La Procura di Catania, dopo la segnalazione della figlia di Mauro De Mauro, Franca, ha fatto sapere che disporrà un esame comparativo del Dna dei resti umani trovati da qualche ora in una grotta dell’Etna per verificare se siano quelli del giornalista scomparso. De Mauro, giornalista originario di Foggia, simbolo dell’antimafia, scomparve, sotto casa sua, a Palermo, il 16 settembre 1970; il reporter stava indagando su fatti criminosi legati ad alcune cosche siciliane con cui entravano in contatto certi poteri forti dello Stato, quando un commando mafioso (nella sera del 16 settembre di oltre 50 anni fa) lo prelevò con la forza dinanzi al portone di casa sua, in via Magnolie, e lo portò via. Da allora non si seppe più nulla dell’uomo.
Franca De Mauro, la figlia, ha contattato ieri la Guardia di finanza di Catania che indaga per risalire all’ identità dei resti di un uomo trovato in una grotta alle pendici dell’Etna. La donna, leggendo sui media che i resti scoperti risalirebbero a un periodo compatibile con la scomparsa del padre e che il cadavere presenterebbe malformazioni a naso e bocca, ha voluto segnalare il suo caso agli inquirenti per dare loro un input investigativo. La De Mauro però non ha riconosciuto alcun oggetto trovato accanto al corpo, vestito in giacca e cravatta.
Inoltre nelle tasche dell’abito c’era un pettine e la donna ha escluso che il padre lo portasse con sé. Al momento la famiglia De Mauro non ha fatto alcuna istanza attraverso i suoi legali, gli avvocati Giuseppe ed Andrea Crescimanno. Quello della scomparsa del giornalista è un giallo mai risolto: tra le piste seguite negli anni dagli inquirenti c’è stata anche quella mafiosa. Il boss Totò Riina è stato processato e assolto dall’accusa di omicidio. Gli investigatori hanno a lungo scandagliato l’ipotesi che De Mauro, che collaborasse alla realizzazione del film di Rosi sulla morte di Enrico Mattei, ne avesse scoperto movente e autori e che per questo fosse stato ucciso da Cosa nostra, esecutrice materiale di un delitto voluto da altri.