11 novembre 1999- Il buio della notte più lunga di Foggia

Corre l’anno 1999, è piena notte a Foggia. Sono le 3:12 dell’11 novembre.

Un boato squarcia il silenzio ed un gigante di cemento alto 7 piani con 24 nuclei familiari, 94 residenti, di cui 75 al suo interno, viene giù come un castello di carte in 19 secondi, implodendo su se stesso, inghiottendo nella polvere, seppellendo nel cemento e nelle macerie, per sempre, 67 persone.

Da quel giorno nulla sarà come prima e la città di Foggia conoscerà la più grande tragedia avvenuta dalla seconda guerra mondiale in poi.

Quali furono le cause? Chi armò la mano colpevole di quel crimine?

Sulle ragioni del crollo furono avanzate diverse ipotesi ma la causa definitiva fu individuata nell’errore di progettazione ed esecuzione dei lavori dello stabile e nella cattiva qualità dei materiali utilizzati.

L’inchiesta si chiuse 8 anni dopo, il 21 marzo del 2007. Speculazione, incuria e dabbenaggine armarono i colpevoli. Gli stessi costruttori di quel palazzo assassino (Raffaele ed Antonio Delli Carri), morirono tra le macerie dello stabile.

A pochi secondi dal crollo della palazzina, un testimone vide all’interno del portone i residenti del civico 120 di viale Giotto che provavano a fuggire ma le sbarre in ferro che ne costituivano la struttura furono prigione senza scampo e neanche il tentativo di romperne i vetri potè salvarli.

La città di Foggia, nelle ore successive a quella tragedia, rivelò all’Italia intera quanto può essere grande il cuore dei suoi abitanti, scesi in strada per soccorrere le vittime. I vigili del fuoco, accorsi subito sul luogo, hanno raccontato tutti i sentimenti di pietà, sgomento, incertezza e paura vissuti in quelle drammatiche ore successive al crollo. 5 giorni in cui si provò a salvare delle vite umane, inghiottite da quella voragine di cemento. 31 interminabili pagine raccolte in una relazione depositata dall’allora comandante provinciale Paolo Moccia, in cui si racconta l’impegno degli uomini delle Fiamme Gialle e dei tanti volontari che provarono per oltre 4 giorni, senza mai stancarsi, a trovare dei sopravvissuti tra le macerie di quel palazzo. Squadre dei Vigili del Fuoco, cittadini, familiari delle vittime, si scavò fino alle 19:00 del 15 novembre, 4 notti, 5 giorni e 112 strazianti ore in cui si ebbe sempre, in ogni momento, la speranza di trovare dei superstiti di quella immane tragedia che portò con sé, nel buio della notte più lunga di Foggia, le vite di 67 persone. Se ne salvarono solo 8.

Nella notte dell’11 novembre 1999 a perdere la vita tra le mura assassine di Viale Giotto, al civico 120, furono donne, uomini, anziani, madri, padri e bambini. Storie disperate che echeggiano ancora nella memoria della città che non vuole e non può dimenticare.

Nessuno dimenticherà lo sconforto di quei momenti ma neanche le speranze di chi assistette a quel dramma.

Nessuno dimenticherà le immagini delle vittime ma neanche la luce carica di speranza e di voglia di vita negli sguardi di coloro che sopravvissero a quell’immane tragedia, nè la lunga funebre sfilata di bare avvenuta sotto gli occhi commossi dei fratelli foggiani, piegati dal dolore ma che in quella occasione svelarono solidarietà, compassione, grande senso di altruismo, coraggio. Là dove c’era il palazzo di Viale Giotto oggi si erige maestoso un monumento a forma di cuore con impressi i nomi delle 67 vittime, inaugurato nel Giardino della memoria nel giorno del 13esimo anniversario del crollo, un tributo della città alle vittime, ma anche un monito perché non si ripetano gli errori che causarono quella inaccettabile tragedia.

Oggi, a distanza di 22 anni, il nostro ricordo commosso e l’omaggio alle vittime innocenti di Viale Giotto, un evento disgraziato che è impresso negli occhi e nel cuore di ogni foggiano.

Una città intera che non può e non vuole dimenticare.

Le testimonianze