Forse in questo momento, il più grande sostenitore di Alessio Curcio si trova ben oltre il confine del calcio. Più precisamente su un palco o nelle cuffie nascoste sotto il cappuccio di qualche ragazzo. E perché no, proprio in quelle del capitano rossonero. Un uomo che di mestiere non fa di certo il giocatore, ma sa palleggiare come pochi con le parole: Francesco De Gregori.
Un paradosso? Assolutamente no, perché il capitano rossonero sta forse vivendo il momento più difficile della sua storia all’ombra dello Zaccheria. Dalle voci di mercato estive alle continue contestazioni di questo inizio di stagione. Il motivo di tale fracasso? Fin troppo evidente: il talento del capitano. L’unica risultante che ha messo d’accordo fin dall’inizio, la maggior parte del tifo rossonero.
Del resto i numeri della passata stagione parlano chiaro: 14 gol in 33 presenze. Una variabile decisiva che ha determinato l’intero campionato e forse proprio per questo, oggi propellente di tali diatribe. Un malessere generale che ha offuscato il significativo supporto offerto da Curcio fino ad ora. Nelle quindici partite (campionato e Coppa Italia) giocate dal Foggia, il capitano è risultato decisivo in ben 11 gol dei 22 segnati in totale dai rossoneri.
Un apporto effettivo del 50% sulle realizzazioni complessive suddiviso in assist (3), gol (3) e giocate determinanti che hanno portato alla rete finale. Basti pensare alle due azioni in coppa con la Paganese che hanno decretato il 2-0 conclusivo, oppure al gol di Ferrante col Potenza, al 3-1 di Rocca contro l’ACR Messina o all’ 1-0 dell’italo-argentino col Monopoli. Un insieme di elementi che hanno evidenziato il reale apporto di Curcio alla squadra. Ma c’è stato qualcosa che ha sempre fatto storcere il naso al popolo rossonero. Una vaga sensazione di scarsa continuità del suo capitano, forse ancora lontana dall’essere riequilibrata. Poi il rigore di mercoledì sera, il calcio definitivo verso la porta della rivalsa personale, ma che ha trovato sfortunatamente o per bravura le mani di Vandelli.
Un errore che ha portato a delle responsabilità dirette per lo stesso Curcio, additato spropositatamente come unico colpevole della sconfitta in Coppa Italia. Una reazione scomposta, ma inevitabilmente dettata da una buona dose di emotività. Del resto gli ingredienti c’erano tutti: l’importanza del momento (1-2 momentaneo), ma soprattutto la sensazione di essere arrivati finalmente ad una svolta decisiva per il capitano. Un cambio di rotta che invece non è arrivato e che inesorabilmente ha portato a quello sentito (fischi) in campo.
La domanda quindi nasce spontanea: come si esce da questo pantano? Curcio ha dimostrato di poter fare molto di più di quanto visto in campo, ma di certo non si può giudicare in maniera lapidaria un calciatore da un rigore sbagliato. Lo dice la storia e i nomi sono altisonanti. Da Roberto Baggio ad USA ’94 a qualcuno più vicino al cuore dello stesso Curcio: Francesco Totti. Ma a sostenerlo è stato anche “mister” De Gregori. “Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”.
Queste ultime due caratteristiche sono sempre state evidenti nei piedi del capitano, ma la prima non è di certo da meno. Battere un rigore in un momento così delicato, forse è la peggior responsabilità che un calciatore possa assumersi: un chiaro atto di coraggio. Dal suo esito viene decretata la bravura del giocatore o l’inappellabile inadeguatezza. In ogni caso un giudizio estremo, inevitabilmente guidato da coloro che mantengono le briglie del calcio: le emozioni.
Ma a pensarci bene, queste tre peculiarità sono anche le colonne portanti dell’idea di gioco zemaniana. E non è un caso che il boemo abbia voluto trattenere il suo capitano a tutti i costi. Lui ci crede e lo ha sottolineato in più di un’occasione. Allora c’è bisogno che lo facciano anche i tifosi titubanti e la prima opportunità è già dietro l’angolo: domani contro la Paganese. La ciurma rossonera è chiamata ad affrontare la sfida più complicata di questo inizio di stagione. L’obiettivo è cercare di strappare i tre punti per una vittoria ormai datata. Sarà quindi importante crederci fino in fondo e magari continuare a non avere paura se ci fosse un altro calcio di rigore da tirare. Del resto un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia… e questo Zeman lo sa.