Non tutti i mali vengono per nuocere. La sconfitta del Foggia contro il Catanzaro, ha bruscamente risvegliato il popolo rossonero dal torpore delle ultime gare di campionato. Una serie di risultati utili consecutivi (8), culminati con la pirotecnica vittoria contro la Vibonese e interrottasi forse proprio sul più bello. Del resto il 5-2 dello Zaccheria ha lasciato che il mondo rossonero venisse trasportato da un sentore di positività quasi senza briglie. Una conseguenza più che logica e che ha creato inevitabilmente coraggiose aspettative sulla gara del “Nicola Ceravolo”.
Nessuna anomalia. I risultati conseguiti dai rossoneri, fino alla gara interna con la Vibonese sono stati certamente dei buoni motivi per sperare quanto meno in un risultato positivo. Un desiderio rimasto tale certo, ma che al fischio finale ha inevitabilmente scaturito una domanda generale: come si vincono questo tipo di partite? Rispondere a tale quesito è sicuramente molto difficile, ma forse una linea guida potremmo ritrovarla nei numeri.
Fino ad ora, il cammino del Foggia ha parlato chiaro. Contro le squadre meglio piazzate in classifica (dal 7° posto in su) sono arrivate: una vittoria, un pareggio e tre sconfitte. Numeri emblematici che hanno gettato acqua gelida mattutina sul volto del mondo rossonero e riportato l’attenzione sul reale momento della squadra di Zdenek Zeman. Uno stato delle cose che ha sottolineato, ancora un volta, l’importanza di un concetto fondamentale: il processo di crescita.
Uno step che sembrava aver raggiunto un livello più avanzato, soprattutto dopo i risultati conseguiti fino a questo momento, ma così non è stato. Nessun dramma sia chiaro, la sconfitta di Catanzaro può starci. Del resto le due compagini sono partite con obiettivi ben differenti e le turbolenze in casa dei giallorossi sono figlie proprio delle pesanti attese pre campionato. Ma la sfida in terra calabrese ha permesso di battere, ancora una volta, il martello sul ferro caldo lavorato dal tecnico di Praga.
Un lavoro ostico, ma che pian piano ha incominciato a mostrare i primi risultati significativi. Insomma buoni progressi agli occhi di chi guarda, ma non sufficienti per strappare punti contro il Catanzaro. Del resto il risultato maturato ha delineato l’evidente differenza tra le due squadre. Un’oggettività palesata dal campo, ma soprattutto dal diverso tipo di percorso che stanno affrontando le due compagini. Però una cosa è certa. Queste sfide rappresentano un ulteriore passo in avanti nel cammino di crescita della ciurma rossonera.
Un passaggio fondamentale che ha visto una squadra battersi con impegno e coraggio a supporto di un’idea di gioco solida ma ancora da affinare. Segnali incoraggianti per un progresso collettivo, ma non abbastanza per fare nell’immediato il definitivo salto di qualità. Un dettaglio non da poco e maggiormente evidenziato contro un avversario diverso sotto determinati punti di vista. Su tutti e al netto delle differenze tecniche, la tanto vituperata mancanza di precisione.
Un concetto generale che ha riguardato, al netto del terreno di gioco, il reparto offensivo ma non solo. Nessuna critica intendiamoci, ma una realtà dipinta anche dallo stesso Zeman nel post gara. “Se non sfruttiamo le occasioni ci pensa l’avversario”. Detto fatto. Il gol del vantaggio è un esempio emblematico: lancio, assist e tiro in porta. Un perfetto riassunto di essenzialità e cinismo. Una risposta alle difficoltà vissute nell’ultimo periodo e che hanno portato i risultati sperati. “Penso che la squadra abbia giocato più dell’avversario — afferma Zeman — ma nel calcio valgono i gol e l’hanno segnato loro. Quindi è giusto che abbiano vinto”. Difficile non essere d’accordo. Tradotto: bisogna giocare, ma per concretizzare.
Questo è il grande problema del Foggia di oggi e sul quale Sdengo continua a lavorare. Uno stato delle cose che ha illuminato il lungo cammino ancora da compiere per diventare realtà dell’idea zemaniana. Il ché non ha potuto comunque celare un dato lampante. Il trend di alta classifica ha mostrato una squadra in difficoltà con le “grandi”, ma di certo non vittima sacrificale, anzi. La sua espressione calcistica, seppur in piena crescita ha permesso di competere con ogni avversario. Accenni incoraggianti che hanno sempre lasciato pensare ad un possibile miglioramento nel futuro. Quindi il motto non può che essere lo stesso: tempo al tempo.
L’obiettivo dunque è migliorare e le prossime due gare potrebbero dire molto in tal senso. Virtus Francavilla e Avellino solo le ultime avversarie del girone di andata e coincidenza ha voluto che fossero anche le restanti due squadre di alta classifica ancora da affrontare. Un’occasione per migliorare un trend in termini di numeri, ma soprattutto per avvicinarsi a qualcosa che tutto il modo rossonero continua a sognare giornata dopo giornata.