Don Ciotti in Puglia: “La mafia si combatte costruendo un tessuto sociale che resiste” – L’intervista

Massiccia la presenza di istituzioni, Magistratura, Forze dell’ordine, rappresentanti del comparto Giustizia e sicurezza, scuola, università e reti associative nella sala Agorà del Padiglione 152 della Fiera del Levante, a Bari, per l’evento di oggi ispirato alla figura di Stefano Fumarulo, dirigente regionale, prematuramente scomparso, promotore dell’antimafia. Un appuntamento di grande valore sociale che ha visto la presenza di Don Luigi Ciotti fondatore dell’associazione Libera.

“Non c’è futuro senza radicamento nella storia vissuta. E la storia che Stefano Fumarulo ha costruito con i suoi percorsi di legalità oggi continua a manifestarsi, a dare buoni frutti, a unire la società civile intorno ai valori della legalità e al rifiuto di ogni forma di criminalità”. È stato questo il messaggio, forte, che il mondo dell’antimafia pugliese ha trasmesso nel corso dell’evento.

Nel lungo pomeriggio in fiera è stato sottoscritto da parte della Regione Puglia il protocollo “Liberi di scegliere”, promosso dall’Associazione Libera, per la realizzazione di una rete sociale a tutela dei minori nei contesti di criminalità organizzata, firmato anche dal Ministero della Giustizia insieme alla Direzione interregionale Puglia-Basilicata Centro per la giustizia minorile, al Ministero dell’Istruzione, università e ricerca per il tramite dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia, alla Direzione distrettuale antimafia, alla Conferenza episcopale pugliese, al Tribunale per i minorenni di Bari, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Bari, al Garante regionale dei diritti del minore e al Garante regionale dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà.

“È molto importante quello che sta avvenendo in questa regione e mi auguro che altre regioni si muovano in tal senso – ha detto Don Luigi Ciotti – Mi fa piacere essere qui per ricordare un amico, Stefano, un ragazzo fortemente impegnato anche con Libera in Messico, in questa regione a cui è dedicata la Fondazione, e per firmare il protocollo sul progetto “Liberi di scegliere”. Sono queste donne che si stanno ribellando alle organizzazioni criminali e mafiose che dicono basta con quei codici, in parte per amore viscerale verso i figli, in parte anche perché sono stanche di essere rese schiave di certi meccanismi, perché la mafia ha confiscato parte della loro vita e ha confiscato anche i loro figli. Questo progetto, “Liberi dì scegliere” con i magistrati del minorile e con molte procure è la vera rivoluzione degli ultimi anni, è un cuneo che sta spaccando da dentro le organizzazioni criminali. Ancora una volta le donne sono grandi protagoniste, dicono basta. Stiamo lottando per trovare un sistema legislativo che le possa tutelare, perché loro le ricercano, ordinano magari di ammazzarle, vogliono riprendersi i bambini, e allora bisogna creare le condizioni. Molte non sono collaboratrici, non hanno commesso nulla, non sono neppure sufficientemente testimoni, ma vogliono rompere con quei contesti. Firmare oggi questo protocollo, con chi di dovere per sostenere questo progetto, mi sembra una cosa di grande importanza e di grande valore”.

Obiettivi del protocollo firmato oggi sono: formare una rete di supporto (educativa, psicologica, logistica, scolastica, economica e lavorativa), nei contesti di criminalità organizzata del territorio regionale, ai minori ed ai nuclei familiari destinatari dei provvedimenti giudiziari del Tribunale per i Minorenni di Bari, al fine di garantire concrete alternative di vita. E fornire una rete adeguata di supporto ai minori e agli adulti di riferimento che, autori o vittime di reati, desiderino affrancarsi dalle logiche criminali, senza assumere lo status di testimone o collaboratore di giustizia.

YouTube player

“Stiamo costruendo, assieme al sistema preventivo e repressivo che oggi è presente e firmerà il protocollo, quelle intese che consentiranno di migliorare la qualità della vita, anche fuori dai tribunali, e quelle politiche che frenano il proselitismo mafioso. I mafiosi non devono essere dei punti di riferimento o dei modelli da imitare. Sono dei soggetti da combattere con tutte le energie quando non si piegano alla legge e alla forza dello Stato. Bisogna evitare che i loro figli, le loro mogli, i vicini di casa, le persone che incontrano possano imitarli nelle loro condotte. Questo meccanismo, che noi chiamiamo antimafia sociale, è un’intuizione di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, che Don Luigi Ciotti ha realizzato attraverso Libera e Avviso pubblico. Due associazioni antimafia e di enti pubblici contro la mafia. Perché la mafia non si combatte solo con le investigazioni, ma anche costruendo un tessuto sociale che resiste a quella che un tempo era la sua capacità di penetrazione nelle istituzioni, nella società e nei quartieri, non solo del Mezzogiorno. Oggi stiamo celebrando un sistema che si affianca alla magistratura e alle forze di polizia, e che fa parte della società civile che combatte la mafia, che intuisce quelle strategie che servono ad evitare che nasca il desiderio di qualcuno di aderire ad una organizzazione criminale”.

Nel corso dell’evento sono state anche illustrate le linee guida della Fondazione antimafia sociale “Stefano Fumarulo” dal suo presidente Angelo Pansini. Marialuisa Pantaleo Fumarulo, madre di Stefano, ha presentato il volume “In memoriam degli eroi – Il trionfo della vita” dedicato alla memoria delle vittime innocenti di mafia pugliesi. Il libro è corredato dalle immagini dell’artista Clara De Cristo.

YouTube player