ESCLUSIVA MITICO CHANNEL – Intervista a Maurizio Compagnoni, inconfondibile cronista di Sky. “La passione per il calcio, il fascino della Champions, i miei giocatori preferiti e…ce ne fossero altri come Zeman”

Ai microfoni di Mitico Channel uno dei massimi esperti di calcio nel panorama giornalistico italiano, Maurizio Compagnoni, giornalista di punta dell’emittente televisiva SKY, noto per la sua competenza calcistica (e non solo) in ambito nazionale ed internazionale.

Sono tanti gli eventi sportivi associati, nel corso degli anni, al suo inconfondibile timbro vocale:
il campionato di calcio di Serie A, la Champions League, i campionati Mondiali di calcio ma anche l’atletica leggera ed i Giochi Olimpici.

Apriamo con la più classica delle domande. Può dirci per quale squadra simpatizza?

Io non è che simpatizzo, sono tifosissimo della Sambenedettese, purtroppo è fallita sei volte, credo che sia un record mondiale, proprio ora stavo messaggiando con il presidente.

Lei ha mosso i primi passi nella redazione di un’emittente televisiva locale marchigiana fino ad arrivare ad un colosso come Sky. Come è nata la passione per il giornalismo e quanto è stato difficile arrivare così in alto?

La passione me l’ha trasmessa mio padre, che faceva altro nella vita, era libraio.
Ai tempi dell’Università a Roma frequentava la redazione del Corriere dello Sport e scriveva benissimo, forse anche troppo ed i suoi racconti hanno fatto nascere in me questa passione per il giornalismo in generale.
La passione per la cronaca e per il calcio mi è nata giocando con le figurine, quello che fanno oggi i ragazzi con la playstation, io lo facevo con le figurine.

Il suo timbro vocale inconfondibile sarebbe sicuramente molto apprezzato anche in ambito cinematografico. Ha mai avuto qualche proposta come doppiatore?

Nessuna proposta vera e propria però qualche amico nel mondo del cinema ci ha pensato ma, ripeto, proposte concrete no.

Le sue telecronache hanno uno stile inconfondibile e risultano sempre molto seguite.
Crede che personalizzare la telecronaca con l’utilizzo di espressioni che poi diventano tormentoni, contribuisca a fidelizzare l’ascoltatore?

Le frasi, le espressioni, le parole che mi caratterizzano sono nate tutte casualmente, posso garantire che non c’è stata una ricerca.
Le nuove leve cercano con grande determinazione di trovare delle frasi che possano caratterizzare le telecronache ma io credo che la caratterizzazione dipenda dallo stile, dal ritmo, dall’impronta, dalla lettura della partita, i tormentoni sono un di più.

Lei ha commentato il campionato di Serie A, la Champions League, i campionati Mondiali di calcio ma anche l’atletica leggera e i Giochi Olimpici. Quale evento sportivo preferisce commentare?

L’atletica è stata un’esperienza bellissima, ho commentato i Meeting d’Europa ed è stato fantastico.
Ho commentato anche tanti record del mondo, soprattutto nel mezzo fondo, dal 1995 al 2005 ne ho commentate tante, le Olimpiadi di Londra 2012 sono state un’esperienza meravigliosa.
E’ difficile fare un paragone però è chiaro che nel calcio, soprattutto la fase ad eliminazione diretta di Champions League, ha un fascino straordinario.

C’è un match nel corso della sua carriera, da lei commentato, che è rimasto scolpito nei suoi ricordi? Perché?

Ce ne sono tantissimi, l’elenco sarebbe lunghissimo ma se vogliamo restringerlo, direi le due semifinali della Champions 2007 tra Milan e Manchester e la semifinale di andata tra Inter e Barcellona nel 2010 ma ne potrei aggiungere almeno altre quindici di partite.

Se lei fosse un allenatore, che tipo di impronta le piacerebbe dare alla sua squadra?

Fermo restando che come allenatore non saprei neanche da dove cominciare, magari mi sentirei più direttore sportivo.
Io sono per un calcio propositivo, aggressivo, coraggioso e intenso, a prescindere dal sistema di gioco.
Credo che la filosofia di gioco venga prima e che soprattutto nelle coppe, il coraggio faccia a volte la differenza.
Se dovessi scegliere un sistema di gioco sarei propenso per un 4-2-3-1 o un 4-3-3.
Ho commentato l’Atalanta in Champions di recente e quel 3-4-2-1 di Gasperini è interpretato in modo splendido, per questo, i sistemi di gioco sono importanti ma a volte conta più la filosofia.

Predilige più ammirare un bel gesto tecnico o magari apprezzare la sagacia tattica di un giocatore?

La sagacia tattica è fondamentale ma è chiaro che il gesto tecnico ha il suo fascino, ieri ho commentato ad esempio la Roma ed il gol di Pellegrini in pallonetto è stato meraviglioso.

Fra i tanti giocatori visti e dei quali ha potuto apprezzare il valore, qual è il giocatore che l’ha maggiormente impressionata nel corso della sua carriera?

Uno su tutti Messi, ho commentato la famosa semifinale del 2011 al Bernabeu, decisa da una sua doppietta, nel secondo gol andò in porta con tutta la palla.
Non ho avuto il piacere di commentare Maradona, perché l’ho commentato come allenatore ma non purtroppo come giocatore ma con tutto il rispetto per i due Ronaldo, entrambi giocatori formidabili, Messi è un giocatore superiore a tutti.
Parlando di un altro grande giocatore ma non al livello di Messi, ho avuto la fortuna di commentare le migliori prestazioni di Kakà tra il 2004 ed il 2008, in quegli anni fu davvero eccezionale, il soprannome “Extraterrestre” glielo attribuii io.

C’è qualche calciatore con il quale oltre ad un rapporto professionale, è nato anche un rapporto di reciproca stima ed amicizia?

Tendenzialmente non frequentiamo calciatori per evitare condizionamenti perché siamo comunque esseri umani.
Diciamo che con quelli che vengono dalla mia zona inevitabilmente nasce un rapporto di amicizia, penso a Mattia Destro o al portiere Chimenti.
A parte quelli della mia zona, quando era in Italia, c’era un legame con un personaggio passato anche da Foggia, Amantino Mancini e quando giocava nelle squadre milanesi, spesso uscivamo insieme con le nostre mogli.

Il calcio è uno sport stupendo anche perché a volte si ammira il percorso completo di crescita di alcuni giocatori che poi riescono a diventare determinanti addirittura in ambito internazionale.
Potrebbe indicarci, secondo lei, quali sono attualmente i giocatori più forti (uno per reparto) ed un giovane in particolare, che nel prossimo futuro farà parlare di sé?

Un nome solo per reparto è complicato, in porta direi Donnarumma e Neuer, difensore Van Dijk, centrocampista De Bruyne, in avanti, come detto, Messi.
In prospettiva ce ne sono tanti molto interessanti, da Haland a Camavinga ma sono molto curioso di vedere un giovane appena arrivato nel campionato italiano, che ha un carattere particolare e dovrà rivedere i propri comportamenti però secondo me ha grandi potenzialità, Mohamed Ihattaren, che la Juventus ha girato in prestito alla Sampdoria.

Il 29 agosto 1993 venne trasmesso il primo posticipo in pay per view da Tele+.
Il match in questione fu Lazio – Foggia (0 a 0 finale), che sancì l’inizio di una nuova era nel mondo del calcio, caratterizzata da turni giocati su più giorni e in orari diversi, in modo da fornire al tifoso la possibilità di vedere più partite nel corso dello stesso turno.
Pensa che in futuro ci sarà spazio per ulteriori cambiamenti?

Diciamo che nel breve e medio periodo sarà difficile, c’era l’ipotesi della Superlega, che però è naufragata clamorosamente, al momento credo che non siano previsti grandi cambiamenti.

Chi, a suo avviso, vincerà il campionato di Serie A 2021-22?

È difficile perché c’è un equilibrio clamoroso, è vero che l’Inter si è indebolita ma ha preso dei sostituti importanti e le altre non è che si siano rinforzate, perciò sono almeno quattro o cinque le squadre che possono vincere lo scudetto e fatico a trovare una favorita.
Credo, nonostante la pessima partenza, che la Juventus non sia assolutamente fuori.

Cosa pensa della fuga dalla Serie A di Ronaldo e Lukaku?

Sono due casi diversi, Ronaldo credo che avesse concluso il suo ciclo alla Juve, anche perché la Juve non era più la squadra del primo anno e non era più entusiasta di avere Ronaldo e Ronaldo credo non volesse più stare alla Juve quindi si è arrivati ad un divorzio inevitabile.
Il caso di Lukaku è diverso perché lui all’Inter stava benone però l’Inter ha avviato un processo di ridimensionamento, è arrivata un’offerta irrinunciabile dal Chelsea campione d’Europa, capisco l’amarezza e l’indignazione dei tifosi interisti però nel calcio di oggi, quando girano certe cifre, certe cessioni diventano inevitabili.

Perché, secondo lei, le squadre italiane faticano nelle coppe europee?

Non è che vadano malissimo, è che ci sono oggettivamente delle squadre più forti perché hanno più soldi e anche perché le nostre squadre, oltre ad avere meno soldi, non sempre spendono bene ma comunque negli ottavi o nei quarti ci arriviamo regolarmente.

Quale nazione o regione pensa potrà emergere in ambito calcistico in un futuro prossimo?

Adesso si sta un po’ esaurendo il ciclo del Belgio, che comunque non è mai riuscito ad imporsi a livello di nazionale, la Francia sta tirando fuori tanti giocatori, anche se agli ultimi Europei ha fatto una brutta figura.
Devo dire che anche in Olanda ma soprattutto in Inghilterra stanno venendo fuori tanti bravi giocatori e come vivaio, in prospettiva, credo che quello dell’Inghilterra possa essere addirittura superiore a quello della Francia.

A Foggia è tornato Zeman, da poco è iniziata la sua quarta esperienza alla guida del Foggia. Cosa pensa dell’idea di calcio portata avanti dal boemo?

A me piace tantissimo, coi suoi difetti sui quali si può discutere, come ad esempio la fase difensiva però è un’idea di calcio che a me piace tantissimo.
Ce ne fossero altri come Zeman.

Cosa si sente di consigliare ad un giovane che vuole intraprendere la carriera di giornalista?

Non accontentarsi mai e cercare sempre di migliorare, di essere preparato il più possibile e di essere molto pignolo nel suo lavoro.

Si ringraziano le Redazione sportiva di Sky e Maurizio Compagnoni per la gentilissima disponibilità