Ciucci e il beffardo coro “Te’ calà”

Fra i cori più simpatici e innocui usati allo “Zaccheria”, mi piace ricordare quello con cui si sbeffeggiava ogni numero 1 avversario, quando arrivava sotto la curva. 

Si tratta del coro in vernacolo del “Tè calà”, riservato ai portieri ospiti con cui si augurava loro un pomeriggio da incubo, con la prospettiva di piegare(calà) la schiena, generalmente più volte, per raccogliere nel sacco i gol del Foggia.

Di gran moda durante il periodo di Zemanlandia, grazie alla valanga di gol rossoneri, da tempo non si ascolta più. Il trattamento per i portieri avversari era identico senza alcuna eccezione.  Il coro del “Tè calà”, scandito ritmicamente per tre-quattro volte non risparmiava neanche ex portieri rossoneri.

Toccò al buon Stefano Ciucci, per due stagioni portiere foggiano, verificare l’accoglienza imparziale riservata ai numeri 1 avversari. Ciucci giocò nel Foggia di Zeman (86/87) e di Marchioro (87/88), sostituito poi da Balestri. 

Il portiere tornò come avversario allo Zaccheria il 12 novembre 1989, nella stagione di serie B 89/90, in porta al Messina. Arrivò sotto la curva ad inizio partita e, visti i buoni rapporti con la tifoseria rossonera, fu accolto con applausi e dal coretto dei tempi foggiani: “Stefanò, Stefanò, Stefanò…”.

Il portiere toscano ricambiò il saluto e si girò verso il campo, iniziando a saltellare per riscaldarsi con esercizi atletici. Pensava di aver evitato  il micidiale coro propiziatorio, ma non aveva fatto i conti con quei burloni degli ultras foggiani che fecero partire puntuale,   più forte che mai, il beffardo coretto  “Tè calà, tè calà, tè calà…..”.

Ciucci si girò verso la curva, allargò  sconsolato le braccia, scuotendo la testa come per dire: “Mi toccava, lo sapevo…”.

Per la cronaca il Foggia vinse nettamente 3-1. Ciucci si calò tre volte: dopo il gol di Signori e la doppietta di Rambaudi. E gli andò pure bene perché il Foggia in una giornata di straordinaria forma fallì per un soffio almeno altri 4 gol.