatività del gruppo nel settore del traffico di stupefacenti, in particolare cocaina, nel settore della ristorazione per riciclare il denaro sporco e in quello degli assalti ai portavalori.  I carabinieri hanno sequestrato contestualmente agli arresti beni per quasi 7 milioni di euro, tra mobili, immobili e le due società gestite dal clan, Primo Pesca e La Marittica. In 32 sono stati arrestati, 26 in carcere e 6 agli arresti domiciliari, su complessivi 44 indagati. Erano riusciti a permeare ogni aspetto della vita sociale ed economica del Foggiano, controllando quasi completamente il commercio ittico nelle zone di Manfredonia e Vieste. “Il mare è nostro, tutto è nostro”, si sente dire agli indagati nelle intercettazioni. Una mafia spietata e violenta, ma che negli anni ha compiuto il salto di qualità. Cinquanta i capi di imputazione, dal traffico di droga alle estorsioni fino alla truffa ai danni dello Stato e dell’Unione Europea.  Una mafia che è riuscita a imporre il controllo instaurando anche un regime di di omertà.