Curcio, Ferrante e non solo: il presente si chiama futuro

Finalmente. A poche giornate dal termine del girone di andata, il Foggia ha messo sul tavolo la sua prima manita della stagione. Un risultato roboante che ha alleggerito le tossine degli ultimi giorni in poco più di 90’. Un lasso di tempo in cui la ciurma rossonera ha mostrato forse la miglior versione di se stessa. Una prova corposa nel risultato, ma soprattutto nella prestazione: al netto degli alti e bassi tra primo e secondo tempo. In cui la squadra ha saputo distinguersi nella quasi totalità della rosa, ma in modo particolare nel reparto più rappresentativo della filosofia zemaniana: l’attacco.

Se la rete di Alexis Ferrante non ha fatto altro che sottolineare la sua evidente incisività nella stagione rossonera, la doppietta di Alessio Curcio non è stata certo da meno, anzi. L’ex capitano è risultato decisivo in quattro dei cinque gol segnati: due assist e altrettante reti. Numeri emblematici che hanno aiutato a comprendere meglio, ancora una volta, le motivazioni che hanno spinto Zdenek Zeman a puntare continuamente sul dieci rossonero. 

La qualità mostrata in campo ha permesso di acquisire ulteriori risposte sugli innumerevoli interrogativi che hanno caratterizzato la sua stagione. Responsi che hanno sottolineato una prestazione in continua crescita per tutta la partita. Dall’assist per Nicoletti (2-0) al cross intercettato da Vergara che ha portato al calcio di rigore conclusivo. Nel mezzo il meglio del suo repertorio: passaggio sublime per il gol di Ferrante (3-0) e tiro chirurgico all’incrocio dei pali (4-0). Quattro picchi di qualità contornati da una prestazione totale e caratterizzata da una precisa peculiarità: l’onnipresenza.

Ma non è stata solo la partita dei senatori o per meglio dire degli esperti della categoria. L’1-0 è stato l’unico gol in cui non è apparso lo zampino di Curcio. Un dettaglio e nulla più sia chiaro, ma a renderla importante è stato proprio l’autore: Filippo Tuzzo. Il giovane attaccante ha avuto il merito di aprire la partita, ma anche la soddisfazione di segnare la sua prima marcatura da professionista. Un gesto tecnico di assoluto pregio, offuscato solo dal risultato roboante maturato a fine partita. 

Una piacevole distrazione per il mondo rossonero, ma che di certo non ha intaccato la concentrazione del tecnico di Praga. La prova dell’ex Chievo è rimasta ben impressa nella sua mente. Una performance figlia di un periodo proficuo e che lo stesso Sdengo ha delineato nella conferenza stampa pre gara: “ Da quando c’è Tuzzo, le occasioni sono aumentate dalla sua parte di campo. Lui si prepara tre palle gol a partita e questo significa che ci arriva ma purtroppo non le realizza”. Parole quasi profetiche, ma sicuramente propellente emotivo per il giovane attaccante nella pancia dello Zaccheria. Il gol è stato il modo più appropriato per rispondere allo stimolo del suo allenatore.

Una buona notizia per il Foggia, ma anche per il popolo rossonero. La squadra di Zeman ha dimostrato di avere buone carte per giocarsi fino in fondo la partita di questo campionato. Giovani rampanti che hanno di certo elargito sprazzi di qualità, ma che fino a questo momento non sono ancora riusciti a raggiungere quella continuità tanto voluta dall’allenatore. 

Tempo al tempo. Questa è l’unica strada maestra per una squadra giovane negli anni e nel carattere. Una peculiarità più unica che rara delle squadre di Zeman. In tal senso basti pensare a Di Jenno, Girasole, Nicoletti, Garofalo, Maselli, Rizzo Pinna, Ballarini, Merola, Vigolo e allo stesso Tuzzo. Giocatori tra i 20 e i 22 anni con la spigliatezza spregiudicata della gioventù, ma soprattutto del talento. Nomi che di certo non lasciano fuori giocatori più “anziani” come Garattoni, Martino, Di Pasquale, Sciacca, Rocca, Petermann, Gallo, Di Grazia e Merkaj. Allora ben venga l’esaltazione per un grande risultato, però attenzione. Questa resta sempre un’arma a doppio taglio ed è importartene maneggiarla con cura.

Ma la speranza più profonda è soltanto una. Quella di vedere esplodere questa qualità generale, ancora una volta, all’ombra dello Zaccheria. Trascinata dall’esperienza dei più grandi, dallo stimolo della piazza e dall’allenatore più iconico del passato di questa squadra . Nel segno di un presente fiducioso che si chiama futuro… rossonero. 

Foto di Monica Carbosiero