Da Halloween alla Festa dei morti: tra dolcetto o scherzetto e “Gran cutt”.

Dolcetto o scherzetto” è la richiesta che nella sera di Halloween i bambini (ma anche molti adulti) fanno riecheggiare di porta in porta. La festa di Halloween è una ricorrenza che nel XX secolo è diventata nota e praticata soprattutto negli Stati Uniti e si è poi estesa in molti paesi la sera del 31 ottobre, alla vigilia della festa cristiana di Ognissanti.

La filastrocca completa recitata per chiedere i dolcetti è “Trick or Treat, Treat or Trick, Give me something good to eat!“, in italiano “Dolcetto o Scherzetto, Scherzetto o Dolcetto, Dammi qualcosa di buono da mangiare!”.

Questa tradizione avrebbe origini celtiche, e l’offerta di dolci era un modo per ingraziarsi le Fate che, altrimenti, avrebbero organizzato dei brutti scherzi. Altri ne fanno risalire l’origine ad una pratica dei primi Cristiani che fin dal IX secolo d.C. il primo novembre, il giorno di Ognissanti, vagavano per i villaggi elemosinando il “Dolce dell’anima”, un pane quadrato decorato con uva sultanina e ribes, in cambio di una preghiera per i parenti morti dei donatori.

In realtà il culto dei morti ha origini quasi ancestrali e si ritrovano testimonianze risalenti alla preistoria umana. Ad esempio nelle Incisioni rupestri della Val Camonica (Brescia) risalenti al secondo e primo millennio a.C., gli studiosi identificano elementi che attestano come il popolo dei Camuni praticasse il culto dei morti, oltre che della divinità e dell’eroe.

Insomma una festa, quella dei morti, antica e praticata in tutto il mondo e che nella nostra Provincia è particolarmente sentita con una serie di riti e tradizioni.

In tutta la Provincia di Foggia, durante le festività di Ognissanti e Tutti i morti si regalano delle calze ripiene di cioccolatini e caramelle ai bambini, che, appese vicino al letto, sono benedette la notte tra l’1 e il 2 novembre dagli spiriti dei familiari morti.

A Orsara di Puglia, la notte tra l’1 e il 2 di novembre si celebra l’antichissima notte del “fucacost” (fuoco fianco a fianco): davanti a ogni casa vengono accesi dei falò per illuminare la strada di casa alle anime del purgatorio che in quella notte tornerebbero a trovare i viventi. Sulla brace viene poi cucinata della carne che tutti mangiano in strada assieme ai passanti. Nella giornata del primo di novembre, nella piazza principale, si svolge la tradizionale gara delle zucche decorate (le “cocce priatorje” – le teste del purgatorio).

A San Nicandro Garganico, il 1° di novembre è usanza andare di porta in porta a chiedere un’offerta. I bambini bussando alla porta recitano la filastrocca “damm l’anma i mort, ca snnò t sfasc la porta” (dammi l’anima dei morti, altrimenti butto giù la porta). Una usanza molto simile a quella del dolcetto o scherzetto anglosassone.

“U Gran Cutt”, o “Cicc Cutt” nel dialetto lucerino è il tipico dolce che si prepara per la ricorrenza della Commemorazione dei Defunti il 2 novembre. Pochi e semplici ingredienti: grano, noci, chicchi di melagrana a cui negli anni si sono aggiunti scaglie di cioccolato e pezzettini di frutta candita (cedro e arancio), e a seconda dei paesi si trovano anche mandorle, nocciole, uva sultanina e fichi secchi spezzettati. Il dolce è poi condito con lo sciroppo di vincotto di mosto o di fichi.

Anche le origini di questo dolce risalgono a tempi antichissimi. Nell’antica Grecia, il cibo dei morti era rappresentato dalla melagrana. Secondo la mitologia greca Persefone, rapita da Ade, fu condannata a rimanere negli Inferi per aver mangiato proprio questo frutto, considerato cibo dei defunti. 

In Russia, Romania e nella stessa Grecia, i cristiani ortodossi, preparano per la commemorazione dei defunti la koliva, ovvero grano bollito condito con miele, zucchero e semi di melagrana. Il grano simboleggia la morte e la resurrezione del defunto, come scritto nel versetto del Vangelo: “In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto (Giovanni:12:24)”

Il culto dei defunti è ancora sentito e praticato ad ogni latitudine, e possiamo ben dire che a Foggia e nella nostra Provincia tante sono le manifestazioni e le tradizioni che in questi giorni continuano a sopravvivere e ad alimentarne il ricordo.