Caro Don Pasquale, Foggia non ti dimentica

Un anno fa ci lasciava Pasquale Casillo, indimenticabile patron del Foggia dei miracoli che sfiorò la partecipazione alla Coppa Uefa. Componeva uno straordinario tridente in cabina di regia insieme a Zeman e Pavone, non meno famoso di quello che scendeva in campo (Rambaudi-Baiano e Signori).  Disse addio ai colori rossoneri nel 2012 non iscrivendo la squadra alla serie C e facendo  precipitare il Foggia  fra i dilettanti della D (allora quinta serie nazionale).  Imprenditore di successo, esuberante e pirotecnico fu denominato, ai tempi del suo massimo fulgore, “il re del grano”. All’originario settore cerealico, insieme al fratello Aniello, aggiunse una flotta di navi, alberghi, industrie metalmeccaniche e partecipazioni in banche. Nel 1994   il suo impero crollò  per vicende giudiziarie e furono messe sotto sequestro le 60 società del gruppo, gli autotreni, i due aerei personali, le navi, tra cui quella denominata “Genca”, in onore del capostipite del gruppo Gennaro Casillo. Da allora iniziò una rovinosa caduta della squadra che dalla serie A finì in  C/2, tra montagne di carte bollate, tribunali e aste fallimentari. A distanza di tanti anni è stato poi assolto da ogni accusa. I fratelli Casillo alla guida del Foggia  hanno fornito sempre prova di saggia amministrazione, evitando spese pazze e ingaggi da top player.  L’occhio attento al bilancio,  l’abilità e la conoscenza del mondo del calcio portarono don Pasquale a concludere brillanti operazioni di mercato con la vendita di giocatori scovati in provincia o all’estero. Da ricordare l’acquisto di Shalimov nell’ex Unione Sovietica, dove  andò con Pavone  per assistere alla partita della nazionale contro la Svezia. In tribuna incontrarono  anche Fabio Capello allora osservatore del Milan. Gli occhi lunghissimi di Casillo e Pavone scovarono Shalimov e Kolyvanov che furono bloccati e portati a Foggia. Shalimov a Foggia fece un campionato con i fiocchi segnando anche 9 gol. Fu venduto a fine stagione all’Inter per 17 miliardi di lire e la società  realizzò una sontuosa plusvalenza.  Altra brillante operazione fatta da Casillo fu quella della stagione successiva con l’acquisto del lanciere nero  Roy  dall’Ajax. L’olandese costò solo poco più di tre milioni di fiorini, pari a due miliardi e duecento milioni di lire. Un prezzo eccezionalmente basso considerati l’età  (22 anni),  il valore del calciatore e le quotazioni correnti di mercato dell’epoca.  Il tutto fu possibile perché don Pasquale saltò tutti gli intermediari trattando direttamente con l’associazione calciatori olandese. Con Roy arrivò a Foggia anche un certo Mino Raiola che gli faceva da interprete. Allora era solo un giovane e intraprendente componente  dell’associazione calciatori ad Amsterdam. Con Pasquale si intendeva a meraviglia parlando in napoletano e spesso subiva i suoi  burberi rimproveri .  Casillo  sarà ricordato  a lungo per lo splendido periodo di Zemanlandia, cui deve la notorietà a livello europeo con l’apporto determinante di Pavone e Zeman.  In campo imprenditoriale s’imbarcò anche in un’iniziativa editoriale, rilevando il quotidiano “Roma” che era stato di Achille Lauro.  L’operazione coincise con il brillante rendimento del Foggia in serie A, ma non ebbe fortuna e il quotidiano cessò le pubblicazioni. Nel suo cassetto dei sogni  c’era anche il sogno di guidare una grande squadra e  nel 1993 tentò la scalata alla Roma, ma nella Capitale trovò un ambiente che si mise di traverso all’operazione. Don Pasquale arrivò a offrire fino a 70 miliardi di lire, ma poi fece marcia indietro appena vide i bilanci societari. Pensò anche al Napoli ma anche qui arrivò una delusione perché nella città del Golfo era visto come un personaggio troppo ingombrante. A Foggia i suoi programmi ambiziosi si scontravano con le dimensioni della città e dello stadio. Pur avendo la  Capitanata  un notevole bacino d’utenza, la società  con gli incassi non  poteva coprire i costi di gestione di un campionato di serie A di vertice. Don Pasquale aveva anche un rapporto difficile con la politica. Si lamentava spesso dell’enorme richiesta di biglietti omaggio da vip, istituzioni, enti, banche, cioè proprio da chi poteva permettersi di acquistare il tagliando d’ingresso. S’inventò anche la famigerata “porta 19” dello Zaccheria che con una provocazione riservò ai portoghesi, riprendendoli però con una telecamera a circuito chiuso.  Nel 2010 ritornò a Foggia e chiamò i suoi amici Zeman, Pavone e Altamura. Non aveva più la forza economica di un tempo e in serie C riuscì ad allestire grazie a una serie di prestiti, una squadra di giovani talenti arrivati poi quasi tutti in serie A. Due anni di serie C e poi lanciò la spugna consegnando la squadra al Sindaco. Il resto è storia recente: Casillo  rimarrà nella storia rossonera come il presidente più vulcanico e quello che portò allo Zaccheria il Real Madrid nel 1987 in un quadrangolare, la Coppa Durum,  cui parteciparono  anche Porto, Sampdoria e Foggia. Un aspetto non molto conosciuto di Pasquale Casillo era la sua straordinaria bontà d’animo e generosità nei confronti di poveri e bisognosi. In tante occasioni, lontano da fotografi, telecamere e giornalisti ha dimostrato di avere un cuore grande non volendo mai che si sapesse.