Un grandissimo Foggia nel primo tempo chiude di fatto la sfida con la Vibonese, ma non chiude le emozioni di un incontro che, contrariamente al netto 4-0 dei primi 45 minuti di gioco, non è mai stato tranquillo per la compagine del boemo che, come nelle abitudini delle squadre di Zeman, lascia nella seconda frazione di gioco ampi spazi di manovra ai calabresi che recuperano due reti nel giro di dieci minuti, facendo aumentare le pulsazioni ai 3.500 spettatori presenti allo Zaccheria che a un certo punto hanno addirittura temuto un’incredibile rimonta degli uomini di mister D’Agostino.
Ma andiamo per ordine. Il Foggia, privo anche di un Martino febbricitante, ritrova Curcio (migliore in campo) e si vede subito che scende in campo con la voglia di fare bene. Bastano pochi minuti per capire che la forza propulsiva dei satanelli oggi è devastante. Pressing asfissiante sui portatori di palla avversaria e velocissime ripartenze con tocchi di prima in avanti a cercare la porta di Marson, lasciano attoniti gli undici avversari. Gallo intercetta, Petermann lancia e Curcio inventa, e così per il Foggia si fa tutto subito facile. Bastano venti minuti per chiarire subito chi è la vittima e chi il carnefice in questa partita. Palla recuperata a metà campo e Petermann pesca Tuzzo solo in area che incrocia di destro di prima intenzione siglando l’ 1-0 al 22’. Sfiorato il raddoppio con un colpo di testa di Curcio, al Foggia bastano pochi minuti per raddoppiare con Nicoletti, pescato da Gallo sulla fascia che, triangolando in velocità con Curcio, realizza la sua seconda rete in campionato. Ferrante allora reclama il suo momento e, lanciato al millimetro dall’onnipresente Curcio, sigla di testa un 3-0 che sembra chiudere i conti con la gara. Il Foggia di quest’oggi però non si accontenta. È ancora un ottimo Petermann a pescare Curcio da centrocampo, e questa volta la mezz’ala fa tutto da solo e scaglia un missile dal vertice lontano dell’area che trova il sette dal lato opposto e chiude il primo tempo con un categorico e meritatissimo 4-0.
Ma ecco che rientrando in campo succede quello che non ti aspetti. La Vibonese non ci sta a fare la comparsa allo Zaccheria e, pronti via, trova la rete con Bellini, cominciando a pressare i satanelli da tutte le parti. Sembra incredibile il cambio di rotta della partita, questa volta con i calabresi a tenere il pallino del gioco e a mettere in affanno gli avversari che, sbagliato un rigore in movimento con Garofalo, soccombono per la seconda volta con un calcio di rigore ben calciato da Golfo. A questo punto la Vibonese comincia a crederci e i tifosi foggiani a preoccuparsi, mentre sembra che gli uomini di Zeman siano rimasti negli spogliatoi. I calabresi premono e sprecano occasioni favorevolissime, cogliendo anche un palo che avrebbe davvero cambiato le sorti dell’incontro, mentre i rossoneri riprendono a provare veloci ripartenze senza molta fortuna e cogliendo una traversa su colpo di testa ravvicinato di Tuzzo. Il tempo di vedere Volpe sventare un paio di pericolosi tiri nello specchio che, con un sospiro di sollievo dei presenti allo Zaccheria, arriva un rigore anche per il Foggia, per un netto fallo in area, che questa volta Curcio (doppietta personale) segna con decisione, timbrando definitivamente il risultato su un definitivo 5-2 al all’78’. Alla fine il risultato sorride agli uomini di Zeman, ma anche a tutti coloro che hanno assistito ad una partita che ha ricordato a tutti i tempi di Zemanlandia, con capovolgimenti di fronte a go go, occasioni a profusione da una parte e dall’altra, pali, rigori, reti a grappoli (di ottima fattura) e risultato sempre incerto, nonostante l’ampio vantaggio dei rossoneri maturato nel primo tempo.
Che dire? Zemanlandia è tornata? Presto per dirlo. Una rondine non fa primavera, ma oggi chi ha vissuto gli anni d’oro del boemo a Foggia, ha rivissuto le stesse emozioni di allora. Nel bene e, perché no, anche nel male, viste le imprendibili e fruttuose discese dei nostri fra le fila avversarie e i terribili minuti passati dal raddoppio della Vibonese alla trasformazione del rigore di Curcio, che ha messo la parola fine alla partita più bella (e più folle) dell’anno vista fino qui allo Zaccheria.
Foto di Monica Carbosiero