Da Picasso a Warhol, i più grandi capolavori del ‘900 in mostra a Foggia

Si è aperta oggi la prestigiosa mostra che porta in città le più grandi opere pittoriche dei maestri del ‘900. Da oggi e fino al prossimo 30 ottobre, presso la Galleria d’Arte di Foggia, sita in Viale Michelangelo, 65, saranno esposti capolavori artistici internazionali firmati dai più grandi geni della pittura e della scultura contemporanea. Oltre un mese per godere delle opere d’arte di Pablo Picasso, Renato Gattuso, Man Ray, Andy Warhol, Giorgio De Chirico, Mario Schifano, Haring Keith, Arnaldo Pomodoro e molti altri protagonisti dell’arte del ‘900.

Giuseppe Benvenuto, Galleria d’Arte, viale Michelangelo, Foggia

Giuseppe Benvenuto, ideatore e curatore della mostra, spiega che si tratterà di un ricchissimo repertorio sorprendentemente vasto e differenziato, articolato all’interno di un percorso espositivo di circa 30 opere.

Tra queste la celeberrima Madame Ricardo Canals (1966, 55×70 cm) firmata dal grande genio del XX secolo Pablo Picasso.

L’opera

Il volto austero della donna che compare nella litografia proveniente da Londra è avvolto dalla predominanza del nero, dal quale emerge con autorevole fissità di sguardo. Si tratta di una tecnica di stampa a cui Picasso si dedica enormemente nel dopoguerra, quando la sua attività si apre a molteplici settori, tra cui anche la ceramica e la scultura.

L’artista

L’arte di Picasso conosce nel corso del tempo una profonda evoluzione, cambiando radicalmente, e con fare quasi camaleontico, la propria fisionomia: dopo gli esordi spagnoli ed il “periodo blu” (1901-1904), affronta l’esperienza parigina ed il “periodo rosa”(1904-06). Successivamente approda ad una semplificazione delle forme in puri volumi, testimoniata da Les demoiselles d’Avignon (1907 – New York, MoMA), opera alla quale lavora per sei mesi, realizzando moltissimi disegni preparatori. Il disegno è infatti per Picasso il modo per vedere la forma, un momento imprescindibile ai fini del rigore architettonico dei suoi personaggi.

In mostra anche l’arte di De Chirico

L’importanza del disegno è rivendicata anche dal pittore metafisico Giorgio de Chirico (1888-1978), secondo il quale esso non è che il luogo in cui nasce il pensiero, necessario per poter dipingere, così come è essenziale conoscere l’alfabeto per poter scrivere. Il disegno di De Chirico esposto in Galleria, intitolato Biro su Carta (1964), è firmato in basso a destra ed archiviato presso la Fondazione Giorgio e Isa De Chirico (Roma). L’opera è un abbozzo di personaggi dalla messinscena de Il Prigioniero, frutto del pianista Dallapiccola. Attraverso gli schizzi, dunque, anche De Chirico costruisce in maniera preliminare un dipinto, anticipandone l’effetto finale dell’opera pittorica.

Picasso e il Dadaismo, fino alla Pop Art e ad Andy Warhol

I primi autentici paesaggi cubisti di Picasso, risalenti al 1909, danno avvio alla fase analitica in cui la scomposizione dell’immagine determina una moltiplicazione dei punti di vista. Segue la fase sintetica (1913-14), in cui si accentua il carattere sintetico delle forme e compaiono citazioni sovrapposte di carta da parati, finto legno ed elementi extra- pittorici. È a Picasso che infatti si deve l’invenzione del collage – avvenuta nel 1912 con Natura morta con sedia impagliata (Parigi, Musée Picasso) – una pratica che, assieme al papier collé di Braque, gioca un ruolo di primaria importanza nell’ambito dello sviluppo dell’arte successiva, dal Dadaismo, alla Pop Art, fino all’Informale materico. È in primis con Picasso e Duchamp – il cui primo ready-made, Ruota della bicicletta (The Israel Museum, Jerusalem, 1913), nasce prima del movimento dadaista – che l’oggetto comune, estrapolato dalla quotidianità, si trasforma in oggetto artistico. Successivamente il Dadaismo eleva l’oggetto d’uso a dignità di opera d’arte, attraverso accostamenti inediti e, nel farlo, anticipa la Pop Art. Quest’ultima, anziché l’oggetto usato e gettato, manipola l’oggetto consumistico, ingigantendolo o proponendolo in serie. Prima di dar vita al movimento dadaista assieme a Duchamp e di dedicarsi alla fotografia, Man Ray (1890-1976), grande sperimentatore del XX, realizza le prime opere pittoriche, fra le quali in mostra un dipinto Senza Titolo (45×62,50 cm), dalle forme geometrizzanti e dai colori accesi, firmato a matita in basso a destra su Carta Arches (France) e proveniente dalla Galleria Il Fauno di Torino.

Andy Warhol

Con il massimo rappresentante della Pop Art americana, Andy Warhol (1928-1987), la Contemporanea Galleria permette di ammirare da vicino la serigrafia intitolata Ladies and Gentlemen. Una provocatoria serie di 10 tele realizzate in edizione limitata di 125 esemplari – firmati e numerati in originale – commissionata dal collezionista Anselmino un anno prima. Il soggetto, con lo sguardo sfrontato e diretto verso chi guarda, è dapprima fotografato con una polaroid ed in seguito dallo scatto è realizzata la serigrafia, completando il tutto con larghi tocchi di colore. Con questa serie l’artista prende le distanze dagli iconici ritratti dedicati alle celebrità, fotografando le drag queen al The Gilded Grape, il night club di New York sulla West 45th Street, e consentendo così l’ingresso nell’arte a figure che non ne hanno mai fatto parte e considerate a lungo ai margini, catturate in tutta la loro teatralità.

Gli altri artisti in mostra alla Galleria d’Arte di Foggia ed alcune opere esposte

(Le altre opere in mostra con la critica di Sara Maffei)

Restando sull’onda della Pop Art italiana ed europea, nel percorso espositivo incontriamo due Smalti e acrilico su tela (1990-96) di Schifano (1934-1998), artista e regista italiano ed anche il principale esponente della Scuola di Piazza del Popolo, movimento artistico nato a Roma negli anni ’60. Schifano si allontana dalle fredde immagini patinate di Warhol, dando all’atto creativo un accento più emotivo, ravvisabile nelle pennellate irregolari, testimoni della materialità del gesto pittorico. Appartengono alla medesima scuola anche Giosetta Fioroni (1932), Valerio Adami (1935) e Tano Festa (1938-1988), dei quali la mostra presenta rispettivamente L’angelo custode (2003, 70×50 cm), Disegno (1970) e Tecnica mista su carta intelata (1962). L’opera della Fioroni è una tecnica mista su carta che rivela la sua caratteristica visionarietà, attraverso la quale esprime la sua infanzia, memore dei lavori di Klein, apprezzati negli anni parigini. Schizzi, macchie e campiture di colore si fanno così portatori di una narrazione e di un messaggio legato al ricordo e al substrato della memoria. Lo stesso Adami inizialmente si esprime prediligendo un’arte astratta, in seguito accoglie la figurazione, ispirandosi alla Pop Art americana di Lichtenstein ed avvalendosi di stesure piatte entro contorni neri definiti. La pittura di Festa, invece, è fatta di monocromatici ed isolati oggetti di uso quotidiano che in quanto dipinti, diventano pittura ed entrano nel mondo dell’arte, perdendo la loro funzione oggettuale. Oggetti – specchi, calendari, armadi, ciack – appaiono immobili, passivi, sempre uguali a sé stessi ed immuni ai segni del tempo che passa. Al movimento della Scuola di Piazza del Popolo si avvicina anche Jannis Kounellis (1936-2017), importante esponente dell’Arte Povera e del quale, presso la Galleria, si può osservare un disegno Senza Titolo (1990, 20×30 cm), realizzato con tecnica mista su carta (20×30 cm). Fautore di un’arte intesa come uscita dal quadro, in cui l’artista passa dalla rappresentazione alla presenza, nei suoi disegni si nasconde il substrato più intimo e profondo di sé, in un horror vacui di traiettorie confuse sulla superficie bianca.

Una mostra di grande pregio che merita le attenzioni di tutti e non solo di cultori, appassionati o critici di arte. Perchè l’arte e la bellezza restino mezzo essenziale di arricchimento, confronto e crescita sociale.