Foggia: una caduta che fa rumore e ora?

“Mi chiedete come mai si è perso oggi? Me lo chiedo anch’io, oggi i miei giocatori hanno regalato due gol su tre, quella di oggi è una sconfitta su cui lavorare molto”. Rammarico, ma anche una buona dose di delusione. Le parole di Zdenek Zeman nel post gara col Palermo hanno lasciato un segno profondo nell’immaginario collettivo rossonero. Inevitabile. Soprattutto dopo un capitombolo come quello di domenica. Un sonoro 3-0 che ha risvegliato un po’ tutti dall’ inebriante stato di felicità, maturato nelle ultime due vittorie consecutive. 

Una sconfitta che ha dato fastidio ai più non solo per il risultato, ma soprattutto per il modo in cui è arrivata. I gol di Floriano e Brunori sono stati i responsabili dell’amarezza (poco velata) scaturita dalle parole di Zeman. Forse un brusco risveglio anche per lui, ma sicuramente lo stato d’animo più diffuso in questo momento tra il popolo rossonero. Le cui reazioni sui social sono state diverse, ma tutte guidate da un senso di frustrazione generale. Alcuni hanno additato la squadra invocando richiami alla vergogna, altri si sono limitati a rimarcare la scarna prestazione del Palermo e la “fortuna” di aver avuto delle occasioni così clamorose. 

Dove sia la verità è difficile saperlo, ma certamente la sconfitta del Barbera ha messo un punto fermo sull’attuale problema del gruppo: l’aspetto mentale. Ad un primo sguardo, questo potrebbe sembrare un paradosso. Perché nonostante il doppio vantaggio rosanero, il Foggia ha provato in ogni modo a sfondare le mura dei padroni di casa. Del resto potenziali situazioni da gol ci sono state, ma ancora una volta la squadra è venuta meno sotto quell’aspetto che l’oggi calcistico chiama”cazzimma”. 

Un’arma caratteriale che spesso e volentieri può determinare l’esito di una gara e ancor di più quello di un campionato. Questa è la vera sconfitta di Palermo e soprattutto la sfida prioritaria del Foggia di oggi: stabilizzare sbalzi emotivi e cercare di evitare di passare da un 3-1 in casa ad un 3-0 in trasferta. Un capovolgimento di fronte che neanche Zeman ha saputo spiegare: “Me lo chiedo anch’io”. 

Parole eloquenti che continuano a risuonare anche nelle stanze di una società che certamente non ha digerito la sconfitta del Barbera. Il silenzio che ha caratterizzato l’attesa del dopo gara è forse la copertina del libro di questa turbolenta domenica. L’assenza della consueta conferenza stampa di Zeman, ha lasciato che ogni tifoso viaggiasse in pericolosi meandri di fantasia. Sia chiaro, nessun allarmismo cronico. Però è evidente che qualche mareggiata stia colpendo la nave rossonera. Resta comunque valida, perentoria la stessa quanto necessaria parola d’ordine e linea guida: calma. D’altronde non bisogna esaltarsi per una vittoria, ma neanche deprimersi per una sconfitta seppur fragorosa.

Ma inevitabilmente, la domanda che nasce spontanea in questo momento è soltanto una: ora che succede? La sconfitta di Palermo ha sicuramente scaturito qualche scossone di troppo. Una reazione quasi inevitabile, dettata non tanto dalle statistiche (solo due sconfitte in otto gare), quanto dal modo in cui questa è maturata. La caduta con la Turris è diametralmente opposta a quella del Barbera. Le parole di Zeman sono lì a testimoniarlo. 

E forse la risposta a questa domanda non può che essere ritrovata nei suoi stessi pensieri. “Quella di oggi è una sconfitta su cui lavorare molto”. Un monito che lascia pochi dubbi e accende un faro su un concetto ben preciso. Questa squadra deve crescere… ma non solo in campo.